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Creato da: bibimodica68 il 31/12/2007
pensieri e parole io ci sono

 

 

la storia della matita

Post n°72 pubblicato il 30 Novembre 2008 da bibimodica68


Il bambino guardava la nonna che stava scrivendo una lettera. A un certo punto, le domandò:
“Stai scrivendo una storia che è capitata a noi? E che magari parla di me.”
La nonna interruppe la scrittura, sorrise e disse al nipote:
“E’ vero, sto scrivendo qualcosa di te. Tuttavia, più importante delle parole, è la matita con la quale scrivo. Vorrei che la usassi tu, quando sarai cresciuto.”
Incuriosito il bambino guardò la matita, senza trovare alcunché di speciale.
“Ma è uguale a tutte le altre matite che ho visto nella mia vita!”
“Dipende tutto dal modo in cui guardi le cose. Questa matita possiede cinque qualità: se riuscirai a trasporle nell’esistenza, sarai sempre una persona in pace con il mondo.
“Prima qualità: puoi fare grandi cose, ma non devi mai dimenticare che esiste una Mano che guida i tuoi passi. “Dio”: ecco come chiamiamo questa mano! Egli deve condurti sempre verso la Sua volontà.
“Seconda qualità: di tanto in tanto, devo interrompere la scrittura e usare il temperino. E’ un’azione che provoca una certa sofferenza alla matita ma, alla fine, essa risulta più appuntita. Ecco perché devi imparare a sopportare alcuni dolori: ti faranno diventare un uomo migliore.
“Terza qualità: il tratto della matita ci permette di usare una gomma per cancellare ciò che è sbagliato. Correggere un’azione o un comportamento non è necessariamente qualcosa di negativo: anzi, è importante per riuscire a mantenere la retta via della giustizia.
“Quarta qualità: ciò che è realmente importante della matita non è il legno o la sua forma esteriore, bensì la grafite della mina racchiusa in essa. Dunque, presta sempre attenzione a quello che accade dentro di te.
“Ecco la quinta qualità della matita: essa lascia sempre un segno. Allo stesso modo, tutto ciò che farai nella vita lascerà una traccia: di conseguenza, impegnati per avere piena coscienza di ogni tua azione.”
p.coehlo

 
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IL PATTO

Post n°71 pubblicato il 09 Novembre 2008 da bibimodica68

Un giorno Satana e Gesù stavano conversando.Satana era appena ritornato dal Giardino di Eden,era borioso e si gonfiava di superbia. Diceva: 'Signore,ho appena catturato l'intera umanità,ho usato una trappola che sapevo non avrebbe trovato resistenza,e un'esca che sapevo ottima..e li ho presi tutti!'. 'Cosa farai con loro?',chiese Gesù.Satana rispose: 'Mi divertirò con loro! Gli insegnerò come sposarsi e divorziare; Come odiare e farsi male a vicenda;Come bere,fumare e bestemmiare;Gli insegnerò a fabbricare armi da guerra,fucili,bombe e ad ammazzarsi fra di loro..Mi divertirò tantissimo!!!'.'Ma presto ti stancherai,a quel punto cosa farai con loro?',chiese Gesù.'Li ucciderò!!!',esclamò Satana con superbia. 'Quanto vuoi per loro?',chiese allora Gesù. E Satana rispose: 'Ma va,non la vuoi questa gente,loro sono cattivi..Li prenderai e ti odiaranno,ti sputeranno addosso,ti bestemmieranno e ti uccideranno..Non puoi volerli!!!'. 'Quanto?',chiese di nuovo Gesù. Satana sogghignando disse: 'Tutto il tuo sangue,tutte le tue lacrime..Insomma la tua vita!!!'. Gesù disse: 'AFFARE FATTO'..e pagò il prezzo......>

 
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INNO ALL'AMORE

Post n°69 pubblicato il 19 Luglio 2008 da bibimodica68


 
Se anche parlassi le lingue degli uomini e degli angeli,
ma non avessi la carità,
sarei un bronzo risonante o un cembalo squillante.

Se avessi il dono della profezia
e conoscessi tutti i misteri e tutta la scienza
e avessi tutta la fede in modo da spostare le montagne,
ma non avessi la carità,
non sarei nulla.

Se distribuissi tutti i miei beni per nutrire i poveri,
se dessi il mio corpo per essere arso,
e non avessi la carità,
non mi gioverebbe a nulla.

La carità è paziente,
è benigna la carità;
la carità non invidia, non si vanta,
non si gonfia, non manca di rispetto,
non cerca il proprio interesse, non si adira,
non tiene conto del male ricevuto,
ma si compiace della verità;
tutto tollera, tutto crede,
tutto spera, tutto sopporta.

La carità non verrà mai meno.

Le profezie scompariranno;
il dono delle lingue cesserà, la scienza svanirà;
conosciamo infatti imperfettamente,
e imperfettamente profetizziamo;
ma quando verrà la perfezione, sparirà ciò che è imperfetto.

Quando ero bambino, parlavo da bambino,
pensavo da bambino, ragionavo da bambino.
Da quando sono diventato uomo,
ho smesso le cose da bambino.

Adesso vediamo come in uno specchio, in modo oscuro;
ma allora vedremo faccia a faccia.
Ora conosco in parte, ma allora conoscerò perfettamente,
come perfettamente sono conosciuto.

Ora esistono queste tre cose: la fede, la speranza e la carità;
ma la più grande di esse è la carità.

