Ordinaria Follia

Amarcord.


Mi piace l’odore dell’erba.Quell’odore inconfondibile che ti inebria quando la primavera è alle porte, e che ti riporta indietro di quanticazzodiannisono e ti fa venir voglia di sorridere anche senza nessun motivo.Quell’odore che ritrovavi spalmato nella tua tutina colorata con le toppe alle ginocchia, quando tanti anni fa una scivolata nel parchetto dietro casa la strisciava di un verde grumoso e la mamma non era poi così contenta.E ora lo senti quell’odore, anche se siamo ai primi di marzo, anche se è ancora presto per poterlo assaporare, anche se il tappo viscido nel naso si apre e si chiude come una fisarmonica.Lo senti soprattutto quando esci di casa dopo cena, verso le nove, quando i vicini sono alle prese con lo spago e col descanso post-lavorativo, ammaliati da quella merda di tivvù che trasmette canzoni stonate o inutili idioti che farfugliano cazzate.Ti rattrista un poco, ma solo per un attimo, perchè poi pensi a quando quattordici anni fa fumavi aghi di pino avvolti in fogli di carta solo per sentirti più grande. E più pirla. Ma più grande.Il parchetto è sempre lì, a due passi da casa, uguale a quattordici anni fa solo un po’ più triste, più squallido. Le reti della porta da calcio non ci sono più, persino la porta è scomparsa da un giorno all’altro senza addurre motivazioni plausibili.La cappella del lampione, quella che da teppistelli svogliati avevate tolto da lassù e che usavate come tamburo in cui far risuonare i raudi o i magnum ora è al suo posto, e la panchina dove facevate le prime slinguazzuate timorose con quelle dita che provavano ad infilarsi un po’ dappertutto pare così patetica adesso, triste e sola con quegli ultrasettantenni che parlano di figli e di resistenza. Le pigne coi pinoli, il pollaio adiacente in cui gettare i vermi e far spennare fra loro le galline, lo scivolo e l’altalena rossa. C’è tutto.Ma è diverso. E se le pigne senza pinoli e il pollaio senza galline ti disturbano un poco, quel porcone scritto a caratteri cubitali e in bella grafia sul legno dell’altalena ti suggeriscono che in fondo i tempi non son poi così cambiati.La strada in salita parte proprio da lì, da quel parchetto dietro casa contaminato da tanti piccoli stronzi di cane nonostante quel cartello di divieto, nonostante il buon senso comune che scompare inesorabilmente davanti alla merda di fufy troppo sbrodolosa.Sta a te decidere: quella dritta è più lunga, disseminata da altri piccoli stronzi di canequella tortuosa è più corta, ma con una meta inimmaginabile a te ignota.La soluzione è rollarti una cannetta nella panchina e offrirla al vecchio che ti ripete che era meglio quando era peggio.E allora, senza riflettere, cerchi una cartina ma non ce l'hai.E il distributore, forse, è proprio alla fine di quella stradina tortuosa e buia.Butti su un po' di Creedence e parti, lasciandoti dietro di te il vecchietto che attende disperatamente una boccata per tornare a vivere.Ma chissà quando, e se, riuscirai a tornare.