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Tiri liberi sul mondo della Pallacanestro Olimpia Milano

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BRUTTI MA BUONI

Post n°154 pubblicato il 06 Febbraio 2009 da JayVincent


Un cronista intellettualmente onesto, non occupato a fare del revisionismo storico né ancora intento ad asciugarsi le lacrime per la dipartita del triumvirato dei miracoli Corbelli-Natali-Galliani, direbbe che un’Olimpia brutta ma efficace sbanca il nuovo palazzo del Prokom, condannandolo ad un esordio amaro.
La verità è proprio annegata nelle onde di una partita che si allunga e si ritira come una marea: possiamo essere solo questi, brutti (a tratti bruttissimi), sporchi e cattivi, ma terribilmente capaci di inghiottire nelle spire anche gli avversari e il loro gioco.
Che il Prokom non fosse una squadra particolarmente temibile lo dicono le sole due vittorie in Europa, consecutive tra l’altro, seguite da una striscia di dieci sconfitte.
E guardandoli in azione, non è difficile intuire perché: una squadra, senza offesa, dall’intelligenza cestistica veramente bassa: difetto che Milano è brava nel cavalcare, spingendo con la difesa e pressando molto sugli esterni.
Salta subito la centralina dei polacchi, l’inizio inguardabile di Vitali – difensivamente parlando – viene neutralizzato con lo spostamento del suddetto in altri angoli parquettati e, complice la furia di Hollis Price, Milano darebbe anche l’idea di poter scappare subito.
Ahimè, però, la marea è regolata dal moto perpetuo della terra e non può essere un giocatore a cambiare le leggi naturali.
Il playmaker bolognese gioca una partita inguardabile in termini di selezione, Price torna sulla terra, Rocca fa sempre una fatica erculea per stare a galla e da Hawkins non arriva nulla di tangibile.
Si vivacchia; ma quando le idee di fuga sembrano accantonate, ci pensa proprio il Falco ad accendersi.
Il terzo quarto dei polacchi è semplicemente agghiacciante, le palle perse fioccano, le scelte sono disarmanti e allora sembra davvero la volta buona.
Ma.
C’è sempre un ma.
Il tentativo di andare in controllo è come sempre nefasto, rappresenta una semplificazione delle partite in cui non ci mettiamo sangue, lacrime e sudore: smettiamo di tirare, di aggredire, ci si accontenta di soluzioni forzate, quasi tutte volute fortemente da Vitali.
Il quale, credo sia davvero il caso di dirlo, anche in serata di grazia non può e non deve essere il giocatore che si prende 16 tiri. dal campo
E non sia la partita da -7 di valutazione, corredata da 3 palle perse, a fare il giudizio: nella serata di grazia in quel di Atene, contro il Panionios, di tiri ne prese 12.
E francamente, sempre andando oltre il dato statistico (32 punti e 31 di valutazione) i tiri presi apparvero comunque tanti, o comunque figli di una serata e di una partita particolare.
Tendenzialmente, proprio con l’arrivo di Price e magari con un coinvolgimento maggiore e migliore di Pape Sow (vero Bucchi?), la selezione dei tiri dovrebbe essere molto più scansionata, meno improvvisata, non figlia dei momenti di fame e foga agonistica dei singoli.

A questo punto io, volontariamente, non mi avventuro in alcun calcolo o pronostico per il nostro cammino europeo.
Sarà quello che sarà: la vittoria dell’Olympiacos su un suicida Tau ci complica le cose, ma noi dobbiamo essere figli del nostro destino, senza guardare in casa d’altri.
Pedaliamo, sudiamo in salita, facciamo del nostro meglio e una volta tagliato il traguardo potremo alzare la testa e vedere dove sono gli altri.
La nostra piccola bella storia l’abbiamo già scritta: non è necessario attendersi ulteriori miracoli per nobilitare un’annata che, parlando in termini di Devotion, è già ampiamente positiva.
Piuttosto, è forse il momento di guardare al Campionato con una certa urgenza: restare da troppo tempo, di fatto dall'inizio, ai margini della zona playoff sta diventando un’abitudine scomoda.

È necessario iniziare a dare continuità di risultati, sono necessarie vittorie di prestigio, l’impresa che ti toglie quel senso di incompiutezza che io inizio a sentire solido. Serve accendere il turbo, entrare in modo definitivo nel gruppo delle prime otto: forse sarebbero bastati quei pochi punti buttati nei finali sciagurati di inizio stagione.

Ma ora è inutile rimestare il passato.
Si deve fare un passo in più e questo è davvero il momento di mettere sui binari giusti anche il treno nazionale.

 

 
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