S. Paolo - dalla I° lettera ai Corinzi 13,1
 

 
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io ti amo

Post n°68 pubblicato il 10 Luglio 2008 da bibimodica68

Autore: Paulo Coelho
Ci sono momenti in cui vorremmo aiutare chi amiamo, tuttavia non possiamo fare nulla: le circostanze non ci permettono di avvicinarci, oppure la persona si dimostra refrattaria a qualsiasi gesto di solidarietà e di sostegno.
Allora, non ci resta che l'amore. Nei momenti in cui tutto risulta inutile, possiamo ancora amare, senza aspettarci ricompense, cambiamenti, ringraziamenti. Se siamo in grado di comportarci in questo modo, la forza dell'amore inizia a trasformare l'Universo intorno a noi. Quando compare, quell'energia riesce sempre a portare a compimento la propria opera. "Né il tempo né il potere della volontà cambiano l'uomo. È l'amore a trasformarlo," scrive Henry Drummond.
Su un giornale, ho letto di un bambino di Brasilia picchiato brutalmente dai genitori. Riportò gravi conseguenze: la paralisi di alcune parti del corpo e la perdita della parola.
Ricoverato in ospedale, fu accudito da un'infermiera che ogni giorno gli ripeteva: "Io ti amo." Benché i medici affermavano che il bambino non potesse sentirla e che i suoi sforzi erano inutili, la donna seguitò a ripetergli: "Io ti amo, non dimenticarlo."
Tre settimane più tardi, il bambino recuperò le facoltà motorie. E un mese dopo, riprese a parlare e a sorridere. L'infermiera non rilasciò nessuna intervista, e il giornale non riportava il suo nome, tuttavia la traccia del suo impegno resterà per sempre: l'amore guarisce.
Si, l'amore trasforma e guarisce. Ma, a volte, architetta trappole mortali e finisce per annientare chi ha deciso di concedersi totalmente. È un sentimento davvero complesso, anche se può rappresentare l'unica ragione per continuare a vivere, a lottare, a cercare di migliorarsi. Sarebbe irresponsabile cercare di definirlo perché, come tutto ciò che alberga negli esseri umani, si riesce solo a provarlo. Si scrivono libri, vengono allestite opere teatrali, si producono film, si compongono poesie, si realizzano sculture in legno o in marmo, eppure l'artista riesce a trasmettere soltanto l'idea di un sentimento – non il sentimento nella sua pienezza. Comunque, io ho imparato che l'amore è insito nelle piccole cose e si manifesta anche nel nostro atteggiamento più insignificante: ecco perché dobbiamo sempre averlo in mente, quando agiamo o quando evitiamo di agire.
Sollevare la cornetta del telefono e pronunciare quella parola affettuosa che abbiamo taciuto. Aprire la porta e fare entrare chi ha bisogno del nostro aiuto. Accettare un lavoro. Lasciare un impiego. Prendere la decisione che avevano finora rimandato. Chiedere scusa per un errore che abbiamo commesso e che ci tormenta. Rivendicare un diritto. Aprire un conto dal fioraio, un negozio assai
più importante della gioielleria. Alzare il volume della musica quando la persona amata è lontana, abbassarlo quando è vicina. Saper dire di "si" e "no", giacché l'amore si confronta con tutte le energie dell'uomo. Scegliere uno sport che si possa praticare in due. Non seguire alcuna formula, neppure quelle scritte in questo paragrafo perché l'amore ha bisogno di creatività.
E quando nulla di tutto ciò è possibile, quando rimane soltanto la solitudine, ricordarsi di questa storia, inviatami da un lettore. Una rosa bramava giorno e notte la compagnia delle api, ma nessuna andava a posarsi sui suoi petali. Nonostante ciò, il fiore continuò a sognare: nelle lunghe notti, immaginava un cielo dove volteggiavano miriadi di api, che si posavano a baciarlo teneramente.
Grazie a questo sogno, riusciva a resistere fino all'indomani, allorché tornava a schiudersi con la luce del sole.
Una notte, conoscendo la solitudine che la attanagliava, la luna domandò alla rosa: "Non sei stanca di aspettare?"
"Forse si. Ma devo continuare a lottare."
"Perché?"
"Perché se non mi schiudo, appassisco."
Nei momenti in cui la solitudine sembra annientare ogni bellezza, l'unica maniera di resistere è quella di mantenersi aperti.

 
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le gnocche del nano, dal blog "VOGLIOSCENDERE"di TRAVAGLIO

Post n°67 pubblicato il 06 Luglio 2008 da bibimodica68

commenti


Vignetta di Molly BezzOra d'aria
l'Unità, 3 luglio 2008

C’è un discreto scarto fra gli editoriali pensosi alla Pigi Battista sul malaugurato “scontro fra politica e giustizia” e sul “dialogo costituente” che forse ritorna grazie agli estintori quirinaleschi, e i resoconti dei “retroscenisti” alla Scodinzolini, sempre appostati nella pochette di questo e quello. Da giorni sono mobilitate a colpi di codici e pandette, precedenti giurisprudenziali e citazioni dotte il Capo dello Stato, il Csm, la Corte Costituzionale, il Parlamento, il Governo, l’Associazione Nazionale Magistrati, le Camere Penali, l’Associazione Costituzionalisti Italiani, l’Autorità Garante della Privacy, presto fors’anche la Commissione Europea, l’Alta Corte di Giustizia di Lussemburgo e la Corte dei Diritti dell’Uomo di Strasburgo. Il tutto perché un ometto, un certo Al Pappone, ha un problema molto più prosaico e urgente, che Vittorio Feltri ha voluto sintetizzare su “Libero” con un titolo in chiaroscuro: “Il guaio è la gnocca”.

In sintesi: l’han beccato a parlare al telefono di e con certe ragazze che lui chiama “le mie fanciulle” (per distinguerle dalle “mie bambine”, che sarebbero le ministre Carfagna, Brambilla e Gelmini) e che, non sapendo recitare, devono lavorare per Raifiction dell’amico Agostino Saccà. Il quale s’incarica poi di “migliorare” prima dell’uso quelle dall’aria “un po’ strappona” (“strappona che a Roma vuol dire bona, bonacciona, capito? Diciamo non anglosassone”, precisava l’insigne linguista). Ricapitolando: le “fanciulle” le paghiamo noi col canone; le “bambine” le paghiamo pure noi con la diaria parlamentare e lo stipendio ministeriale. Poi ci sono quelle brave: ecco, quelle le prende Mediaset.

