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Argentina alla deriva: 72 ore alla fine


 Ancora 72 ore e Buenos Aires potrebbe battere Cipro e Grecia nella non certo esaltante gara tra le nazioni a rischio fallimento.L’unica a salvarla avrebbe potuto essere lo stesso che l’ha condannata ovvero un giudice, il quale, però non ha accettato di allungare i tempi strettissimi e aumentare le possibilità che l’Argentina possa trovare i 120 miliardi necessari per pagare gli hedge fund che battono cassa a suon di sentenze dei tribunali. Soldi che, ovviamente, la nazione non ha e che per questo dovrà riuscire a pagare in tranche oppure attraverso accordi e trattative che, però, andranno per le lunghe. Il termine ultimo fissato è il 30 giugno, ma i colloqui tra le parti sono ancora in alto mare.Per il momento è Buenos Aires a fare la voce grossa e a confermare di aver depositato solo un miliardo dei 1,5 previsti per il pagamento di chi aveva accettato il concambio. Da qui la decisione che assomiglia sempre di più all’inizio di una lunga guerra diplomatica: niente soldi ai fondi, oppure risarcimento in accordo. Guerra che potrebbe andare anche oltre i 30 giorni di garanzia previsti nella fascia dei “concambisti”, ma che ben poche novità potrebbero portare in una situazione che allo stato attuale rischierebbe di prosciugare le riserve in moneta estera dell’Argentina. Si, perchè anche qualora lo stato decidesse di pagare (cosa che ha già fatto sapere, non farà), il capitale richiesto va ben oltre le disponibilità. Default tecnico? Sarebbe la soluzione più ovvia, anche perchè già sperimentata. Impensabile anche un default volontario visto che metterebbe seriamente a rischio la sicurezza nazionale in una situazione di stress sociale già provata da un’inflazione al 35%Il problema però resta visto che la sentenza obbliga il pagamento in contemporanea anche dei “fondi avvoltoi” come li ha chiamati Cristina Fernanzed de Kirchner su Twitter (Xetra: TWR.DE - notizie) , ed il nodo gordiano è proprio questo: non dovendo assumere un atteggiamento di discriminazione fra i due fronti (concambisti e non ) Buenos Aires è stata condannata al risarcimento per entrambi. E nello stesso periodo. Non solo, ma il pagamento dei primi, ovvero coloro che rientrarono a suo tempo nella procedura di swap. potrebbe essere ritenuto non legittimo proprio perchè lesivo degli interessi dei secondi. Una sentenza a sua volta contraddittoria, infatti anche se l’Argentina la rispettasse andrebbe a viloare la cosiddetta clausola ‘Rufo’ (Rights upon future offers), che porterebbe chi ha accettato lo swap a ricorrere in appello perchè, a sua volta, discriminata. E in Italia? 52 mila creditori che hanno già fatto ricorso ai tribunali internazionali e che seguono con il fiato sospeso, l’evolversi della faccenda.