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SONO UNO STRONZO E ME NE VANTO

Post n°64 pubblicato il 29 Gennaio 2007 da JayVincent


Cosa dovrei stare qui a scrivere? Che è importante fare due punti? Che conta solo vincere?
No.
La cosa che conta è che anche ieri abbiamo giocato malissimo, vincendo solo perché di fronte a noi passava per caso una sottospecie di squadra senza capo né coda, ed è consolatorio vedere che in questo orrendo Campionato esista una forma di vita più involuta della nostra.

Che dite, esagero?

Si, esagero, infatti era uno scherzo.
Volevo immedesimarmi nella parte dell’integralista del basket, nello jihadista del bel gioco.
Come se dopo la Philips da corsa di Mike D’Antoni, che tanto piace al nostro coach, mi fosse stato proposto lo spettacolo di oggi.
Quantomeno, avrei chiesto di parlare con lo chef, chiedendo conto di uno scadimento così marchiano nella qualità dei piatti.
Invece, di questi tempi grami, ogni vittoria è qualcosa da tenersi stretto e caro.
E una vittoria in trasferta è addirittura oro colato.
Perché se avessimo tra le mani uno squadrone, riposta con fiducia nelle mani di un demiurgo e costruita da una società che opera con lungimiranza, forse potremmo anche stare qui a fare gli schizzinosi.
E invece noi siamo quelli che devono leccare il piatto, mangiare la carne grassa e filosa senza sognare il più delicato dei filetti alla Robespierre.
Vincere sul campo della Lottomatica non era nemmeno nei miei sogni più proibiti e infatti nell’ultimo articolo, la scorsa settimana, mi auguravo di avere almeno il piacere di commentare una sconfitta con qualche passo in avanti.
Invece, il basket è davvero strano, mi trovo a commentare una vittoria senza alcun miglioramento.
Forse, a tratti, l’attacco è andato meglio e la difesa è cresciuta di intensità, ma la verità è che al giorno d’oggi quando il tiro da 3 ti entra, puoi portarti a casa una partita senza uno straccio di gioco.
Diciamoci la verità: ieri, nei momenti importanti, ci hanno pensato le triple di Schultze e Garris a risolvere attimi di puro imbarazzo.
Soprattutto il canestro di Kiwi a pochi istanti dalla fine, fuori da ogni gioco, è stata la pietra tombale su una Roma brutta, ma così brutta da consentirci di essere corsari nel momento più delicato.
E allora prendiamo questi due punti e verifichiamo l’effetto che fanno.
Vincere aiuta sempre a creare entusiasmo, magari togliendo qualche scimmia dalle spalle larghe di Djordjevic e aiutando i ragazzi sul parquet a liberarsi dall’ansia da prestazione che li affligge piuttosto palesemente.
Ansia che sembra non tangere minimamente il nostro TJ Watson, uno che di complessi sembra proprio non averne.
È lui, con una partita di sostanza pura a darci la spinta: bimani affondate senza pietà, rimbalzi, ma anche palle recuperate e energia viva in mezzo all’area.
Travis è il braccio, insieme al già citato Schultze, autore di 5 triploni mortiferi in momenti chiave, in una squadra che difetta di mente.
E a proposito di testa sulle spalle, assolutamente fuori dalla logica le prestazioni di Dante Calabria e Nate Green.
Il primo non riesce a uscire da un periodo di sabbie mobili, ma quando hai una esperienza simile dovresti almeno evitare di chiuderti in un vicolo cieco con scelte, non parlo solo di qualità dei tiri presi, più che mai discutibili.
Il secondo, invece, mi è parso totalmente allo sbaraglio: Nate è un giocatore d’impatto, fisico e nervoso, uno in grado di accelerare. Il problema è che quando in campo non si sa cosa fare e dove andare, mettere la palla in mano a Green e stare fermi a guardare è come deragliare senza provare nemmeno a frenare.
Da mettere agli atti anche un Danilo Gallinari subito ai margini della partita, causa falli, e un Bulleri ancora non entrato per gli ormai noti problemi fisici.
Che il recupero del Bullo possa essere una carta da giocare? Si, no, ma anche boh.
Nel senso che con questa squadra non si sa più che strada prendere e ogni volta che si dice qualcosa si finisce con l’essere smentiti.
In conclusione, capitolo mercato: questa settimana dovrebbe chiudersi la telenovela Tourè, se Natali deciderà di girare a Capo d’Orlando i soldi risparmiati dall’ingaggio di Tusek.
Un innesto interessante, giocatore verticale e molto cresciuto tecnicamente.
Nella speranza che coach Djordjevic sappia come inserirlo nelle rotazioni senza troppi esperimenti.
Un po’ di energia è sempre benvenuta.

 
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