Ma si sa com’è fatta la gnocca: inizialmente si presenta bene, col volto suadente e seducente che fa impazzire i maschi latini e non, compreso l’attempato latrin lover brianzolo. Poi però la gnocca s’incattivisce, comincia a chiedere, presenta il conto. Se non l’accontenti, va in giro a raccontare cose poco carine. Non ci sono più le gnocche di una volta, che si tacitavano con una boutique. Oggi c’è la gnocca presidenziale, molto più pretenziosa. Quando va bene, vuole “la parte” a Raifiction, ma mica un “ruolino”: protagonista. Altre più sofisticate puntano a un ministero. E i ministeri, specie dopo la malaugurata riforma Bassanini, sono pochini. Mentre le gnocche sono tante, troppe. E il dicastero lo vogliono col portafoglio, mica senza. Antonella, per esempio, è insoddisfatta: “Sta diventando pericolosa, è pazza, s’è messa in testa che io la odio, che ho bloccato la sua carriera artistica. È andata a dire delle cose pazzesche in giro. Agostino, falle una telefonata e dille che continuo a dirti: io devo far lavorare la Troise. Sottolinea un mio ruolo attivo...”. Si potrebbe fare ministro anche lei, o almeno sottosegretario. Ma con quale delega? Al senatore italo-australiano Nino Randazzo, in cambio del ribaltone, Al Pappone aveva offerto quella all’Oceania. Ma ad Antonella? Viceministro alle Autoreggenti? Ai Wonderbra? All’Intimissimo? Ecco: a un certo punto la gnocca ha una mutazione genetica, diventa perfida, ti si rivolta contro. E che si fa contro l’invasione delle ultragnocche? Superman aveva la Kriptonite. Al Pappone ha il Decreto. E,se qualcuno obietta che non c’è necessità né urgenza, gliele spiega lui, la necessità e l’urgenza: o esce il decreto o escono le telefonate.

E’ vero che il direttore di “Europa”, dalla clandestinità, ha invitato i giornalisti veri a “censurarle”. Perché, come dice Al Pappone, “si fa un uso politico delle intercettazioni”. Ma se denunciare l’uso politico dei pentiti, dei testimoni e delle toghe rosse è facile, dimostrare che pure le microspie si mettono d’accordo per incastrare gli avversari politici è decisamente più arduo. Qui non è la parola di un altro contro la tua: è la tua parola contro la tua. E lui le sue le conosce bene, perché le ha pronunciate lui. Veronica, intanto, ha smesso di scrivere ai giornali e prende appunti. Su tutto. Anche su quella graziosa signorina dal cognome giacobino, Virginia Saint-Just, che avrebbe avuto l’appoggio di Silvio nel divorzio dal marito agente segreto, più un alloggio gratis a Campo de’ Fiori, mentre l’ex consorte veniva licenziato dal Sisde. Ecco, non sia mai che anche Veronica facesse un uso politico della vicenda, magari per portargli via tutto con una bella separazione con buonuscita. Se qualche membro del Csm ci è rimasto male nell’apprendere dal Colle che è vietato definire incostituzionale una legge incostituzionale, sappia che è per una causa di forza maggiore: la gnocca. “Costituzione” non si può più dire. Gnocca invece sì.

AVVISO: Per chi fosse interessato ci sono ancora 10 posti disponibili in pullman da Torino a Roma per la manifestazione di Piazza Navona - per saperne di più

ADERISCI ALLA CAMPAGNA


Segnalazioni

L'intervento di Antonio Ingroia al Congresso di Sinistra Democratica (Chianciano 27-29 giugno 2008) - guarda il video

Silvio Berlusconi rimane un imbarazzo per la democrazia (The Observer) - traduzione di italiadall'estero.info

Il ritorno dell'"One man show" (Der Standard) - traduzione di italiadall'estero.info


 
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grattagratta

Post n°66 pubblicato il 05 Luglio 2008 da bibimodica68

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commenti



    Timor d’intercettazioni.
    Perché Silvio Berlusconi
    sembra un pavido caimano?
    La prendiamo da lontano.
   
    Latin lover fu, e caliente,
    da quand’era adolescente.
    Pur  nel diventare sposo
    Silvio fu molto focoso:
   
    passeggiando in doppiopetto
    e con l’aria da fighetto
    Carla Elvira tampinò,
    con lo sguardo l’attirò,
   
    all’attacco come un falco.
    Come avvien nel rotocalco,
    Carla Elvira disse sì.
    Fidanzati in pochi dì,
   
    poco dopo furon sposi.
    Quindici anni deliziosi,
    ma poi Silvio Berlusconi
    una sera andò al Manzoni:
   
    la pièce era interessante
    con un cast molto brillante
    e la primadonna, Lario,
    di talento straordinario.
   
    Berlusconi all’improvviso,
    estasiato e rosso in viso,
    corse dritto al camerino
    e con un profondo inchino
   
    il suo amore dichiarò…
    e Veronica abboccò…
    Da quei tempi il Cavaliere,
    pur per nulla puttaniere,
   
    corre un po’ dietro le gonne,
    ha il pallino delle donne,
    preferisce le formose,
    ben truccate, un po’ vistose.
   
    In elettoral certam
    si vantò tombeur de femmes,
    ma all’invito “Tieni duro!”,
    si mostrò poco sicuro
   
    ed ammise: “Sono astuto,
    con la pillola m’aiuto…”
    A Lipetsk il nostro figo,
    nella fabbrica di frigo
   
    arrapato andando in giro
    con l’amico Vladimiro,
    si fiondò su un’operaia,
    come un cane fa sull’aia
   
    quando punta una cagnetta,
    e baciò la poveretta.
    Consigliò ai sindacalisti,
    come sempre molto tristi
   
    sul lavoro che non c’è:
    “Fate tutti come me
    e per non buttarvi giù
    accendete la tivù,
   
    tardi, dopo mezzanotte.
    Sugli schermi ci son frotte
    di bellissime ragazze
    che prometton cose pazze,
   
    sono bionde, brune, rosse,
    tutte con le tette grosse…”
    Nella festa ai Telegatti
    tutti furon stupefatti
   
    nel vedere l’omarino
    con l’occhietto adulterino
    ed il solito sorriso
    approdare in paradiso:
   
    soubrettine tutte tette,
    il nude look delle vallette,
    pseudoattrici in décolleté,
    ogni bene alla mercé.
   
    Piombò Silvio allegramente
    dove il nudo era evidente.
    Parlò Yespica: “Con lei,
    Cavalier, subito andrei
   
    in un’isola deserta!”
    E lui, con occhiata esperta:
    “Io dovunque andrei con te!”
    Poi, guardando il décolleté
   
    celestial della Carfagna,
    disse: “Guarda che cuccagna,
    se non fossi già sposato
    mi sarei già dichiarato!”
   
