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OLBIA GALLURA Il Sindaco Giovannelli si è dimesso

Post n°96 pubblicato il 31 Marzo 2009 da olbiesi

 

da La Nuova Sardegna MARTEDÌ, 31 MARZO 2009

LA MAGGIORANZA AL CAPOLINEA

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Giovannelli verso le dimissioni: «Niente diktat»

Resa dei conti al veleno in consiglio comunale. In piena notte il voto sul bilancio

Polemiche e duri scontri nel dibattito in aula: il sindaco «licenzia» in diretta Gigi Carbini, fiduciario Meridiana

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di Luca Rojch

OLBIA. Le idi di marzo rischiano di essere fatali a Gianni Giovannelli. Ma meglio di Cesare prima di soccombere il sindaco cerca di far approvare il bilancio. Nella cronaca di una fine annunciata il tabù è infranto, la parola dimissioni echeggia in aula, prende corpo, si materializza. Il siluro affonda la giunta. Si spara ad altezza d’uomo. Balistica politica. Il proiettile impazzito alla fine lascia a terra un cavaliere azzurro. È il sindaco, abbattuto dal fuoco amico, dopo un consiglio fratricida. «Siamo pronti a portare guuerra in aula, nelle commissioni e anche per strada». Il testo è dell’ex sindaco Nizzi. Giovannelli non ci sta. È a un passo dall’ok al bilancio e nel cuore della notte sembra pronto a gettare la spugna.
 Giovannelli e Nizzi si fronteggiano. Colpi sopra e sotto la cintola. In scena va la crisi, con momenti quasi comici. Gli assessori vengono fatti intervenire uno per uno per confermare fedeltà o abiurare il sindaco che li ha scelti. Come il bambino a cui si chiede chi è meglio tra babbo o mamma. Il pubblico assiste sconcertato. Drogati da una overdose di reality sembra di spiare dal buco della chiave una riunione di maggioranza. In realtà ci si affronta in consiglio tra cavalieri azzurri all’ultimo sangue. Gente che non ha imparato la lezione di Berlusconi. Lui li ha dichiarati tutti missionari delle libertà. Loro vanno a predicare. L’odio fraterno. Apre la guerra il capogruppo del Pdl, Giampeiro Palitta. «Voglio capire se il sindaco ha compreso l’esistenza di una crisi politica - dice Palitta -. C’è una parte della maggioranza che chiede più visibilità, che vuole dare la scossa a una città ferma». Giovannelli risponde secco. «Non accetterò diktat da nessuno - afferma -. Se si vuole discutere su tutti gli aspetti della maggioranza, delle commissioni, degli enti sono disponibile. Se si chiedono tre assessorati dico che non sono disposto a trattare». La maggioranza continua la sua attività di autocannibalismo. Gigi Carbini è disarcionato da una stoccata del sindaco Gianni Giovannelli. Che lo prende in pieno petto. La sua delega su Meridiana vola via. Il consigliere esordisce con la dolcezza di un taglialegna. «La maggioranza non c’è più». Basterebbe per smontare le luci dello show e andare tutti a casa. Carbini continua il suo atto di accusa contro il primo cittadino. «Lei dovrebbe prendere atto della sua assenza nella vicenda Meridiana domani partiranno i licenziamenti». Giovannelli non gradisce, prende la parola e affonda. «Come può dire che sono stato assente nella vicenda Meridiana. Sono andato anche a Parigi, ho aperto le porte a tutti della residenza dell’Aga Khan. Non merito questa sua accusa. Come può dirmi proprio lei di essere stato assente quando lei è il mio delegato. Significa che lei per primo ha lavorato male. Se chiede le dimissioni del suo sindaco è giusto che io chieda le sue, perché è venuto meno il rapporto di fiducia». Il clima diventa nucleare. Interviene Giampiero Mura. «Non capisco quali siano i motivi della crisi.- dice Mura -, perché si continuino a chiedere tre poltrone in muratura, Urbanistica, Lavori pubblici, Attività produttive. Se dovessi sentire qualche motivo potrei anche capire queste richieste di assessorati. Se non viene giustificata la demarcazione, diventa una questione di numeri e poltrone di 13 consiglieri che chiedono tre assessorati. Questo è un discorso di maggioranza che rasenta la miseria umana. Davanti a noi c’è la città a cui non interessa la poltrona». In meno di un’ora la parola elezioni irrompe nei resti della casa delle libertà. «In questi mesi si è detto che noi volevamo portare avanti solo un discorso di poltrone in muratura - dice Nizzi -, che ci sono 15 persone che fanno una battaglia per avere una poltrona per gestire il potere economico della città. Siamo tutti grandi nessuno ha più la benda agli occhi e conosciamo tutti dove sta la miseria umana. È nel fatto di non avere voluto discutere una legittima richiesta da parte di 15 consiglieri comunali. Si vuole fare prova di forza in consiglio, dire voi siete i bravi e gli altri sono immondizia che vuole avere un posto importante. Per non perdere il consiglio la maggioranza deve dare risposta ai 15 altrimenti andiamo a votare. Cosa temete?». Nizzi finisce di parlare, dal fondo della sala fa solo il pieno di fischi. Ma forse sono solo fan di Giovannelli. La tensione è massima. La squadra boccheggia. Il presidente Tonino Pizzadili cerca di buttare la palla in tribuna. Chiede una sospensione del consiglio a data da destinarsi. Ottiene solo una sospensione di mezzora. Si rientra in aula. Giovannelli ha il volto del lutto. Il bilancio sembra vicino all’approvazione in una discussione infinita. bocciati gli emendamenti. Lui passeggia nervoso. Aspetta che finsca la discussione del bilancio per annunciare che la crisi è esplosa.
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 da La Nuova Sardegna MARTEDÌ, 31 MARZO 2009

