Da mihi animas

Natale a Betlemme


 Non è facile commentare una provocazione, è più facile restare indifferenti, quasi non esistesse, come se tutto il mondo si risolvesse in quella piccola sfera in cui crediamo di esistere e tutto ciò che resta fuori non ci appartiene. Non esiste. In realtà ci siamo creati solo una bolla di sapone fittizia, una bolla per non vedere. E' più facile non vedere, troppo facile, troppo facile. Purtroppo il mondo è un altro e se scegliamo di non vedere, di non guardare, allora sarà più difficile costruirlo migliore. Siamo noi i primi che dobbiamo indignarci e rimboccarci le maniche per lavorare alle fondamenta di un mondo migliore.“Natale anche quest’anno arriva a Betlemme nelle medesime circostanze di morte e di frustrazione, con il muro e con gli sbarramenti sul terreno e nei cuori. Continuano da un lato l’occupazione e la privazione della libertà, dall’altro, la paura e l’insicurezza. Gaza resta una grande prigione, un posto di morte e di dissensi interni palestinesi. Anche dei bambini vi sono stati uccisi. (…) Il nostro bisogno fondamentale è la pace, la giustizia, la libertà e la fine dell’occupazione. Di fronte a tutto questo il mondo sembra impotente. (…) I nostri politici ascoltino la voce degli oppressi in questa terra santa, la voce di coloro che sono passati e di coloro che restano minacciati di morte e di umiliazioni, coloro ai quali essi pensano di imporre la morte o l’umiliazione per assicurare la sicurezza all’altra parte”. (dal messaggio di Natale del Patriarca latino di Gerusalemme, Michel Sabbah).Alla proxgui