Ordinaria Follia

Il cesso è sempre in fondo a destra.


In fondo a destra.Il cesso è sempre in fondo a destra.Grazie.Mi alzo dopo i digestivi un po’ scosso, come è normale dopo una cena sociale con amici che è da qualche tempo che non vedo.Lentamente mi avvicino verso il bagno, una porta scorrevole nera con le bande rosse.La faccio scorrere, scoprendone altre tre.Una con la gonnellina.Un’altra con la dicitura privata.Non rimane che l’ultima.Entro dentro un cesso sporco che puzza di muffa.IL ventilatore rotto sbuffa qualcosa quando accendo la luce: forse è una bestemmia, forse è un avvertimento.Ma non conosco il gergo meccanico, e non me ne curo.Inizio a pisciare, copiosamente.Piscio birra, piscio sambuca, piscio pizza, piscio tutto quello che ho bevuto e che ho mangiato.Considerando la gettata abbondante, decido di passare il tempo sgrattando la crosta marrone di merda di chi ha usufruito il cesso prima di me.Il pisciatore ubriaco deve pur trovare una maniera per passare il tempo.Comando il flusso con maestria, indirizzandolo prima al centro, poi nella parte destra, poi a sinistra di quella chiazza marrone schifosa che spicca nel bianco consumato di quel water orrendo.Vedo i risultati, e ne sono felice.Ma è solo allora che mi accorgo, con non poco timore, di una zanzara che svolazza proprio sopra di me.E se mi pungesse proprio lì? Se decidesse che il mio sangue, dolce come uno zuccherino, sia da prelevare proprio sopra quel tronco rosa che spunta oltre quella camicia nera?Terrore.Le mani sono occupate, troppo occupate per preoccuparsi di quell’insetto.La camicia, lunga più del solito, non mi aiuta in questo senso; una mano deve tenerla sollevata, onde evitare che il getto paglierino ne destabilizzi l’ordine prestabilito.L'altra mano, va da sè, è naturalmente indaffarata.Sono impotente.Sono indifeso.Se la stronza optasse per l’attacco, sarei inerme. Sarei un cazzo di bambino in un campo minato.Sarei vittima di un fottuto vampiro grosso quanto un’unghia spezzata.Mi sento piccolo.Insignificante.Muovo il corpo a destra e a sinistra, evitando di continuare a preoccuparmi di quella crosta marrone nella carena del sanitario.Ora il mio problema è un altro.Ora il mio problema è quella zanzara.Che continua a svolazzare, pacifica e giuliva.E che sembra sorridermi, con quel faccino di merda che pure non riesco a vedere.Cosa starà pensando, mi chiedo mentre continuo a muovermi per evitare di farla posare sul pisello ormai sgonfio.Non lo so, mi rispondo.Ma quando mi riabbottono i jeans chiari mi sento finalmente al sicuro.Vorrei ucciderla, schiacciarla, punirla per avermi fatto passare qualche secondo di ordinaria follia.Ma sento bussare all’esterno.Sento insistere e ridacchiare, all'esterno.Qualche bambinetto ubriaco deve pisciare dopo di me.E allora le sorrido.Le strizzo l’occhio.E le sussurro parole dolci.E’ il tuo momento, le dico.E’ il tuo momento.