L’OPPOSIZIONE

«Le ragioni di questa guerra? Serve un’operazione verità»

OLBIA. Assiste quasi incredula all’autodistruzione della maggioranza di centrodestra. «L’effetto Lippi ritorna prepotente - dice Nardino Degortes -. Come allora emerge una crisi di cui non sono noti i motivi. Che rimangono nascosti. Serve un’operazione verità. Sindaco dopo quello che è successo lei deve essere conseguente. Noi siamo pronti a fare passi importanti, scelte responsabili per il bene della città». Chiede maggiore serietà, Marco Varrucciu. «Credevo che oggi si discutesse dei fondi revocati da Berlusconi sulla Sassari-Olbia, sulla pista dell’aeroporto che non si fa più. Sulle cose che il centrodestra ha fatto sparire. È andato in scena un teatrino inguardabile in cui ci si scanna per le poltrone, per i mattoni». Rino Piccinnu quasi difende il sindaco. «Nei bar si dice che è tutto fermo - spiega -, ma questa maggioranza ha ereditato cantieri e appalti sballati di quella precedente. Si deve dimettere chi ha chiesto le dimissioni del sindaco, ma anche Giovannelli dovrebbe essere conseguente. Senza maggioranza si va a casa». Caustico Carlo Careddu. «Abbiamo visto andare in scena una guerra - afferma -. I consiglieri di maggioranza sono arrivati con il coltello tra i denti, avete parlato di guerra da portare in aula, nelle commissioni, per strada. Se questo è lo spirito il mandato è già tradito. Verificate se avete ancora le forze per andare avanti». (l.roj.)
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 da La Nuova Sardegna MARTEDÌ, 31 MARZO 2009

