Creato da rockdreamer il 05/01/2005
VIAGGIARE CON LA MENTE.Qualche volta si ha l'impressione,viaggiando,di andare a picco,di avere la nebbia intorno a se'.Viaggiare e' un istinto,una inquietudine,un movimento che viene da dentro che spinge ad andare

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Post N° 423

Post n°423 pubblicato il 28 Giugno 2006 da rockdreamer
 
Foto di rockdreamer

TALKIN’ NEW YORK BLUES 4





solo? ah sì ma sono i fiori e gli specchi di fiori
che ora incontrano la mia solitudine
e la mia sarà una forte solitudine
che svanirà nelle profondità
degli abissi della mia libertà
e quella, allora, resterà la mia canzone

Robert allungò il braccio.Il letto era vuoto.
Si sollevò un po’ dal cuscino.Vide che c’era un biglietto scritto a pennarello appoggiato alla piccola lampada vicino al letto “ciao....tornerò dopo le sei”
Avvertì ancora il calore di quelle braccia e rimase lì un po’ a riviversi le sensazioni mentre cercava di aggrapparsi a qualcosa di neutro per non illudersi di nuovo
Sentiva il lavorìo delle emozioni che si mescolavano dentro di lui.
La sua corazza gelida lottava contro il calore di quei momenti.
Si guardo’ di sfuggita allo specchio vicino alla doccia.Da quando Cora l’aveva lasciato si era sentito consumato.Aveva sofferto troppo e quella scintilla si era spenta.
Aveva giurato che mai piu’ avrebbe permesso a una donna di ferirlo a quel modo.Ora  quel feeling di vita pareva respirare di nuovo come un’araba fenice che risorgeva dalle ceneri per librarsi di nuovo.
Prese la chitarra e comincio’ a suonare annotando gli accordi sul suo taccuino.Era ispirato.
Le parole incominciarono ad arrivargli come se fossero  state in un limbo ad aspettare..da secoli.
Aveva voglia di comprarsi qualcosa di nuovo per ricominciare ma aveva solo i dieci dollari che aveva guadagnato la sera prima al Purple.
A Canal street poteva trovare una camicia nuova e un paio di jeans per pochi dollari.Voleva farle una sorpresa.
Decise di andare al Purple da Roy,il proprietario, a chiedere un anticipo.

 

Busso’ alla porta sul retro che dava su un cortile ingombro di rottami.
-Ciao David …c’è Roy?-
-ehi ,non dovevi dormire qui stanotte? Te la fai con Kruna? Attento non è quel che si.....-
Mentre gli faceva cenno di piantarla, David lo guardò con aria infastidita.
- David....non ho bisogno di una babysitter-puntualizzò con voce ferma. Diede una scrollata di spalle .
-uh..come sei permaloso! ho ferito i tuoi sentimenti per caso?lo sai con chi stava quella?-
-Mi pare che abbia un nome-
-oh,già....e anche Larry Talbot ce l’ha e non ci penserebbe due volte ad attorcigliarti le budella intorno al collo se sapesse chi sei-
Per tutta risposta avvicinò con la punta dello stivale una lattina vuota  di cola lì a terra e la schiacciò sotto il piede
-me ne frego di quello stronzo-
Entrò e si fece largo nel retro stipato di birra e di sedie e fece capolino in fondo al bancone.Roy era di spalle a sistemare i bicchieri sulla mensola
-ehi,Roy..-.alzò la voce di tre toni per coprire la musica della radio
-come mai sei già qui? hai cambiato idea-gli chiese sorpreso
-ho bisogno di un anticipo,devo comprarmi qualcosa,diciamo trenta dollari-
Afferrò il pacchetto di sigarette di Roy e se ne accese una
-trenta?ho sentito bene Withman....-
Aspettò la risposta con la sigaretta appesa all’angolo della bocca
Roy frugò nella tasca dei pantaloni e tirò fuori un rotolo di biglietti verdi
-oggi sono di luna buona..ma che non diventi un vizio,non faccio beneficenza-
Gli allungò le banconote con un’aria vagamente paterna.
-ti va un bourbon?-
Annuì mentre Roy stava già piazzando due bicchieri sul banco
-sono generoso.Sai mi ricordi Alman,mio figlio.se n’è andato troppo presto,un incidente con la sua Harley a Long Island..gli sarebbe piaciuta la tua musica.
Ogni tanto suonava qui quando non era in giro  con la band.
Robert si ricordò del suo amico Joe Tillerman.
Joe se  n’era andato a vent’anni con l’adrenalina in corpo e tanti progetti per la testa spappolato da un Dodge sulla highway 61 ,morto come un cane dissanguato in una notte d’autunno mentre correva incontro ai suoi sogni   
-mi dispiace Roy...brutti ricordi che non si rimarginano-
Roy si voltò a rimettere in ordine le bottiglie.Non riusciva più neanche a piangere ormai.
Quel locale sarebbe dovuto passare ad Alman.
Suo padre gliene aveva parlato poco prima che morisse.
Alman voleva farci un locale per le hootnanny per quelli della east coast
per questo Roy accettava volentieri che qualcuno che sarebbe piaciuto ad Alman venisse a suonare e Robert Whitman gli ricordava vagamente suo figlio specie quando cantava ‘House of the rising sun’
-non hai dormito qui stanotte-indagò cambiando tono di voce
-sto da Kruna Almeno ho un po’ di compagnia-
Roy si voltò e appoggiò i gomiti sul bordo del bancone con un sorrisetto stampato di fresco
-attento...prima stava con Larry.....è un complimento dire che è uno stronzo.Ho dovuto buttarlo fuori dal locale.Non voglio grane con la polizia per roba illegale-
-ma lei è in gamba,forse è troppo buona.Volevo regalarle qualcosa-
-non ti facevo così romantico.Non va bene essere troppo teneri con le donne,ragazzo.Se scoprono che le ami ti piantano in asso e ti fanno passare l’inferno.
Robert ripensò a Cora.Era giusto dopottutto.
Diede un’occhiata all’orologio alla parete.era tardi.
Saluto’ Roy e cammino’ lungo Varick street,la settima fino a Christofer street in cerca di qualcosa di decente da mettersi addosso.
Finalmente sulla decima trovo’ qualcosa che faceva al caso suo.
Aveva la netta sensazione che prima o poi sarebbe riuscito a mordere il suo pezzo di grande mela.
Allora avrebbe telefonato a casa per dire che ce l’aveva fatta e che i suoi avevano avuto torto marcio sul suo futuro.
Aveva ancora nelle orecchie il refrain di suo padre “con la musica non si campa,cosa diavolo ti sei messo in testa?
Ogni volta che incominciava a suonare chiuso nella sua stanza suo padre bussava alla porta e lo gelava con un’occhiata
-è inutile che ti dai da fare,rimarrai qui...non sei cresciuto  abbastanza?piantala di fare castelli in aria come un ragazzino viziato-
L’unica cosa sicura che aveva sempre avuto in mente da quando aveva dieci anni era che lui in quel posto ci stava stretto.C’era troppo poco spazio per far respirare i suoi sogni.
L’unica cosa sensata per non morire dentro era stata la decisione di andarsene a New York.

 
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