Cosi è (se vi pare)

Quest'altro anno giocherò con la maglia numero 7


Sono tornato in campo, guardo e riguardo il borsone, le scarpe nuove tirate a lucido che prendono e rimandano i riflessi delle luci artificiali della sera, le fasce muscolari, i parastinchi, risento l'odore delle pomate camuffate al mentolo che danno un aria diversa e un profumo meno sgradevole al testosteronico spogliatoio, risento il rumore dei tacchetti ai piedi prima di calpestare il rettangolo, rivedo ancora gli altri dieci vestiti uguali a te pronti a difendere qualcosa, nulla o tutto, tutti diversi per carattere, per caratteristiche tecnico-tattiche, fisiche e comportamentali, tutti straordinariamente diversi per classe sociale, cultura, bellezza ma tutti straordinariamente uguali in quel paio d’ore passate insieme….strana euforia, che va oltre la razionalità, oltre le inevitabili contratture e i dolori postumi, oltre gli impegni e la stanchezza perché il richiamo viene da lontano, è forte su tutto, come da una memoria prenatale. E poi la palla rotola davanti a te, la vedi con le mille traiettorie da definire e calcolare perché anche un solo effetto può cambiare il risultato, ti regala un nugolo di sensazioni proporzionali al risultato della tua giocata e molto spesso al risultato della giocata di un tuo compagno. Comincia a tornare la confidenza con quel oggetto trascurato per troppo tempo, mi fa dimenticare tutto, vedo solo lui e comincio a rivedermi anche in mezzo al quel rettangolo e non solo nella vita di tutti giorni, tra passaggi, finte, lanci, contrasti, falli, imprecazioni, tiri, sempre con il fiato corto e con il sudore più abbandonante di un tempo. Non ci sono spiegazioni neanche qui, non ne trovo, troppi mi hanno chiesto di lasciare le scarpe al chiodo ma non li sento, ormai le ho riprese, ancora per due o tre anni promesso….non ho detto nulla a loro per imbarazzo o per riservatezza ma vorrei dirglielo che lì in mezzo “quando il trucco mi riesce non penso più a niente”.