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L'EGOISMO E I MALI DELLA SOCIETA'

Post n°11 pubblicato il 18 Gennaio 2011 da MariaAlfonsinaArrigo
 

Premessa

 

Io sono propensa a credere che il mondo intero con le sue lotte di sopravvivenza - come vengono chiamate quelle azioni disoneste o quasi di cui l’uomo moderno si macchia trovando giustificazioni appunto nella fatale lotta della sopravvivenza – siano causate da un profondo ed atavico egoismo di bestia, per cui non valgono i ragionamenti di uomo civile. E come civiltà si intende non tecnologia, perché la vera civiltà è quando l’uomo raggiunge l’accordo perfetto tra l’ambiente e gli altri uomini che lo circondano. L’egoismo è la chiave di tutto e lo dimostrerò illustrando quelli che sono considerati i mali della società.

 

***

La fame e l’indigenza – Saltando ogni convenevole affronto un problema alquanto scottante che spero provocherà in chi mi leggerà una giusta presa di coscienza. Sì, adesso vorrei parlare di qualcosa che, noto, se ne parla poco o con un certo irritante pietismo, cioè la fame nel mondo. Ventimila esseri umani muoiono ogni giorno di fame in quelle zone depresse dell’Asia, dell’Africa e dell’America Latina sbrigativamente denominate Terzo Mondo, con eguali diritti di vita come i nostri. Morire di fame è una frase iperbolica che usiamo quando il pranzo ritarda di cinque minuti! Mentre è una realtà drammatica per ogni bambino asiatico o africano o sudamericano. C’è un popolo che soffre la fame? Allora esiste uno sporco profittatore che si trova all’altro capo del mondo; è inutile negarlo.

Non mi sembra che l’indifferenza attuale sia un vero atteggiamento cristiano ” Avevo fame e mi deste da mangiare “ dice Gesù nel Vangelo spiegando che quello che facciamo ai nostri simili è come se l’avessimo fatto a Lui. Non è giusto che tanta gente muoia letteralmente di fame , perché gli uomini cosiddetti civili preferiscono spendere i loro miliardi per l’occupazione del tempo libero e la funesta corsa agli armamenti invece di soccorrerli.

Ci sono tanti modi di morire, ma che un uomo muoia di fame è orribile, disumano, perché vuol dire che noi con la nostra feroce ed egoistica ingordigia non l’abbiamo soccorso in tempo.

Questo è il più terribile egoismo fra quelli che animano gli uomini. Lo sanno gli uomini cosa vuol dire morire di inedia? Ecco il processo: il corpo di un uomo per vivere ha bisogno di un alimento che lo nutra dandogli la forza di sopravvivere, quando questo è insufficiente o addirittura manca  il corpo giorno per giorno deperisce; le ossa sporgono dai panni laceri e gli occhi si infossano nelle orbite perdendo così ogni vigore e cade per le strade o in tuguri inabitabili come le carcasse elle bestie. Alla fine resta solo la pelle avvizzita e piena di pieghe come una specie di sudario che copre lo scheletro; e il corpo si copre di croste schifose che incanutiscono i capelli, anche nei bambini di pochi anni, proprio per questo gli indigeni la chiamano la “morte bionda”. Dopo le prime settimane non c’è più la fame rabbiosa che spingeva a mangiare anche le cose più ributtanti ( topi, rospi, scorpioni, ecc.) e neanche il dolore delle viscere che si contraggono spasmodicamente per la fame, non si soffre più e si vuole soltanto dormire, finché il donno non si tramuta nel sonno eterno della morte. Spesso si muore di malattia prima di spegnersi per mancanza di cibo; infatti la denutrizione apre la porta alle malattie, tutte mortali perché il corpo debole non ha più nessuna difesa contro il male. Chiedere perdono di aver parlato di questo significa essere anch’io una vile egoista, che non vuole affrontare una situazione difficile per timore dei fastidi che ne può ricavare. Interessarsi dei problemi sociali che travagliano  il mondo, questo nostro piccolo e infelice mondo, è dovere di tutti gli uomini che apprezzano  fregiarsi del titolo di “uomini” e non automi privi di anima! Perciò vado avanti con un altro problema dello stesso tipo della fame, cioè l’indigenza nei paesi più sviluppati che avvolge le città ricche con una fascia di miseria dolente.

Ogni città o agglomeramento di individui ha un quartiere povero che viene trattato come una naturale parte di colore del panorama. Il ricco  o almeno il benestante ignora questi uomini come se non esistessero , invece la miseria  in cui vivono è qualcosa d’altamente drammatico. Non intendo ricercare solamente le cause sociali perché esistono simili ingiustizie, ma anche accusare l’egoismo di quelle classi privilegiate che credono di avere il diritto incontestabile di godere tutti gli agi senza minimamente pensare che intere famiglie vivono in stamberghe, che anche una bestia rifiuterebbe, tirando la cinghia e soffrendo la fame perché il lavoro manca o tutt’al più è insufficiente. Forse la condizione di questi poveri dei nostri paesi è più tragica di quelli del Terzo Mondo poiché vivono in paesi civili, perciò ricchi. Fanno testo gli Stati Uniti d’America, l’Inghilterra, la Francia e anche l’Italia. Quello che fa ridere o piangere sono le statistiche così aride che dicono: “Lo stato del benessere ha raggiunto un notevole sviluppo, il cittadino medio possiede beni immobiliari e ha un reddito superiore, mai raggiunto in altri tempi; insomma la prosperità ha raggiunto tutti i livelli.” E la classe povera? “ Sì, c’è ancora, però è in minoranza. “ Minoranza? che bella consolazione! Vuol dire che milioni di uomini in confronto ad altre centinaia non ha il necessario: ecco la verità. Chi non conosce la famosa storiella sulla statistica, che è terribilmente corrispondente alla verità? (Tu mangi due polli e la statistica dirà che abbiamo mangiato un pollo ciascuno ).

La questione è grave. Pensiamo  se è accettabile una società moderna che spendendo i suoi miliardi nelle cose più futili lasci nell’ignoranza e nella povertà tre quarti di popolazione! E questa società sei tu ricco, proprio tu che dimentichi facilmente i messaggi ammonitori della tua coscienza di fronte a un povero. Ma sì chiuditi gli occhi , reggiti la benda che ti acceca, perché se una sola volta guarderai in faccia il tuo prossimo infelice nelle baracche non potrai più godere della tua incosciente felicità di proclamarti infelice, sull’orlo dell’esaurimento nervoso perché non hai nulla da desiderare. Le disuguaglianze delle classi è necessaria forse per l’armonia di una civiltà progressista, però se si vuole che quest’armonia sussista davvero bisogna che tutti – dico tutti – abbiano il necessario e se poi qualcuno sarà più ricco non ha importanza, l’importante è non tirare troppo la corda dell’oppressione e dell’egoismo, affinché il povero non diventi un’arma vivente contro il ricco. Sì è l’egoismo del ricco che ignora o disprezza il povero a creare le cause sociali dell’indigenza . Non è egoismo dite?Allora cos’è che vieta al ricco di privarsi del superfluo, che non lo danneggerà, per sfamare e dare delle case decenti a degli uomini che non hanno i suoi stessi diritti? La fame e la miseria nasce dall’egoismo, più orribile e disumano che esista, perché sfrutta il più sacro dei diritti, cioè quello della vita.

 
 
 
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