    Tutti risero contenti,
    una sola mostrò i denti,
    la consorte, e s’incazzò.
    Ma per lui nulla cambiò.
   
    Anzi, ancor recentemente,
    il vecchietto intraprendente
    scrisse frasi assai galanti
    a due fresche debuttanti
   
    fra le deputate sue,
    con bacioni a tutte e due.
    Anche s’è un settanta ed over,
    resta un grande latin lover.
   
    Ora la domanda è questa:
    da nascondere che resta
    se mai nulla ci nascose
    su fanciulle, amanti, spose?
   
    Cos’han le intercettazioni
    che spaventa Berlusconi?
    Perché in fretta van fermate
    prima d’esser pubblicate    

    con lo scoop di un quotidiano?
    Viene un dubbio: che il caimano
    parli a un “lui”,  e non a “lei”?
    Scoprirem che Silvio è gay?
   
    Carlo Cornaglia
    2 luglio 2008

 
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Memory - Cats

Post n°65 pubblicato il 24 Giugno 2008 da bibimodica68

 
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leggete

Post n°64 pubblicato il 23 Giugno 2008 da bibimodica68

omnibus1.jpgomnibus2.jpgomnibus3.jpgomnibus4.jpg

Berlusconi sta portando avanti una strategia criminale studiata a tavolino. Passo dopo passo,il Presidente del Consiglio ha pensato a come potersi liberare dei giudici di Milano.

Prima ha proposto la sospensione dei processi per basso allarme sociale, adducendo come fine quello di dare precedenza ai più gravi, poi, con una lettera a Schifani, ha attaccato direttamente i giudici e, infine, ha ricusato il giudice Nicoletta Gandus. Una strategia studiata nei dettagli per bloccare il processo che lo riguarda.

Questa mattina ho partecipato ad Omnibus, anche lì Berlusconi aveva inviato i suoi lacchè a parlare per lui e a difendere la sua “proposta indecente”. Incredulo ho ascoltato perfino una senatrice leghista, Carolina Lussana, difendere la scelta di Berlusconi, quella stessa Lega che da una parte si batte per la sicurezza dei cittadini e dall’altra blocca i processi di “corruzione in atti giudiziari”.

 
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intercettatemi

Post n°63 pubblicato il 23 Giugno 2008 da bibimodica68

 
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il cammello e la pecora

Post n°62 pubblicato il 20 Giugno 2008 da bibimodica68

«C'era una volta un cammello cieco che aveva smarrito la sua carovana. Sospirava e si lamentava, perché la cecità gli avrebbe impedito di raggiungere il paese dov'era diretto con i suoi compagni. Ad un tratto, gli si avvicinò una pecora zoppa che aveva perduto il suo gregge. Sospirava e si lamentava, perché la lentezza le avrebbe impedito di tornare all'ovile del paese vicino prima di notte. Mentre entrambi piangevano sulle loro infermità, passò di lì un vecchio eremita: "Smettetela di commiserarvi! Il cammello potrà caricare sulle spalle la pecorella, l'uno metterà le gambe, l'altra metterà gli occhi". E fu così che in meno di un'ora, il cammello e la pecora raggiunsero la mèta desiderata.»

 
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VERO E FALSO

Post n°61 pubblicato il 19 Giugno 2008 da bibimodica68

Aprite gli occhi

veroefalso.jpg

Sulle intercettazioni la Pdl mente ed utilizza numeri falsi o informazioni parziali decontestualizzandole dalla peculiarità di ciascun Paese. Ma nessuno stupore, quando menti continuamente alla fine diviene tutto più semplice perché chi ti ascolta non ti crede più o come minimo pensa che sia esattamente il contrario di quanto tu dica. Tutto diventa paradossalmente chiaro.

Negli Stati Uniti, un paese che ti scheda per entrare nei suoi confini prendendo impronte digitali e facendo foto segnaletiche, CIA ed FBI intercettano milioni di persone, ma nessuno può saperlo né il numero verrà mai dichiarato. Negli Stati Uniti non esiste la Mafia, l'Ndrangheta, la Camorra, la Sacra corona unita e se esistono le abbiamo esportate noi.

Negli Stati Uniti se menti ai cittadini sei fuori dai giochi, Nixon lo ricordiamo ancora nel Watergate e Clinton rischiò molto con le sue dichiarazioni sul caso Lewinsky.

Negli Stati Uniti un uomo continuamente sotto processo non sarebbe mai eletto Presidente del Consiglio perché la stampa, la televisione, le radio lo farebbero a pezzi ancor prima delle primarie.

Basta mentire. Il mio appello va ai cittadini: aprite gli occhi.

