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I BELIEVE I CAN FLY

Post n°51 pubblicato il 27 Novembre 2006 da JayVincent

Volare si può, basta crederci.
Chiedete a Danilo Gallinari, che senza preavviso e senza licenza decide di decollare verso qualcosa di alto e irriverente, verso un basket che a noi comuni mortali non capita spesso di vedere.
E non si limita a farlo una volta, perché, non pago, si ripete pochi minuti dopo.
Dall’alto dei suoi centimetri, del suo talento e della sua fantasia, il giovane Danilo pianta due alley-hoop clamorosi nel canestro canturino, chiudendo metaforicamente qualsiasi velleità avversaria.
Così è, se vi pare.
Due azioni spettacolari, due perle il cui merito va ascritto anche a Massimo Bulleri, ieri ancora una volta ampiamente convincente nel suo ruolo di playmaker.
Con meno pressione, con una squadra più quadrata e senza il dovere obbligato di essere la cartina tornasole della squadra, il Bullo sta disputando una stagione veramente interessante.
La strada è ancora lunghissima, i miglioramenti ci devono essere, ma il passo è quello giusto, considerando che Bulleri non può e non potrà mai trasfigurarsi fino a diventare un altro giocatore.
Prendiamo ciò che di buono sta facendo, consci dei suoi difetti ma fiduciosi che i suoi pregi possano essere finalmente dei reali plus da mettere al servizio della squadra e non un Graal da cercare con insistenza, tra mille peripezie.

Riguardo la partita, in verità, ho pochissimo da dire.
Andiamo dai lunghi, capitalizziamo poco all’inizio per la giornata molto da Joseph Blair di Joseph Blair: 0/6 ai liberi e Cantù che resta in scia.
Ma quando Gallinari si fa torcia, TJ aspira tutto quello che passa e si rilancia furiosamente verso l'altro canestro, Blair diventa sostanza e la difesa continua a produrre una prestazione convincente, Milano si stacca e la sensazione è che a fine secondo quarto sia già garbage time.
Non per presunzione, ma perché la Tisettanta è squadra veramente dimessa, senza nerbo, che si oppone con la vivacità e la grinta di un sacco vuoto.
E così ci sono altri 20 minuti di pilota automatico, turbati da un rigurgito orgoglioso di Cantù, che con Mazzarino e Jordan rientra a -10.
Tentativo subito frenato da Bulleri, Blair e dal redivivo Marko Tusek, che fisicamente è allo stato amatoriale ma ha in dotazione una mano veramente morbida.
Da sottolineare, ancora una volta, la presenza molto costante dei nostri due centri: Blair, giocando una sola volta alla settimana, riesce a incanalare al massimo le sue energie, disputando fino ad ora la migliore stagione in maglia Olimpia (e anche di gran lunga, secondo me).
TJ Watson è un reuccio, nel senso che se l’area colorata fosse un quartiere, lui sarebbe uno di quelli che ti aspetta, ti fissa con la faccia brutta e ti chiede “cos’hai da guardare?”.
Anche ieri porta a casa 11 rimbalzi in poco più di venti minuti: siamo a 8 carambole di media in 23 minuti di utilizzo. Un piccolo lusso al quale sarà difficile disabituarsi.

E sempre in tema di volo, crederci significa anche affrontare con convinzione la partita di domenica.
La prima, vera, difficile, tosta trasferta dell’anno.
Perché tra una settimana inizia il secondo campionato dell’Olimpia, dopo che questa prima parte si può archiviare con moderata soddisfazione e buoni margini di ottimismo.
In casa Virtus bisognerà capire se siamo pronti a rispondere presente, se siamo all’altezza di una stagione da protagonisti assoluti e non relativi.
Lo scorso anno, fuori casa, abbiamo sempre e solo rimediato figuracce contro le big.
Il successo non passa solo e necessariamente dalla vittoria: Bologna, sabato, ha perso a Siena destando una buonissima impressione e mettendo in cascina molta salutare autostima.
Per noi l’importante è dare un segnale forte. Se condito dai due punti, meglio ancora.
Astenersi passi indietro, questo l’obiettivo.

 
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