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« UNA SORPRESA IN SERBO?DUE CHE VALGONO »

TRAVOLTI DA UN INSOLITO DESTINO

Post n°79 pubblicato il 26 Marzo 2007 da JayVincent


Questa è la storia di un articolo già scritto, pochi minuti dopo la palla a due.
Un pezzo che doveva intitolarsi “Travolti dal solito destino”, il solito destino di chi va in trasferta a prendere l’ennesima sonora lezione con le medesime caratteristiche.
Niente attacco, reattività zero, la pericolosità di una biscia morta.
Un articolo che aveva i suoi prodromi nei brutti presagi del riscaldamento:
la faccia di coach Djordjevic, quella funerea di chi ha brutti pensieri e brutte sensazioni, il plotone di esecuzione societario accomodato dietro di lui, al gran completo, come si conviene nel momento delle grandi decisioni.

Palla a due e la sensazione è quella di assistere alla proiezione de “Il giorno della marmotta”, quel film in cui ogni mattina si ripetono le stesse cose, gli stessi avvenimenti, le stesse situazioni.
La boccia è immobile, non c’è aggressività e nemmeno il tempo di mettersi le mani nei capelli che Danilo Gallinari è già in panca con due falli che fanno pensare male.
Poi, nel momento in cui Sasha Djordjevic è un allenatore esonerato, accade qualcosa.
Sul punteggio di 23-9, con una Fortitudo dilagante, Dante Calabria spara tre triple di fila in chiusura di primo quarto.
Sasha si rigioca il jolly Gallinari accoppiandolo con la carta Bulleri, ed è subito scopa: Danilo non esce dalla partita, anzi, fa irruzione con un canestro strepitoso e un triplone da urlo, Bullo è quello che dovrebbe sempre essere, arrembante, dirompente.
Il parziale biancorosso è di 32-7 e i fantasmi si accomodano tutti sulla panca di Ataman, che ci mette ampiamente del suo togliendo dalla partita il duo Norris-Thomas, presentando un Edney incomprensibile e un Moiso appena svegliatosi.
All’intervallo il margine è ridotto a 4 punti, ma il brodo è caldo, caldissimo.
Negli ultimi due quarti succede tutto e il contrario di tutto: la Fortitudo risorpassa, prova a staccarci grazie ancora alla prova maiuscola dell’ex afro Moochie e all’immarcabilità di un Mancinelli che ha preso in dote i tiri di Bluthenthal.
E quando Bologna torna a +6 e sembra vedere il traguardo, ci pensa ancora un immenso Dante Calabria a prendersi responsabilità, punti e vittoria.
Con quel ruggito da vecchio leone, magari un po’ spelacchiato e stanco, ma orgoglioso.
Come ho già scritto più di una volta, sono personalmente molto felice per lui, che ha sofferto fisicamente e forse anche per una mancanza di fiducia che certamente non lo ha aiutato.
Mi resta la convinzione che Dante sia un ago della bilancia sensibilissimo per il destino della nostra stagione, quel giocatore che può fare la differenza e può fare le veci del cecchino che ci manca.
Naturalmente non sui 40 minuti, perché età, fiato e fisico non lo consentono, ma in quei minuti che gli devono essere cesellati attorno.

Ecco qui la storia dell’insolito destino, quello che probabilmente nessuno si aspettava dopo l’inizio devastante in senso negativo, dopo la settimana tesa, le voci di corridoio e la tensione palpabile.
Il destino insolito di chi non ha mollato, non ha giocato per scaricare qualcuno, non ha voluto abbandonarsi a una storia già scritta.
Questa si, secondo me, può essere una vittoria di quelle importanti: non voglio scrivere altro per scaramanzia, per non illudermi e non dovermi poi trovare a fare dolorose retromarce.
A chi obbietta che questa vittoria arriva sul campo di una squadra disastrata e allo sbando, attribuzioni verissime e assolutamente oggettive, rispondo che noi non eravamo messi tanto meglio.
Rispondo che a mio parere il momento vissuto dalla squadra, visto dall’interno, era quello dell’ultima spiaggia.
Psicologicamente e mentalmente.
Dico che una sconfitta poteva essere lo smottamento che innesca la slavina.
E avere avuto la forza di girare il destino è qualcosa da tenersi stretto e caro, nonostante il gioco resti latitante, nonostante Garris non abbia convinto, nonostante Green faccia sempre il Green fuori dallo spartito, nonostante ci manchino un lungo e un piccolo, nonostante le disgrazie dirigenziali, come nella migliore tradizione, siano sempre in due e sono sempre accompagnate.
Nonostante tutto, l'urlo di Dante è stato l'urlo di ribellione di tutta una squadra.
E speriamo che l'eco di questo urlo si possa sentire molto, molto lontano.

 
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