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OLBIA TEMPIO Medici disobbedieza civle. I medici di base in Gallura sono pronti alla rivolta

Post n°79 pubblicato il 15 Febbraio 2009 da olbiesi

 









 da La Nuova Sardegna DOMENICA, 15 FEBBRAIO 2009


IMMIGRAZIONE E SALUTE IN GALLURA


«Siamo pronti alla disobbedienza civile»


I medici unanimi: anche se ci sarà la legge ci rifiuteremo di denunciare i clandestini


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di Luca Rojch


OLBIA. Disobbedienti in camice bianco, ribelli con lo stetoscopio a tracolla e la laurea incorniciata nella parete alle loro spalle. I medici di base in Gallura sono pronti alla rivolta contro il provvedimento del governo che vuole trasformare i guardiani della salute in guardoni. Gli sciamani con il ricettario non vogliono diventare poliziotti pronti a prescrivere gli antibiotici e a segnalare alla questura il diverso. Delatori razziali. Tutti pronti alla disobbedienza civile, alla ribellione di classe se il provvedimento dovesse diventare legge dello Stato. Per gli immigrati la scelta tra salvavita e salvacondotto.
 In Gallura, la più multietnica delle province, in cui gli stranieri sono già una grossa fetta dei residenti, la legge che vuole trasformare i medici in sceriffi non trova sostenitori. Per i camici bianchi una pillola amara, un veleno di Stato che non vogliono mandare giù. Quasi tutti ammettono di avere curato clandestini più volte in questi ultimi anni. Il giuramento di Ippocrate mantiene ancora la sua forza. I missionari in bianco non rinnegano lo spirito della loro professione. Sono loro la faccia amica del pianeta medicina. Al posto di stanze sterili, anonime provette, asettici moduli, ci mettono il cuore, stringono mani, ascoltano. Sono l’ultimo fortino alla sanità dei manager e dei bilanci in attivo. Da loro parte la contestazione alla legge. «Sono pronto alla disobbedienza civile - dice Giovanni Barroccu, medico di base e rappresentante provinciale dell’associazione dei medici -. A ignorare una legge dello stato che va contro il codice deontologico. Siamo medici, non poliziotti. Credo che prima vengano gli uomini. Non vorrei che l’obbligo si rivelasse un’arma contro i medici. Si potrebbe rischiare l’accusa di omissione di atti d’ufficio. Questa legge sarebbe in contrasto anche con l’articolo 32 della costituzione. Immaginiamoci cosa potrebbe accadere se immigrati con l’epatite, la tubercolosi o la lebbra andassero in giro senza controlli sanitari e cure». Nessuno vuole prendere parte a una deriva igienico-genetica, che ha inquietanti precedenti. Sulla stessa linea un altro medico di base che da sempre lavora a Olbia. «Non condivido questa legge - afferma Pietro Giagheddu -. Esprimo una forte critica personale che ricalca quella di tutto l’ordine dei medici. Noi dobbiamo curare le persone, non chiedere loro i documenti. Per quanto mi riguarda non applicherò questa normativa neanche se dovesse diventare legge. Più volte mi è capitato di curare extracomunitari, molti di loro sono miei pazienti. Mi sembra paradossale domandare a qualcuno il permesso di soggiorno. A noi basta il codice fiscale, poi il resto non mi interessa. Il codice deontologico mi impedisce di denunciare un clandestino. Sulla carta sarei obbligato a curare anche un latitante in pericolo di vita». La sconfessione della legge arriva anche da medici che accanto allo stetoscopio hanno la tessera di partito. La condanna è bipartisan. A criticare in modo aspro la legge è Sebastiano Beccu, medico di base ad Arzachena e consigliere provinciale del Pd. Il provvedimento è contestato da Tore Marrone, anche lui medico di base, ma a Buddusò e consigliere in Provincia dei Riformatori. «Io sono del tutto contrario - spiega Beccu -. Noi medici non possiamo denunciare chi viene a chiederci aiuto. Il nostro primo compito è difendere la salute e la vita delle persone, non fare gli ispettori. L’effetto di un simile provvedimento sarà la riduzione del numero di stranieri che si rivolgono a noi e l’aumento incontrollato delle patologie. In estate nella zona di Arzachena gli extracomunitari si moltiplicano. Credo sia semplice immaginare le dimensioni di un’emergenza sanitaria che questa legge favorisce. Io ho tantissimi pazienti stranier, molto spesso curo extracomunitari. Non mi è mai venuto in mente di chiedere se sono clandestini. Non rispetterò mai una legge che ritengo ingiusta». Ma anche da medici che militano nelle fila del centrodestra arriva una bocciatura al disegno di legge. «Dobbiamo esaminare la questione al di là delle posizioni politiche - spiega Tore Marrone -. Nessun medico denuncerebbe un suo paziente. Chi viene da me a Buddusò sarà assistito. Mi rifiuto di chiedere i documenti alle persone che devo curare. Salvare la vita degli altri rimane la priorità della mia professione. La mia guida resta la deontologia, il giuramento di Ippocrate. Non possiamo diventare spioni per decreto. Ho curato spesso extracomunitari senza chiedere documenti. Mi sembra normale e non applicherò imposizioni che vanno contro l’etica».
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