Omotossicologia.
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Post n°12 pubblicato il 04 Novembre 2006 da conterossonuovo
Discussione a) Il drenaggio. E’ importante associare alla terapia formulata un buon drenaggio(7) che in omotossicologia assume un significato molto ampio, infatti rappresenta una vera e propria “filosofia terapeutica”. Per drenaggio si intende una attivazione di tessuti od organi ad attività emuntoriale per l’escrezione aspecifica di fattori tossici e questo si distingue dalla detossificazione intendendo con questo il processo volto alla neutralizzazione ed eliminazione dai tessuti di tossine specifiche. I farmaci drenanti possono essere considerati come rimedi che, in base alle proprie caratteristiche di composizione e struttura omeofarmacologica possono svolgere, a seconda dei casi, funzioni di ripristino, regolarizzazione, stimolazione dell’attività escretoria degli organi emuntori. Mantenere l’organismo drenato, ossia libero da tossine, è un presupposto imprescindibile sia per la conservazione dello stato di salute che per una maggiore efficacia delle terapie. I farmaci di drenaggio non possono avere un utilizzo universale, ma devono essere scelti nel rispetto dell’individualità biotipologica del paziente e solo dopo una precisa diagnosi clinica sulla funzionalità degli organi emuntori. b) Il regime dietetico. 1) Eliminazione dei fosfati alimentari. Attenta considerazione è stata posta per il problema dei fosfati alimentari che tanto ruolo svolgono sull’incremento della DCM (Disfunzione Cerebrale Minima), tra la popolazione giovanile, sindrome in rapida ascesa nei paesi maggiormente industrializzati dove viene fatto frequente uso di alimenti contenenti fosfati utilizzati come conservanti, stabilizzanti, coloranti,ecc.Tale sindrome, che è strettamente correlata al quadro del bambino iperattivo e violento caratteristico della AS) si presenta in soggetti particolarmente predisposti verso le intolleranze ai fosfati, spesso non riconosciute o sottostimate, con il classico quadro clinico dell’iperattività e del disturbo del comportamento. L’apporto giornaliero di fosfati con l’alimentazione, nell’adulto è di 750 milligrammi di fosforo, mentre l’apporto effettivo viene valutato in 1570 milligrammi al giorno, variabile con il crescente consumo di alimenti prodotti industrialmente. Reputati generalmente innocui, i fosfati sono utilizzati dall’industria alimentare come additivi tecnologici per le loro eccellenti proprietà come tamponi, emulsionanti, leganti l’acqua, sequestranti di cationi polivalenti; sono presenti anche nell’industria dei prodotti carnei come sali d’impasto, nei formaggi fusi come sali fondenti, nelle minestre, salse, creme, nella cioccolata come emulsionanti, nelle farine, nei prodotti alimentari in polvere come antiagglomeranti, nella panetteria come lieviti artificiali(32). I fosfati come l’acido fosforico, l’acido citrico e l’acido malico attivano le carboanidrasi e condizionano altri disturbi, oltre la DCM, quali le allergie cutanee e delle mucose che regrediscono con la riduzione dell’alcalosi in seguito alla riduzione dell’apporto, e successiva eliminazione, degli stessi. Discussa è l’azione della fosfatemia sul metabolismo osseo. E’ pertanto la stretta correlazione esistente tra fosforo e calcio che in questi casi predilige l’eccesso di fosforo sul calcio (che invece dovrebbe essere presente in un rapporto 1:1)a creare un ottimo terreno per l’instaurarsi della DCM caratterizzata dalla costante alcalosi metabolica. La malattia ha esordio nel bambino piccolo sotto forma di disturbo del gioco, prosegue nell’età scolastica sotto forma di disturbo dell’apprendimento, aggressività, violenza fino a scaturire in atti criminosi nel giovane-adulto se non curato. |
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