Figlia,
potessi farlo ti spiegherei subito
in che mondo sei arrivata
e ti vaccinerei da quello che ti aspetta.
Dalle disillusioni, dalle paure
e dai dolori che non hanno risparmiato me.
Il primo tradimento,
il sapore amaro di un rimpianto,
le volte in cui ti senti così solo
da non volere più accendere un sorriso.
Ma figlia,
le tue mani sono così piccole
e quello che ti attende è così grande
che nemmeno in una vita
te lo potrei spiegare.
Sognerai,
e molti di questi li prenderanno a sassate,
un po’ perché sono invidiosi
un po’ perché volare fa paura,
specialmente a chi resta a terra.
Ti innamorerai,
e piangerai al telefono per ore
per lui che non esiste, non c’è,
non ci sarà o forse non c’è stato mai.
Riderai,
lo farai così forte da smuovere
il catrame che ci incrosta il cuore,
e lo farai così piano da cullare
i sogni degli adulti.
Imparerai,
purtroppo sulla tua, di pelle,
che le persone vanno e vengono.
Che dopo ogni delusione devi accendere un fiammifero
e guardare bene dentro al buio,
perché quelli che ti amano
ci sono anche quando non si vedono.
Scriverai,
pensieri banali su fogli di carta,
palline da buttare come sassi in uno stagno.
E quando avrai qualcosa da dire
le righe non basteranno mai,
o dovrai sempre andare a capo.
E quando ti obbligheranno a farlo,
i fogli saranno enormi macchie vuote
da riempire a tutti i costi.
Crescerai,
e se potessi sperare per te,
vorrei che tu nascessi libera.
Che le tue parole siano frecce,
che i tuoi pensieri siano lame,
che i tuoi sogni siano terra.
Terra ferma in mezzo al mare.