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Il Nobel all'Anti-Bush

Post n°289 pubblicato il 13 Ottobre 2008 da maredolce72

''Il mio credo e' che se un editoriale o un fondo non fanno decisamente arrabbiare un notevole numero di persone, l'autore ha sprecato lo spazio concesso'': e' il premio Nobel per l'Economia, Paul Krugman, a spiegare in prima persona la sua ormai decennale presenza come editorialista del New York Times.
Il suo 'Economia Internazionale' e' uno dei libri di testo piu' diffusi, anche nelle universita' italiane, grazie alla 'nuova teoria del commercio', poi evolutasi nella 'Analisi dei modelli di commercio internazionali' in cui determina gli effetti del libero scambio e della globalizzazione e che gli e' valsa il premio Nobel.
'La deriva americana' e' la traduzione italiana di una raccolta di suoi articoli in cui muove critiche a quel ''pericoloso gruppo di potere rivoluzionario'' che, sostiene, sta rovinando gli Stati Uniti. Acceso sostenitore della sanita' pubblica e detrattore dell'abolizione della tassa di successione, il neo premio Nobel, in anticipo di anni rispetto a quanto sarebbe successo con la crisi dei mutui, aveva piu' volte sottolineato, citando gli esempi dei fallimenti di WorldCom ed Enron, che un sistema di libero mercato non e' in grado di funzionare correttamente senza gli adeguati controlli. E non e' un caso che anche nel suo editoriale odierno, quand'era ancora ignaro del premio che lo attendeva dall'altra parte dell'oceano (''sono corso a farmi una doccia per la conferenza stampa'', il suo primo commento), Krugman abbia speso parole positive per l'iniziativa inglese del premier Gordon Brown per fronteggiare la crisi dei mutui, bocciando invece senza mezzi termini il piano Usa: invece di rinazionalizzare le banche - ha scritto - il ministro Paulson ''ha scelto di acquistare i titoli tossici, basandosi sulla teoria che... beh, non e' mai stato chiaro quale teoria fosse''.

 
 
 
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