 
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dal sito di DI PIETRO 

Post n°60 pubblicato il 19 Giugno 2008 da bibimodica68

Il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi non ha tempo per gli italiani, per le vere emergenze del Paese. Il suo tempo lo dedica esclusivamente ai problemi personali, alle pendenze giudiziarie (dal processo Mills alla vicenda delle intercettazioni con Saccà), alla difesa ad oltranza delle concessioni pubbliche che gli consentono di trasmettere Rete4 e di incassare gli introiti pubblicitari attraverso Publitalia. Berlusconi non ha tempo per occuparsi degli italiani, è troppo occupato, anzi pre-occupato per le sue vicende private. Il suo è un governo ad personam, composto da persone fidate e nominate ministri per proteggere i suoi interessi.
La cosiddetta legge sulle intercettazioni, che tappa la bocca ai giornalisti e impedisce alla magistratura di indagare sulla maggior parte dei reati, non è voluta dagli italiani onesti, ma da politici disonesti. Questa legge impedirà la cronaca giudiziaria su atti pubblici. Non verremo più a sapere dei furbetti del quartierino, delle operazioni omicide compiute all’ospedale Santa Rita di Milano. Questa è una legge fascista. Esiste di fronte allo scempio della democrazia il diritto di disobbedienza civile da parte dei cittadini. Ed è esattamente quello che farò in questo blog e nel sito dell’Italia dei Valori, che pubblicheranno senza alcun timore delle conseguenze ogni atto pubblico di natura giudiziaria che sia di interesse dell’opinione pubblica.
Inoltre, l’Italia dei Valori darà il proprio supporto legale a tutti i blogger che saranno perseguiti per aver pubblicato notizie giudiziarie pubbliche.
Berlusconi deve sapere che l’Italia non è ancora di sua proprietà e che la democrazia non si può negoziare.
Il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi non ha tempo per gli italiani, per le vere emergenze del Paese. Il suo tempo lo dedica esclusivamente ai problemi personali, alle pendenze giudiziarie (dal processo Mills alla vicenda delle intercettazioni con Saccà), alla difesa ad oltranza delle concessioni pubbliche che gli consentono di trasmettere Rete4 e di incassare gli introiti pubblicitari attraverso Publitalia. Berlusconi non ha tempo per occuparsi degli italiani, è troppo occupato, anzi pre-occupato per le sue vicende private. Il suo è un governo ad personam, composto da persone fidate e nominate ministri per proteggere i suoi interessi.
La cosiddetta legge sulle intercettazioni, che tappa la bocca ai giornalisti e impedisce alla magistratura di indagare sulla maggior parte dei reati, non è voluta dagli italiani onesti, ma da politici disonesti. Questa legge impedirà la cronaca giudiziaria su atti pubblici. Non verremo più a sapere dei furbetti del quartierino, delle operazioni omicide compiute all’ospedale Santa Rita di Milano. Questa è una legge fascista. Esiste di fronte allo scempio della democrazia il diritto di disobbedienza civile da parte dei cittadini. Ed è esattamente quello che farò in questo blog e nel sito dell’Italia dei Valori, che pubblicheranno senza alcun timore delle conseguenze ogni atto pubblico di natura giudiziaria che sia di interesse dell’opinione pubblica.
Inoltre, l’Italia dei Valori darà il proprio supporto legale a tutti i blogger che saranno perseguiti per aver pubblicato notizie giudiziarie pubbliche.
Berlusconi deve sapere che l’Italia non è ancora di sua proprietà e che la democrazia non si può negoziare.
<a href="http://italiadeivalori.antoniodipietro.com/iosostengo/2008/06/arrestateci_tutti.php" target="_blank"> <img src="http://italiadeivalori.antoniodipietro.com/iosostengo/immagini2/deportati1.jpg" border="0"></a>

 
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la truffa di rete4

Post n°59 pubblicato il 19 Giugno 2008 da bibimodica68

 
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www.voglioscendere.it

Post n°58 pubblicato il 19 Giugno 2008 da bibimodica68

a chi mi chiede dove trovo questi articoli, rendo noto che li trovo sul sito www.voglioscendere.it il motivo è la diffusione il passaparola per chi non conosce questo sito, ma anche la diffusione di notizie e spiegazioni che ci vengono negati, mi scuso se non ho avvisato prima.

 
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giustizia

Post n°57 pubblicato il 19 Giugno 2008 da bibimodica68

A questo punto, con un piccolo emendamento, si potrebbe invertire l’ordine dei fattori. Le prostitute vanno a pattugliare le strade e le discariche, almeno di notte, per la gioia dei clienti e di qualche parlamentare e dirigente televisivo. I militari, più utilmente, vanno a presidiare i tribunali di Milano, di Napoli e tutti gli altri che stanno processando o potrebbero processare Berlusconi e la sua band, pronti a irrompere in aula armi in pugno per deportare i giudici a Guantanamo o in un carcere egiziano, sulla scia di Abu Omar. Oppure per espellerli con foglio di via e accompagnamento alla frontiera in quanto togati clandestini. O magari per smaltirli in appositi inceneritori come magistrati tossico-nocivi, nell’ambito della nuova Giustizia differenziata: i suoi reati sono meno reati degli altri, i suoi processi sono meno processi degli altri.

Se invece si volesse salvare il dialogo con il Pd, si potrebbe optare per una soluzione lievemente più soft: anziché cacciare dall’ordine giudiziario il giudice Eddy Pinatto, quello che impiega 8 anni per scrivere una sentenza, è meglio nominarlo superprocuratore e supergiudice unico per i processi a Berlusconi, affinchè le sue indagini e le sue sentenze arrivino quando saremo tutti morti. Così almeno si riuscirà ancora a processare qualcuno. La soluzione escogitata dagli on. Carlo Vizzini e Filippo Berselli, infatti, è un po’ troppo ampia: come se il chirurgo usasse il machete o la scimitarra al posto del bisturi; come sparare alle quaglie col bazooka. I loro emendamenti al decreto sicurezza prevedono le seguenti cose.

1) Si celebrano subito i processi per reati di particolare urgenza, che poi sono quelli che Berlusconi - che si sappia, almeno - non ha ancora commesso. Poi, se resta tempo, si passerà agli altri. E’ la giustizia modello Alitalia, con tanto di liste d’attesa. Ogni tanto la hostess chiama un cliente perché s’è liberato un posto, semprechè l’azienda non fallisca prima.

2) Si sospendono per un anno i processi relativi a fatti commessi fino al 30 giugno 2002 “in uno stato compreso tra la fissazione dell'udienza preliminare e la chiusura del dibattimento di primo grado”, per dar modo all’imputato di riflettere sulla possibilità di patteggiare. Un imputato a caso: il Cainano, che nel processo Mills (e forse anche in quello Mediaset, ma lì le date sono più incerte) deve rispondere appunto in dibattimento di fatti commessi fino al 2002.

Poi, è vero, deve pure rispondere a Napoli di corruzione insieme a Saccà e a Roma di istigazione alla corruzione nei confronti di senatori voltagabbana. Qui i fatti sono di un anno fa, ma siamo ancora in udienza preliminare, dunque c’è tutto il tempo di varare il lodo Schifani-bis, cioè lo scudo spaziale per le alte cariche dello Stato, soprattutto quella bassa, prima che arrivi la sentenza. C’era pure il rischio che uscissero le altre intercettate sulla chat line Silvio-Agostino, che potrebbero essere lievemente incompatibili con i baciamano del premier al Papa. Ma a bloccarne la pubblicazione fino al processo provvede la legge-bavaglio Alfano-Ghedini. “Fino al processo” poi si fa per dire, perché con lo scudo spaziale il processo non si farà più. Segreto tombale. Un incastro niente male, complimenti vivissimi.

