l'ondacaldala speranza di una spinta |
Il guerriero della luce ha bisogno di tempo per se stesso. E impegna questo tempo per il riposo, la contemplazione, il contatto con l'Anima del Mondo.
Anche nel pieno di un combattimento, egli riesce a meditare.
In alcune occasioni il guerriero si siede, si rilassa e lascia che tutto ciò che sta accadendo intorno continui ad accadere. Guarda il mondo come se fosse uno spettatore, non tenta di crescere nè di sminuirsi, ma di abbandonarsi al movimento della vita senza alcuna resistenza.
A poco a poco, tutto ciò che sembrava complicato comincia a diventare semplice.
E il guerriero se ne rallegra.
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Le scimmie hanno le parole per dirlo
Post n°73 pubblicato il 25 Maggio 2006 da maredolce72
Una razza di cercopitechi non solo comunica verbalmente, ma mette insieme parole, associandole con mutevoli significati .Nel Gashaka Gumti National Park, in Nigeria, esistono dei primati che vivono in piccole comunità famigliari guidate da un maschio dominante, che veglia principalmente su due nemici: le aquile e i leopardi. I putty-nosed monkeys (così si chiamano) dicono «pyows» e «hacks», per dire rispettivamente «attenti c'è un leopardo» e «attenti, c'è un'aquila». Ma queste scimmie possono anche scegliere di emettere entrambi i suoni in sequenza, e in tal caso il significato è «andiamo». Parecchi «pyows» seguiti da qualche «hacks» esprimono invece l'esortazione più precisa a recarsi in una zona più sicura, e in un contesto particolare le due parole associate significano «andiamo in un posto dove ci sia da mangiare». Il senso della costruzione verbale muta anche a seconda della distanza, del grado di pericolo e persino dell'ambiente. La locuzione divenuta famosa come «pyow-back sequence», molto studiata dai ricercatori dell'Università britannica di St Andrews, dimostra come anche tra gli animali ci sia un esempio, pur semplicissimo ma nient'affatto casuale, di sintassi. Gli studiosi hanno simulato la bizzarra sequenza, organizzandola in tutte le sue differenti combinazioni, trasferendola in diversi contesti e studiandone l'effetto sui primati nigeriani. La scoperta, pubblicata su Nature , li ha entusiasmati: i cercopitechi parlano e, a modo loro, costruiscono delle frasi. Come spiega l'Independent, si tratta del primo esempio di non-umani in grado di organizzare una vera e propria locuzione fatta di suoni la cui accezione muta a seconda del contesto. Ma animali che comunicano, anche in maniera evoluta, ce ne sono molti. Lo fanno gli uccelli, soprattutto nel corteggiamento (di cui sono notoriamente maestri), le balene nell'accoppiamento e i rospi quando ritornano alle acque natie, con afflato nostalgico. I delfini utilizzano una specie di dialetto tra amici che diventa un segno di riconoscimento tra membri dello stesso gruppo. Ciò che si è sempre pensato mancase alle specie animali è l'abilità linguistica e intellettiva di organizzare un qualcosa di vagamente simile a una preposizione. I putty nosed monkeys hanno riscattato i non umani anche in questo. |
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