Ordinaria Follia

Numero tredici.


Non è la prima, non è la seconda, non è la terza.Fumo di tabacco dentro le narici. Fastidio.Non la quarta, non la quinta, non la sesta.L’acqua entrata dal finestrino lasciato distrattamente aperto ha infestato i sedili blu e neri del vecchio lancino che ora odora vagamente di merda di capra. Che, giusto per chiarire e secondo alcune autorevoli fonti, ha un odore un po’ più tenue, più delicato, ma perDio è pur sempre merda.I vetri appannati dei finestrini di fianco a me si oscurano sempre di più.Sto diventando un pezzo unico con la mia automobile, un simbionte, metà uomo metà macchina, un homo technologicus, come sostiene quella cappella di Giuseppe O che mi vuol far su con le sue seghe mentali.Non è la settima.Zucchero, con quel suo nome da cazzone, è praticamente in ogni frequenza radio.Centoduepuntodue. Novantasettepuntosette. Ottantanovepuntozero.Il caricatore che mi garantisce dieci cd diversi è rimasto invariato da circa un anno, e ormai le canzoni che ci sono dentro non possono più venire in mio aiuto.Ci vorrebbe un assolo di Gilmour ma è troppo, troppo lontano. E sarebbe troppo, troppo scomodo prenderlo e metterlo su.E poi piove. Piove ancora. Piove da quasi tre giorni incessantemente.Non è l’ottava, non la nona, nemmeno la decima.La gente pare impazzita in queste condizioni.L’impossibilità di azionare il cervello è direttamente proporzionale alle cattive condizioni meteorologiche. Vedo bimbi di settantanni con barba bianca e occhiale da vista alle prese con l’annoso problema della precedenza in una rotatoria. O dell’interpretazione di quel cartello eottagonale rosso con quattro lettere stampate sopra.Non bastano due occhi. Ce ne vogliono quindici, venti. Venticinque. Cinquanta.Non è l’undicesima. Poteva essere, ma non è, la dodicesima.Il tergicristallo inizia a sgranarsi sul vetro. Devo cambiare le spazzole, ma non credo ne avrò mai voglia.Continuerà a stonare, a sfrigolare, a rompere i coglioni.Poco importa.Alla tredicesima giro.Proseguo fino in fondo cercando il numero tredici.Mi sollazzo su una pozzanghera su cui faccio un po’ di quello che chiamano aquaplaning.Purtroppo, o per fortuna, quel muro è ancora lontano.