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Post n°16 pubblicato il 02 Aprile 2011 da MariaAlfonsinaArrigo
 

ROMANZO DA COSTRUIRE

  

 

Per scrivere un'opera letteraria ci vuole identità tra lingua e pensiero, anche se spesso si deve fare i conti con l'inadeguatezza.

I requisiti più immediati per scrivere un romanzo sono: 1) lo spazio o più semplicemente l'ambientazione ( paesaggi, luoghi interni ed esterni ), 2) i personaggi, 3) la trama espressa attraverso descrizioni di stati d'animo e dialoghi, 4) il tempo.

Un romanzo colpisce di più se è espresso attraverso una serie di immagini. Le immagini possono essere rappresentate ed evocate.

Scrivere è il tentativo orgoglioso di puntare all'identità tra l'immaginazione e il linguaggio. Ma in realtà c'è una inadeguatezza continua tra ciò che si pensa, si immagina e ciò che si scrive. Secondo Giacomo Devoto si sostituisce nella creazione artistica al principio dell'identità quello del ritegno.

Il ritegno è quella prudenza, quella misura, quel riserbo dello strumento linguistico di fronte alla sovranità dell'intuizione, che meglio si giova di una inadeguatezza destinata ad essere integrata dal lettore che di una sovrabbondanza nella quale il lettore debba fare una macchinosa e arbitraria cernita preliminare.

Sull'ambientazione, sui personaggi, sulla trama e sul tempo c'è la scelta personale dell'autore che nessuno studio critico o lezione di scrittura creativa può dare una precisa direttiva.

E' importante distinguere soltanto tra tempo semantico e tempo sintattico. Proust ad esempio tra una domanda e una risposta fa passare sette pagine di considerazioni che hanno la loro giustificazione non nella insindacabile sovranità dello scrittore e della sua ispirazione, ma è una opposizione obiettiva: per essa, di fronte al potere miracoloso del tempo psichico ( e cioè della sfera semantica ) di condensare in un intervallo insignificante fra una domanda e una risposta di natura banale ( i rumori, il sonno ) una fiammata di immagini e di intuizioni, sta la grammatica che se vuole essere esauriente deve distenderle nel tempo sintattico tipico suo, cioè in sette pagine.

Lo stile di un romanzo può essere magnifico o sublime, mediocre, umile; purché sia una scelta operata razionalmente dall'autore.

La narrativa richiede chiarezza di pensiero, limpidezza espressiva, essenzialità dell'opera, cioè tutto ciò che si scrive è necessario, nessuna concessione al superfluo.

I piani del racconto o romanzo possono essere: narrativo, dialogato e autobiografico.

Stefano Zecchi in "L'incantesimo" riesce a scrivere pagine senza inserire una battuta di dialogo.

I piani di una prosa si esplicano attraverso i discorsi diretti ( dialoghi, azioni ),i discorsi indiretti ( dialoghi riferiti, azioni riferite ), i costrutti indiretti liberi che talvolta possono chiamarsi discorsi indiretti calati nel soggetto.

Discorso diretto = racconto dialogato

Discorso indiretto = dialogo, evento raccontato.

La trama può essere raccontata da diversi punti di vista: in prima persona, in terza persona e in terza persona immersa.

Io personalmente scrivo di solito in terza persona, anche se non è una tecnica ostativa ad altre forme ( nella mia ricca produzione annovero infatti romanzi e racconti scritti in prima persona, tra cui spicca il mio primo libro edito Viaggio di ritorno ). In alcune mie recenti opere uso una commistione che ha sua suggestione: faccio parlare in prima persona o in terza persona un personaggio, poi a un certo punto passo rispettivamente alla terza persona o alla prima persona. In questa maniera creo un'aspettativa, rompo con degli schemi, esplico delle riflessioni entro da padrona nelle realtà degli altri personaggi.

Il linguaggio narrativo si serve di strumenti grammaticali ed espressivi per chiarire i toni di voce, le emozioni, gli eventi.

Secondo una lista dettata da G. Devoto  (Nuovi studi di stilistica ) essi sono:

L'Inciso

La Deviazione

Il Discorso diretto

L'Individualità del periodo

La Continuità e le insistenze

Le Associazioni di suoni

Gli Ausili grammaticali [cioè Interpunzione intellettuale ( punto e virgola, due punti ) e Interpunzione affettiva ( punto esclamativo e i puntini di sospensione ) ]

L'Ironia

Il Grottesco

Le Antitesi minori

Le Preziosità e gli arcaismi

Il Vuoto stilistico

Il Ritegno e l'Epos

La Genericità e le Astrazioni

Gli Attributi ( abituali, singolari, questi ultimi ripetuti perdono la loro efficacia, superflui, sintetici, gruppi di attributi )

I Tecnicismi ( linguaggio tecnico, amministrativo, sindacale, di ingegneria, di geometria, di fisica, di geologia, di idraulica - Linguaggio medico anatomico - Equivalenze non tecniche - Certe espressioni telegrafiche rientrano nel tecnicismo - Formazioni occasionali di parole in -oide )

Gli Espressivismi ( Espressività pura o onomatopea, espressività e grossolanità in sé, espressività relativa, gergo )

Le Derivazioni ( parole, suffissi di derivazione, prefissi )

Gli Errori ( Non tutte le novità di un autore sono errori, ma quando le novità si sovrappongono a costruzioni tradizionali senza arrivare ad imporsi allora errori nascono ed errori rimangono. )

Un romanzo in base alla mia esperienza diretta richiede tempo e pazienza. Si può scrivere di getto, ma sempre si deve lavorarci intorno per revisionarlo, per dargli una veste attraente. Un romanzo è come una creatura all'inizio della sua vita, ha bisogno di cure e di attenzioni altrimenti si rischia di farne degli aborti mostruosi o delle persone idiote. Un romanzo è un aborto quando non giunge alla maturazione prevista, è una persona idiota quando è un coacervo di banalità.

Fuori della metafora: un vero romanzo deve rispondere alle esigenze logiche interne e alle aspettative del lettore. Quando un libro ha una sua consistenza ed identità precisa si è raggiunto lo scopo. Può contenere delle ingenuità, delle cadute di tono ma ha una sua dignità, una verità da comunicare. Insomma come tutti gli uomini può avere più o meno successo nella vita, ma è un fattore aleatorio che non dipende da lui. Un romanzo dignitoso si può costruire se si vuole, ma senza illusioni: senza talento innato non bastano mille lezioni o possedere una cultura enciclopedica.

                                                                    MARIA ALFONSINA ARRIGO

 
 
 
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