Un maxi rimpasto per l’armistizio nel centrodestra

OLBIA. Troppo presto per preparare i santini. Il sindaco Gianni Giovannelli in caso di dimissioni ha 20 giorni di tempo per cambiare idea. Questo solo sulla carta. Di fatto già dal giorno dopo potrebbe già lavorare a un Giovannelli bis. Diversi i tavoli su cui giocare. Nelle sue mani ha un ventaglio di carte tutte da calare. Può rimescolare tutti gli assessorati e dare la visibilità richiesta dai ribelli del Pdl. Già pronta la lista degli assessori tecnici. Da capire se il sindaco recita un copione messo a punto nella mezzora di sospensione con faccia a faccia di tutta la maggioranza, o se la crisi sia al buio. Ma se non dovesse trovare una quadratura con la maggioranza con cui è eletto si apre un’altra prospettiva. Il governo di salute pubblica, per dirla in modo nobile. L’inciucio, per dirla in modo meno nobile. Un accordo con l’opposizione. Qualche assessorato in cambio di una maggioranza diversa fino alla fine del mandato. Ipotesi che sembra ancora remota. L’ultima spiaggia sono le elezioni. Si potrebbe già votare a giugno. Le liste delle tre coalizioni sarebbero già pronte. Da una parte Gianni Giovannelli e metà maggioranza, dall’altra Settimo Nizzi con l’altra metà dell’orizzonte azzurro. Il terzo candidato lo dovrebbe esprimere l’opposizione che rischia di diventare spettatrice nella lotta elettorale fratricida tra le due maggioranze. (l.roj.)
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 da La Nuova Sardegna MARTEDÌ, 31 MARZO 2009

Tempo scaduto per la trattativa sul nuovo contratto degli assistenti di volo

Accordo fallito, a Meridiana via ai licenziamenti

Referendum flop, Uil e Anpav accusano la Cgil: è colpa della sua intransigenza

 Alle urne non si è raggiunto il quorum Le lettere ai 61 dipendenti partiranno tra breve ma la perdita del posto non sarà immediata. La compagnia chiedeva un aumento di produttività

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OLBIA. Fallita ieri l’ultima possibilità di riaprire le trattative, Meridiana passa ai licenziamenti. Tra oggi e domani partiranno le lettere in cui 61 assistenti di volo troveranno scritto che il loro rapporto di lavoro con la compagnia aerea è cessato. Non sarà un provvedimento immediato: perché lo sia passeranno alcuni mesi, minimo due. Ma l’azienda ormai non tornerà indietro, dando così avvio al suo graduale, inevitabile svuotamento a favore della controllata Eurofly.
 Ultima chance. I licenziamenti potevano essere evitati in extremis. Ieri si è concluso il referendum indetto da Uil e Anpav (la Cgil non ha aderito e non l’ha sostenuto). Il quesito chiedeva agli assistenti di volo della compagnia questo: volete firmare il rinnovo del contratto proposto da Meridiana o volete che l’azienda faccia i licenziamenti? Un’alternativa secca, terribile. L’ultima proposta di Meridiana non lasciava spazio a compromessi, dopo mesi e mesi di trattative: la compagnia voleva un contratto vicino a Eurofly (più ore di volo al mese), altrimenti i tagli sarebbero stati inevitabili.
 Hanno votato 157 assistenti di volo, un numero che non ha consentito il raggiungimento del quorum. Referendum nullo, e a poco vale che la maggioranza, 142 voti, abbia detto sì, meglio i sacrifici. A quel punto, è venuto meno anche l’ultimo, flebile spiraglio per poter riaprire la trattativa. Entro le 12 azienda e sindacati avrebbero dovuto chiamare il ministero del Lavoro per dire, “trattiamo, ci accordiamo”: questo non è avvenuto, dunque per la prima volta nella sua storia Meridiana farà dei licenziamenti collettivi.
 Vertice da Karim. L’azienda non ha voluto rilasciare commenti ufficiali. Un silenzio, unito alla notizia di un incontro a Parigi tra l’Aga Khan e il presidente di Meridiana Franco Trivi, che ha riacceso una speranza tra i lavoratori. Ma, in serata, una fonte aziendale ha chiarito tutto. «Vale quello che abbiamo scritto venerdì sera», ossia che partono i licenziamenti. «L’incontro di Parigi era per altre questioni»: anche se, ovviamente, la discussione è scivolata su Meridiana e sul cda di venerdì prossimo. Gli assistenti di volo riceveranno le lettere forse già oggi. L’azienda non ha fatto sapere se le invierà contemporaneamente ai 61 licenziati, o se lo farà a scaglioni.
 Mesi di tempo. I licenziamenti non saranno immediati, passeranno alcuni mesi perché lo diventino (lo impone la legge). «Volerò sapendo di non avere più un lavoro, potete immaginare come starò» dice uno steward. Anche in questo caso, c’è però un via d’uscita, seppure difficile da prendere. Meridiana potrebbe ritirare i provvedimenti, solo e se i sindacati accetteranno le nuove condizioni contrattuali, magari ulteriormente viste al ribasso per i lavoratori. Tecnicamente, è possibile. Realisticamente, sembra impossibile.
 Verso Eurofly. L’ad Gianni Rossi era stato chiaro, e il suo disegno si sta compiendo: Meridiana costava e costa troppo, l’unica alternativa è spostare tutto su Eurofly. Uno svuotamento che comincerà nei prossimi mesi. I piloti di Meridiana, che l’intesa con l’azienda l’hanno firmata, dovranno volare, ovviamente. E per farlo - con nove aerei di Meridiana terra, perché tanti saranno dopo i licenziamenti degli assistenti di volo - dovranno sedersi su quelli di Eurofly.
 Scontro sindacale. In questo quadro, il fronte sindacale non esiste più. La Cgil, che ha chiesto all’azienda di trattare, senza ottenere risposta, è messa sotto accusa dalla Uil e dall’Anpav. «E’ l’intransigenza della Cgil - dice Massimo Muccioli, presidente dell’Anpav - che rischia di far pagare agli assistenti di volo 61 posti di lavoro».
 «E la colpa, dopo avere trovato un accordo al 90 per cento con l’azienda, è soprattutto del segretario nazionale Mauro Rossi» aggiunge Marco Bardini, Uil.