Il Cainano non delude mai: quando ti aspetti che faccia una porcata, la fa. Oltretutto ha la fortuna di agire in un paese di smemorati e finti tonti, quelli che non si accorgono mai di nulla. Pierluigi Battista domanda sul Corriere: “quale disegno criminoso è venuto alla luce dai brogliacci delle conversazioni private di Deborah Bergamini?” (ma l’ex dirigente Rai non parlava dei fatti suoi, parlava dei fatti nostri, pubblici: come nascondere sulle reti Rai la sconfitta elettorale di Berlusconi alle regionali del 2005); e “qual è la nefandezza penale commessa dal premier Berlusconi (che non era premier, ndr) che al telefono intercettato (non era lui l’intercettato, era Saccà, ndr) sollecitava il direttore generale della Rai (non era direttore generale, ma direttore di Raifiction, ndr) a inserire nel casting alcune attrici (non erano attrici, ma amiche sue e di un senatore dell’Unione, ndr)?”.

Ecco: con un’informazione così, lui può dire e fare ciò che vuole. Tanto, tutt’intorno a lui, fanno finta di niente. Quelli che “Berlusconi è cambiato”. Quelli che “stavolta non farà come le altre perché ha risolto i suoi problemi”. Quelli che “ora si può dialogare”.Quelli che “ora studia da statista”. Quelli che "il conflitto d'interessi non interessa". Quelli che “figuriamoci se fa altre leggi ad personam”. Quelli che,“se ne fa un’altra, basta dialogo”. Quelli che, come diceva Totò, “mica so’ Pasquale, io”.

 
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non far sapere al cittadino

Post n°56 pubblicato il 17 Giugno 2008 da bibimodica68


Disobbedire se resterà l’ultima strada. Se il futuro che ci aspetta sancirà le nuove leggi del terzo governo Berlusconi, che è uguale al primo e al secondo, con buona pace di chi (non noi) si aspettava la stagione dello statista da consegnare alla Storia. Come se un miliardario di 72 anni potesse cambiare qualcosa, una virgola o un capello, delle proprie ossessioni e privilegi e prepotenze.

Dunque niente intercettazioni e niente notizie. Magistrati nella rete. Giornalisti in galera. Politici schermati dalla legge. Periferie presidiate. Campi nomadi circondati. Clandestini passibili di arresto. Carceri sempre più piene di soli poveracci: tossici, extracomunitari, gli ultimi dell’ultimo girone.

Mai più un banchiere molestato da indagini. Mai più un primario, né una clinica. Mai più un fabbricante di strade e di ponteggi pericolanti. Mai più i trafficanti di calciatori, di bond argentini e di sub prime. Mai più scalatori di banche e di assicurazioni.

Giornali e giornalisti obbligati al silenzio. Editori passibili di immediati ricatti, con perigliose battaglie legali, ritorsioni economiche, guerriglie normative senza fine. Oppure gentilmente  blanditi dalle dolcezze del quieto vivere. E dal veleno di dossier (veri o falsi) ma ugualmente clandestini e clandestinamente compilati per allestire ricatti ideati da tutti gli spioni disponibili nei sottofondi della repubblica.

Disobbedire. Scrivere quel che si riesce (e riuscirà) a sapere. Usando i propri giornali se ci stanno, oppure l’ovunque planetario della Rete, oppure il ciclostile. Non piegare la schiena. Non rinunciare neanche un po’ a essere liberi.

 
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arrestateci tutti

Post n°55 pubblicato il 15 Giugno 2008 da bibimodica68

L’altro giorno, fingendo di avanzare un’”ipotesi di dottrina”, Giovanni Sartori ha messo in guardia sulla Stampa dai ”dittatori democratici” e ha spiegato: “Con Berlusconi il nostro resta un assetto costituzionale in ordine, la Carta della Prima Repubblica non è stata abolita. Perché non c’è più bisogno di rifarla: la si può svuotare dall’interno. Si impacchetta la Corte costituzionale, si paralizza la magistratura… si può lasciare tutto intatto, tutto il meccanismo di pesi e contrappesi. E di fatto impossessarsene, occuparne ogni spazio. Alla fine rimane un potere ‘transitivo’ che traversa tutto il sistema politico e comanda da solo”. Non poteva ancora sapere quel che sarebbe accaduto l’indomani: il governo non solo paralizza la magistratura, ma imbavaglia anche l’informazione abolendo quella giudiziaria. E, per chi non avesse ancora capito che si sta instaurando un regime, sguinzaglia pure l’esercito per le strade.

Nei giorni scorsi abbiamo illustrato i danni che il ddl Berlusconi-Ghedini-Alfano sulle intercettazioni provocherà sulle indagini e i processi. Ora è il caso di occuparci di noi giornalisti e di voi cittadini, cioè dell’informazione. Che ne esce a pezzi, fino a scomparire, per quanto riguarda le inchieste della magistratura. Il tutto nel silenzio spensierato e irresponsabile delle vestali del liberalismo e del garantismo un tanto al chilo. Che, anzi, non di rado plaudono alle nuove norme liberticide. Non si potrà più raccontare nulla, ma proprio nulla, fino all’inizio dei processi. Cioè per anni e anni. Nemmeno le notizie “non più coperte da segreto”, perché anche su quelle cala un tombale “divieto di pubblicazione” che riguarda non soltanto gli atti e le intercettazioni, ma anche il loro “contenuto”. Non si potrà più riportarli né testualmente né “per riassunto”. Nemmeno se non sono più segreti perché notificati agli indagati e ai loro avvocati. Niente di niente.

L’inchiesta sulla premiata macelleria Santa Rita, con la nuova legge, non si sarebbe mai potuta fare. Ma, anche se per assurdo si fosse fatta lo stesso, i giornali avrebbero dovuto limitarsi a comunicare che erano stati arrestati dei manager e dei medici: senza poter spiegare il perché, con quali accuse, con quali prove. Anche l’Italia, come i regimi totalitari sudamericani, conoscerà il fenomeno dei desaparecidos: la gente finirà in galera, ma non si saprà il perché. Così, se le accuse sono vere, le vittime non ne sapranno nulla (i famigliari dei pazienti uccisi nella clinica milanese, che stanno preparando una class action contro i medici assassini, sarebbero ignari di tutto e lo resterebbero fino all’apertura del processo, campa cavallo). Se le accuse invece sono false (come nel caso di Rignano Flaminio, smontato dalla libera stampa), l’opinione pubblica non potrà più sapere che qualcuno è stato ingiustamente arrestato, né come si difende: insomma verrà meno il controllo democratico dei cittadini sulla Giustizia amministrata in nome del popolo italiano.

