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PARIS-DAKAR, l'Africa che non esiste più....


Si, io c'ero, no, che avete capito, c'ero nel senso che quando iniziava la gara motociclistica avventurosa più famosa del mondo, nel lontano 1979, avevo 21 anni e la moto era la mia passione più grande che si realizzava nel sogno della Parigi Dakar.Sul numero 2 - febbraio 2018 di MOTOCICLISMO d'Epoca attualmente in edicola c'è il più bell'articolo che abbia mai letto dedicato a questa gara nella sua formula originale, quella africana, da pag.102 a pag.123 ben 21 pagine con foto, anedotti, storie personali, tragedie e racconti romantici, alcuni per me, che di questo periodo conservo tutto, addirittura inediti.A quei tempi la gara era un'avventura che chiunque poteva sognare di fare, i privati erano ancora tali e soprattutto nelle primissime edizioni partecipavano con moto pressochè di serie modificate solo per l'uso impegnativo che dovevano sostenere, anche quelle ufficiali partivano da modelli di serie, tanto che ogni anno non vedevamo poi che venissero messe in produzione sperando di potercele comprare.Fu grazie alle vittorie di Auriol con la G/S che decisi di comprarmi la R80G/S, impegno economico a quei tempi non trascurabile che riuscì a realizzare grazie alle stagioni estive in cui andavo a lavorare come cameriere per poi riprendere gli studi a settembre, da lì è poi iniziata la mia grande passione per il mondo BMW, per le enduro stradali, per i viaggi avventurosi in terra africana e non solo che ancora oggi faccio con le mie giesse.
Negli anni 80 Internet non esisteva, i cellulari nemmeno e l'unica fonte di notizie sulla Parigi Dakar era qualche strimizzita notizia alla radio in coda ai comunicati sportivi e in TV solo quando qualcuno ci lasciava "le penne", unica "reliquia" per informazioni approfondite era Moto Sprint, la sola rivista che con uscite settimanali ti fiondava 3 numeri sulla gara aggiornati e che correvo a comprare in edicola appena consegnato.Con il tempo ho avuto la grande fortuna di conoscere chi la Dakar a quei tempi l'ha fatta davvero e con loro sono poi ritornato in Africa: Toni Merendino, Bruno Birbes, Alberto Alberti e diversi altri, sono stato anche in Marocco con chi fa la Dakar di oggi, Alessandro Botturi, gran pilota che nell'edizione 2018 si è dovuto ritirare per una caduta.Tutte persone di grande carisma, veri sportivi e Motociclisti con la "M" maiuscola parlando con i quali ti rendi conto che la Dakar è davvero unica come gara, sono esperienze che ti rimangono dentro, non è solo una passione, è una "malattia buona" e quando partono a raccontarti le loro avventure vorresti che non finissero mai.
Tra questi l'Ing. Alberto Alberti, con cui sono amico da tanti anni e con il quale ho condiviso viaggi in Africa e in Europa, compare nell'articolo come uno degli ultimi ad avere visto Thierry Sabine vivo prima che si schiantasse con il suo elicottero nel deserto, era in gara come assistenza veloce Cagiva su una Land Rover con su motore "Range" (nell'articolo è riportato erroneamente su Camion) e chissà perchè questo episodio non me l'aveva mai raccontato, anche lui dipinge Thierry come una persona dal carisma unico che ha pagato a caro prezzo la sua audacia.Insomma, è una rivista che se siete come me negli "anta" dovete assolutamente andare a comprare, di corsa, e forse leggendola vi prenderà un po' di nostalgia per tempi che oggi non verranno mai più, chi li ha vissuti direttamente o indirettamente, credetemi, è stato un "privilegiato".Se volete continuare a divertirvi comunque non c'è bisogno della Dakar, nel calendario uscite a destra di OnTheAir troverete tanti bei tour sia on/off road che stradali, spero di incontrarvi in qualcuno.Buona strada da Alex OnTheAir.