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 da La Nuova Sardegna MARTEDÌ, 31 MARZO 2009

Cambio ai vertici della giustizia gallurese

Dopo 17 anni Francesco Mazzaroppi lascia la presidenza a Gemma Cucca

di Giampiero Cocco

11 te trib 310309TEMPIO. Dopo 17 anni di servizio il presidente Francesco Mazzaroppi lascia la presidenza del tribunale gallurese e al suo posto subentra la collega nuorese Gemma Cucca. Nel frattempo tutto è pronto anche per il G8, con l’attivazione di un pool di magistrati che si dedicheranno agli eventuali (e per nulla auspicabili) problemi giudiziari legati all’evento di luglio. I processi che dovranno celebrarsi con rito direttissimo, per disposizione presidenziale, si svolgeranno nella sezione staccata di Olbia pur essendo di competenza territoriale della Maddalena.
 Francesco Mazzaroppi lascerà il tribunale di Tempio in concomitanza con il G8 andando a ricoprire, in luglio, l’incarico di presidente di una delle sezioni (penale o civile) della corte d’appello di Sassari. Dal tribunale di Tempio è in partenza anche un’altro magistrato di indubbia professionalità, Antonella Cozzi, che andrà a ricoprire un incarico al tribunale di Milano. Che la partenza di magistrati di indiscussa esperienza, umanità e autorevolezza penalizzi ancor di più il lavoro fin qui svolto dai giudici in servizio nel circondario di Tempio è stato stigmatizzato, ieri, dal procuratore generale di Cagliari Ettore Angioni, il quale sollecita il Csm affinchè si faccia promotore di una mozione che porti alla cancellazione della norma che prevede la non applicabilità di uditori giudiziari nelle procure minori, quelle ritenute disagiate da un recente decreto legge. E sempre in tema di giustizia ieri mattina ha preso servizio, in applicazione semestrale (un rafforzamento della procura in vista del G8), il sostituto procuratore di Perugia Daniela Isaia, un magistrato che ha maturato decenni di esperienza prima nei pool di mani pulite poi nella conduzione di importanti indagini sulla criminalità comune e organizzata in Umbria. A convincere la collega a prendere servizio “temporaneo” a Tempio è stato il procurato della Repubblica Mario D’Onofrio, che ha interessato del caso il ministero della Giustizia.
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