Chi scrive qualcosa è punito con l’arresto da 1 a 3 anni e con l’ammenda fino a 1.032 euro per ogni articolo pubblicato. Le due pene - detentiva e pecuniaria - non sono alternative, ma congiunte. Il che significa che il carcere è sempre previsto e, anche in un paese dov’è difficilissimo finire dentro (condizionale fino a 2 anni, pene alternative fino a 3), il giornalista ha ottime probabilità di finirci: alla seconda o alla terza condanna per violazione del divieto di pubblicazione (non meno di 9 mesi per volta), si superano i 2 anni e si perde la condizionale; alla quarta o alla quinta si perde anche l’accesso ai servizi sociali e non resta che la cella. Checchè ne dica l’ignorantissimo ministro ad personam Angelino Alfano.

E non basta, perché i giornalisti rischiano grosso anche sul fronte disciplinare: appena uno viene indagato per aver informato troppo i suoi lettori, la Procura deve avvertire l’Ordine dei giornalisti affinchè lo sospenda per 3 mesi dalla professione. Su due piedi, durante l’indagine, prim’ancora che venga eventualmente condannato. A ogni articolo che scrivi, smetti di lavorare per tre mesi. Se scrivi quattro articoli, non lavori per un anno, e così via. Così ti passa la voglia d’informare. Anche perché, oltre a pagare la multa, finire dentro e smettere di lavorare, rischi pure di essere licenziato.

D’ora in poi le aziende editoriali dovranno premunirsi contro eventuali pubblicazioni di materiale vietato, con appositi modelli organizzativi, perché il “nuovo” reato vien fatto rientrare nella legge 231 sulla responsabilità giuridica delle società. Significa che l’editore, per non vedere condannata anche la sua impresa, deve dimostrare di aver adottato tutte le precauzioni contro le violazioni della nuova legge. Come? Licenziando i cronisti che pubblicano troppo e i direttori che glielo consentono. Così usciranno solo le notizie che interessano agli editori: quelle che danneggiano i loro concorrenti o i loro nemici (nel qual caso l’editore si sobbarca volentieri la multa salatissima prevista dalla nuova legge, da 50 mila a 400 mila euro per ogni articolo, e accetta di buon grado il rischio di veder finire in tribunale la sua società). La libertà d’informazione dipenderà dalle guerre per bande politico-affaristiche tra grandi gruppi. E tutte le notizie non segrete non pubblicate? Andranno ad alimentare un sottobosco di ricatti incrociati e di estorsioni legalizzate: o paghi bene, o ti sputtano.

Ultima chicca: il sacrosanto diritto alla rettifica di chi si sente danneggiato o diffamato, già previsto dalla legge attuale, viene modificato nel senso che la rettifica dovrà uscire senza la replica del giornalista. Se Tizio, dalla cella di San Vittore, scrive al giornale che non è vero che è stato arrestato, il giornalista non può nemmeno rispondere che invece è vero, infatti scrive da San Vittore. A notizia vera si potrà opporre notizia falsa, senza che il lettore possa più distinguere l’una dall’altra. Tutto ciò, s’intende, se i giornalisti si lasceranno imbavagliare senza batter ciglio.

Personalmente, annuncio fin d’ora che continuerò a informare i lettori senza tacere nulla di quel che so
. Continuerò a pubblicare, anche testualmente, per riassunto, nel contenuto o come mi gira, atti d’indagine e intercettazioni che riuscirò a procurarmi, come ritengo giusto e doveroso al servizio dei cittadini. Farò disobbedienza civile a questa legge illiberale e liberticida. A costo di finire in galera, di pagare multe, di essere licenziato. Al primo processo che subirò, chiederò al giudice di eccepire dinanzi alla Consulta e alla Corte europea la illegittimità della nuova legge rispetto all’articolo 21 della Costituzione e all’articolo 10 della Convenzione europea sui diritti dell’uomo e le libertà fondamentali (“Ogni persona ha diritto alla libertà d’espressione. Tale diritto include la libertà d’opinione e la libertà di ricevere o di comunicare informazioni o idee senza che vi possa essere ingerenza da parte delle autorità pubbliche…”, con possibili restrizioni solo in caso di notizie “riservate” o dannose per la sicurezza e la reputazione). Mi auguro che altri colleghi si autodenuncino preventivamente insieme a me e che la Federazione della Stampa, l’Unione Cronisti, l’associazione Articolo21, oltre ai lettori, ci sostengano in questa battaglia di libertà. Disobbedienti per informare. Arrestateci tutti.

Lettera a Vittorio Feltri, direttore di Libero, sulla vicenda Gabriele Mastellarini

 
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Post N° 54

Post n°54 pubblicato il 13 Giugno 2008 da bibimodica68

 informazione

 
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il nano è il ponte della vergogna

Post n°53 pubblicato il 12 Giugno 2008 da bibimodica68

Il Ponte sullo stretto di Messina di cui Silvio Berlusconi va parlando dal 1994 a oggi è fatto di calcestruzzzo e vanità. Le due torri che a 382 metri di altezza sorreggeranno i 3,3 chilometri di campata sono una sfida all’ingegneria, ma non alla psicoanalisi. Un giorno di dieci anni fa a Arcore, sorseggiando aranciata nel salotto a fiori, confidava che lo avrebbe intitolato “all’uomo più buono del mondo”, suo padre, Luigi, il capocassiere della Banca Rasini, da cui tutto cominciò.
 
