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LA DISLESSIA

Post n°96 pubblicato il 23 Maggio 2007 da JayVincent


Sindrome infida la dislessia, un disturbo che colpisce circa 1.500.000 di persone in Italia.
Si manifesta con la difficoltà o l’impossibilità di leggere o scrivere correttamente e fluentemente: c’è chi scopre di essere dislessico in età infantile, sui banchi di scuola, chi solo in età adulta, magari davanti a un computer.
E c’è chi lo scopre su un campo da basket, in un martedì sera di fine maggio, non riuscendo né a leggere la più semplice delle partite né riuscendo a scrivere una storiella facile facile, con tutto il rispetto dovuto a Varese che è pur sempre avversaria volenterosa e determinata.
Basterebbe riprendere in mano la minuta delle prime due gare della serie e copiarla paro paro, ma chi fatica a leggere ci impiega il quadruplo del tempo, tempo nel quale Magnano riesce a piazzare il trappolone.
Trattasi di una mossa alla disperata, battezzare i tiratori per intasare l’area, cercando di evitare il linciaggio dei lunghi da parte di Travis Watson e quel che resta di Joseph Blair.
L’inizio è quello giusto: Royal Rumbe Travis scotenna Galanda, segna 4 punti in un amen e chiude il primo quarto con 7 rimbalzi: Milano sembra in grado di allungare e incanalare subito la partita sul binario giusto, con le penetrazioni di Bulleri e le volatone di Nate Green.
Poi succede l’imponderabile: la partita gira, sale Holland, Djordjevic propone un solo lungo e, giocoforza, quando non è Watson è la reattività da defunto di Blair.
Ci sarebbe da domandarsi il perché di questa lettura, a costo di passare tutta la giornata chiusi in un buio ufficio con la lampada da tavolo puntata.
Ci sarebbe da capire che bisogno c’è di tirare 22-volte-22 da tre punti quando non ti entra nemmeno per sbaglio.
Perché? Perché ricorrere al piano B quando il piano A si è dimostrato affidabile?
Perché la nostra coppia di lunghi mori mette insieme 5 tiri dal campo quando ne aveva presi, ad altissima percentuale, quasi 30 nelle prime due puntate?
Forse perché Magnano ha messo in area i corpaccioni di De Pol e Capin? Roba da far tremare le mutande, mi rendo conto.
Mettiamoci poi, ma solo in secondaria, quel tragico 1/22 da tre punti, che però mi colpisce relativamente; io capisco la necessità di giocare esterni quando hai una jena come Ben Eze, ma nel momento in cui i due lunghi che ti si oppongono sono De Pol e Fernandez, sbatti tutta la carne che hai in pitturata e poi chi si è visto si è visto.
È la prima volta in stagione che Varese non ha un lungo fuori per falli e anche i minutaggi, a mio parere, sono un dato interessante.
Del resto anche coach Djordjevic in conferenza stampa lo dice: “ho giocato con un solo lungo, forse avrei dovuto impiegarne due”.
Forse. Speriamo che entro venerdì si riesca a uscire dalle sabbie mobili della terribile decisione di come affrontare gara-4, se come le prime due o come la terza. Roba da non dormirci la notte, non invidio il nostro staff.
Ma siccome non vorrei mai dare la sensazione che la dislessia cestistica attanagli solo il nostro coach, forse è bene chiarire che l’infido difetto colpisce a tappeto il roster Olimpia.
Ad esempio, il buon Nate Green.
Io insisto, attirandomi le antipatie dell’intero mondo biancorosso: uno come Green sa leggere le partite? Per me no, è uno dei giocatori più cestisticamente ignoranti che io ricordi di avere visto.
Ciò non significa che non abbia delle qualità, anzi.
Però quante volte uno come Green cambia veramente le partite? A mio parere il più delle volte finisce con il non essere determinante, elidendosi tra apprezzabili volate e grossolane vaccate.
Le occasioni in cui veramente sposta l’ago della bilancia, e lo fa pendere decisamente, sono distribuite abbastanza equamente tra i due piatti.
Rispetto, naturalmente, i pareri opposti, capisco che uno atletico e minimamente brillante in un reparto di anziani sembri Flash Gordon, però tendenzialmente direi no a una sua riconferma.
O, almeno, no in un roster privo di testa e gioco, perché Green può avere un senso quando ci sono dei paletti ben piantati, quando ha in mano la sua particina da recitare, non quando deve andare a braccio.
Ma anche qui, lungi da me pensare che Nate Green sia stato il problema di ieri sera.
Sto circumnavigando una situazione molto più ampia, e il prossimo porto è quello di Calabria.
Ora, chi ha la bontà e l’indomito coraggio di leggermi sa bene che sono un baluardo, un difensore del nostro Dante, cui sono sinceramente affezionato.
Però se oggi Dante è questo, si abbia il coraggio di tenerlo seduto in panchina, anche per tutti i 40 minuti.
Per quanto uno possa avere dedicato pensieri peccaminosi a una meravigliosa pin up, non può pensare che il tempo sia galantuomo.
La storia di Dorian Gray era letteratura, non vita vera. Io soffro sinceramente nel vedere la parodia del giocatore che è stato, quello di ieri sera pareva un imitatore da Bagaglino, dozzinale e volgarotto.
Se poi si tratta della maledetta schiena, c’è ancora meno da fare. Puoi battere quelli con più fisico del tuo, puoi battere i tifosi da parterre che ti sfottono, ma non puoi battere l’età e gli acciacchi.
Lo dico con la tristezza vera nel cuore, ma il bene comune deve avere la priorità ed essere l’unico credo da recitare.
In conclusione, ultima stazione della Via Crucis, Bulleri e Garris: banali, banali e scontati nel deludere quando dovrebbero cambiare il passo e invece offrono il solito campionario di errori che ne ha segnato tutta la stagione.
Matteo, non puoi stupirti della palla persa uno contro zero perché questo numero lo abbiamo già visto e francamente non ci trovo nemmeno un briciolo di originalità.
Così come trovo ormai noiose le mancate letture di Garris, le sue infrazioni e le palle perse: sono un foglio di carta carbone di 15x28 metri, srotolato ogni volta o quasi.

E allora, pensate io sia negativo dopo tutto questo popò di pentola a pressione? No.
Io credo che questa squadra possa vincere a Masnago. In primis perché non voglio nemmeno pensare che gara-4 verrà letta e condotta come ieri.
In secondo luogo perché, anche numerologicamente, sarà ben difficile ripetere la pessima serata balistica. E se Varese ripeterà tatticamente la partita che gli ha dato il punto dell’1-2, mi auguro avrà risposte differenti.
Alla peggio ci sarà gara-5, domenica, a Milano.
Il modo migliore per complicarsi la vita, per arrivare spalle al muro e giocarsi una stagione con i patemi.
Ma, anche qui, di cosa stupirsi? E' il leit motiv della nostra stagione.
Forse ero stato io troppo sciocco a chiudere il pezzo dell’altro giorno augurandomi una discesa dalle montagne russe.
Forse io per primo non so leggere...

 
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