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GLI SPIETATI
Ho sempre pensato che i post andassero scritti per se stessi. Anzi, rileggendo il vecchio post di qualche tempo fa in cui ironizzavo sul suo uso delle K, ho provato un briciolo di fastidio, una leggera voglia di cancellarlo, di editarlo, di chiarire. Così ora penso proprio che me ne starò in silenzio. L’altro giorno mi stavo preparando per uscire. Lui sarebbe passato a momenti. Ma poi l’ho guardato, e mi ha sorriso, con quell’espressione un po’ stanca, pacata, dolce, Per la prima volta in tutta la mia vita ho pensato che me lo meritavo, tutto questo. |
Una volta lessi in questo post di un blog che seguo spesso, Vi riporto la frase che mi ha colpito:
io amavo palermo. ma palermo non mi ha voluto. mi ha rifiutato. e questo non glielo perdonerò mai. mai. sappiamo essere molto vendicativi, noi palermitani.
Ecco, ora togliete Palermo. E metteteci Cagliari. Avrete le mie stesse sensazioni. Sensazioni che provo sempre, continuamente, nei giorni e negli attimi che precedono il mio ritorno e durante la mia breve permanenza sull’isola. Le provo mentre preparo la mia piccola valigia blu, mentre l’aereo atterra e io riconosco lo stadio, il centro commerciale, lo stagno, e sento una morsa al cuore. Proprio al centro del petto. Le provo quando ricevo l’sms delle mie amiche di sempre: “stiamo lavorando per te! Alla cena cosa preferisci mangiare, pesce, carne, pizza o cavoli?”
Soprattutto, le provo quando incontro le ex colleghe, impantanate in un posto di lavoro che odiano, senza nessuna alternativa, vittime dei deliri di onnipotenza di capetti esaltati. Quando guardo i paesaggi aridi e desolati, quando assisto a sogni che crescono fragili e muoiono calpestati. E quando vedo gli amici che amo rassegnarsi a una vita programmata, decisa, stabilita non da loro, ma verso cui hanno semplicemente chinato il capo, con una impercettibile alzata di spalle, hanno detto – così sia. E così sarà.
Quanto è bella, la mia Cagliari. Col suo vento, il suo odore di mare, le sue salite e le sue discese.
È casa mia. Ma non posso perdonarla.
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Quando ho detto alla mia collega Martina che trovavo particolarmente sexy il suo amico A., mi ha guardato come se fossi completamente pazza.
- in che parte del mese sei? - ? - post o pre- ciclo? - gli ormoni non c’entrano. ha un non so che di sexy. davvero.
Allunghiamo entrambe lo sguardo per osservarlo meglio. Statura medio- bassa, colorito tendente al pallido, diversi capelli bianchi in testa nonostante la giovane età, il naso leggermente ingobbito, muscoli… niente muscoli. Non esattamente un adone, in effetti.
Eppure.
Ho letto non so dove che gli uomini cercano una compagna bella perché garantisce una prole migliore, mentre la donna, storicamente, ha sempre cercato l’uomo in grado di poterla proteggere. Con gli anni questa protezione non si è più identificata con la forza fisica, ma con quella “sociale” e “intellettuale”. Questo spiegherebbe brevemente perché raramente si vede in giro un uomo bello con una donna brutta quando invece possiamo notare frequentemente una donna bella con un uomo brutto, che camminano insieme, mano nella mano, felici, ciechi e contenti.
Lo so che il mio discorso è quanto di più politicamente scorretto possa esistere, ma stabilito che A. non è un adone, penso che la mia attrazione possa essere dovuta alla sua grande forza intellettuale. Decido così di farmi avanti. Chiedendogli di uscire? Roba vecchia Chiedendogli il numero di telefono? Primitivi!
Chiedo l’amicizia su facebook.
Lui accetta e mi scrive. Eccome se mi scrive.
Poi però avviene il dramma. Che suona più o meno cosi:
“ perché non andiamo a xxxx? Dicono sia un bel posto”
Ma invece è scritto così:
“xkè nn andiamo a xxxx? Dicono sia un bl posto”
Attimi di panico. Afferro il telefono e chiamo un’amica. Quella coscienziosa. - ma che sei pazza??? Cioè, incontri uno single, non dico bello ma piacevole, 30 anni, indipendente, simpatico, gentile, e tu ti fermi per 2 k??? Sono k cavolo! K! Lettere!
Giusto. Basta. Basta auto- sabotarmi, eliminarli sul nascere, fare la schizzinosa. Ma che mi credo una mente migliore solo perché ogni tanto azzecco un congiuntivo? Bé. “Comunque” lo abbrevio sempre, per esempio. Ma cmq è troppo lungo. Sono giustificata.
Riprendiamo l’amabile scambio. Si parla di musica. Ehm…
Ok, passiamo oltre. Ho smesso di giudicare la gente in base alla musica che ascolta. Levati questi sporchi panni snob, forza, Oderc. Coraggio. Si parla di cinema. Genere preferito: horror.
Horror.
Niente da togliere eh … No, qualcosina da togliere al genere ce l’avrei.
Posso? Posso tollerare horror, ke e la musica dance? è davvero così importante per me?
Decido di smettere di rispondere. Poi mi torna in mente quando la sera prima a cena mi ha versato il vino nel bicchiere. qualche goccia è caduta sulla mia mano e si è precipitato a asciugarla col tovagliolo. E l’ha fatto con una delicatezza, una premura, con una lieve carezza tale da...
è passato tanto di quel tempo, da che qualcuno mi ha fatto una carezza così.
Mi rifaccio la domanda posta sopra. Posso? E faccio per darmi una risposta.
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Inviato da: oderc_c
il 11/11/2010 alle 14:23
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il 11/11/2010 alle 00:30
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