Oggi ha cambiato idea. No, non su suo padre, e neppure sul Ponte. Ma sull’impronta onomastica da lasciare ai posteri, a sancire una stagione, anzi un’Era italiana, sospesa sul mare blu della Storia, sfidando la geometria delle faglie, le correnti dello Stretto, e il buon senso. Se il Ponte si farà, porterà il suo nome

Lo ha rivelato lui stesso ai suoi uomini e indirettamente agli italiani. Non solo per via dell’ostinazione con cui ne parla. Ma anche dal modo ieratico con cui ignora il silenzio dei suoi alleati e la crescente irritazione della Lega. “E’ un’opera prioritaria” ha detto. Ma persino lui sa che non è vero. “Rilancerà l’economia del Sud”, ha detto. Ma a sentire i magistrati e gli investigatori saranno i picciotti a trasformarlo in un banchetto, molto piu’ dei muratori. “I soldi ci saranno” ha detto. Anche se nessuno sa ancora dove si troveranno i 6 miliardi di euro (prezzi calcolati nel 2002) che serviranno a cominciare il gioco delle fondamenta e poi dei subappalti.

Sarà un caso ma proprio nelle stesse ore in cui sfiorava la santità di Benedetto XVI e il doppio millennio della sua ditta di anime, Berlusconi ha rilanciato la propria eternità: “Diventera un lascito… Il segno piu’ evidente... Il simbolo per i posteri”. Stava parlando del Ponte, ma naturalmente anche di sé.

 
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intercettazioni e bugie

Post n°52 pubblicato il 11 Giugno 2008 da bibimodica68


Vignetta di Molly BezzOra d'aria
l'Unità 10 giugno 2008


Pierpaolo Brega Massone, nomen omen, capo della chirurgia toracica nella clinica Santa Rita convenzionata con la Regione Lombardia, l’uomo che in un sms si definiva “l’Arsenio Lupin della chirurgia”, è decisamente sfortunato. Se avesse atteso la legge Berlusconi sulle intercettazioni prima di architettare le truffe e gli scambi di fegati, polmoni, milze e cistifellee contestati dagl’inquirenti, sarebbe libero di proseguire i suoi maneggi con rimborso a pie’ di lista con i colleghi e/o complici. Invece è stato precipitoso. Uomo di poca fede, ha sottovalutato le potenzialità impunitarie del premier.

Ora qualcuno parlerà di “arresti a orologeria” (nella solita Milano) per bloccare la mirabile riforma del Cainano: per non disturbare, gli inquirenti milanesi avrebbero dovuto aspettare qualche altra settimana e lasciar squartare qualche altra decina di pazienti. Perché quel che emerge dalle intercettazioni dell’inchiesta sulla clinica Santa Rita fa piazza pulita di tutte le balle e i luoghi comuni che la Casta, anzi la Cosca sta ritirando fuori per cancellare anche l’ultimo strumento investigativo che consente di scoprire i suoi reati. Le intercettazioni dei simpatici dottori sono contenute nelle ordinanze di arresto, dunque non sono più segrete, ergo i giornalisti le pubblicano.

Qualcuno può sostenere che così si viola la privacy degli arrestati? O che, altra panzana a effetto, si viola la privacy dei non indagati? Sappiamo tutto delle malattie dei pazienti spolpati in sala operatoria per incrementare i rimborsi regionali: più violazione della privacy di questa, non si può. Eppure nemmeno la privacy dei pazienti innocenti, anzi vittime, può prevalere sul diritto dei cittadini (comprese le altre vittime reali o potenziali della truffa) di sapere tutto e subito. Sì, subito, con buona pace dei vari Uòlter, che ancora la menano sul divieto di pubblicare intercettazioni pubbliche fino al processo (che si celebrerà, se va bene, fra 3-4 anni).

Restano da esaminare le altre superballe di marca berlusconiana (ma non solo).

1) Le intercettazioni in Italia sarebbero “troppe”. Il Guardasigilli ad personam Alfano dice addirittura che “gran parte del Paese è sotto controllo”. Figuriamoci: 45 mila decreti di ascolto all’anno, su 3 milioni di processi, sono un’inezia. Le intercettazioni non sono né poche né troppe: sono quelle che i giudici autorizzano in base alle leggi vigenti, in rapporto all’unico parametro possibile: le notizie di reato. In Italia ci sono troppi reati e delinquenti, non troppe indagini e intercettazioni. L’alto numero di quelle italiane dipende dal fatto che da noi possono effettuarle solo i giudici, con tutte le garanzie dal caso, dunque la copertura statistica è del 100%. Negli altri paesi a intercettare sono soprattutto servizi segreti e polizie varie (in Inghilterra addirittura il servizio ambulanze e gli enti locali), senz’alcun controllo né statistica.

2) Le intercettazioni andrebbero limitate in nome della privacy. Altra superballa: la privacy è tutelata dalla legge sulla privacy, che però si ferma là dove iniziano le esigenze della giustizia. Ciascuno rinuncia a una porzione della sua riservatezza per consentire allo Stato, con telecamere sparse in ogni dove e controlli svariati, di reprimere i reati e proteggere le vittime.

3) Le intercettazioni “costano troppo”. Mavalà. A parte il fatto che costano molto meno di quanto fanno guadagnare allo Stato (due mesi di ascolti a Milano sulle scalate bancarie han fatto recuperare 1 miliardo di euro, quanto basta per finanziare 4 anni d’intercettazioni in tutt’Italia, che nel 2007 son costate 224 milioni), potrebbero costare zero euro se lo Stato, anziché pagare profumatamente i gestori telefonici, li obbligasse - sono pubblici concessionari - a farle gratis. Un po’ come si fa per le indagini bancarie, che gli istituti di credito - pur essendo soggetti privati - svolgono gratuitamente.

4) I giudici - si dice - devono tornare ai “metodi tradizionali” e intercettare di meno. Baggianata sesquipedale: come dire che i medici devono abbandonare la Tac e tornare allo stetoscopio. Una conversazione carpita a sorpresa è un indizio molto più sicuro e genuino di tante dichiarazioni di testimoni o pentiti. E poi di quali “metodi tradizionali” si va cianciando? Se nessuno più parla perché i collaboratori di giustizia sono stati aboliti per legge (art. 513, “giusto processo”, legge sui pentiti) e l’omertà mafiosa viene pubblicamente elogiata (“Mangano fu un eroe perché in carcere non parlò”), come diavolo si pensa di scoprirli, i reati? Travestendosi da Sherlock Holmes e cercando le impronte con la lente d’ingrandimento? Inventatevene un’altra, per favore.

Leggi anche

Leggende spacciate per verità di Luigi Ferrarella (Corriere della Sera, 10 giugno 2008)

 
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