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Orto Botanico

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« DEFINIZIONE DEL SICDIRETTIVA 92/43/CEE "HABITAT" »

ATTUAZIONE DIRETTIVA HABITAT

Post n°160 pubblicato il 27 Febbraio 2008 da konan78_1
 

Già nel corso della Conferenza di Rio de Janeiro del 1992, per conservare la biodiversità e garantire una equa distribuzione dei vantaggi derivanti dalla biodiversità stessa tra i Paesi sviluppati e quelli in via di sviluppo, fu stilato  il testo della Convenzione sulla Diversità Biologica, che il nostro Paese ha sottoscritto nel 1993. Scopo comune della convenzione era quello che la tutela, la conservazione e la valorizzazione del patrimonio naturale ed ambientale rappresentassero obiettivi strategici per l’affermazione di un positivo rapporto con la natura, che unitamente al rispetto delle tradizioni, cultura, storia, della corretta utilizzazione delle risorse socio-economiche,  può tradursi in uno sviluppo sostenibile.  La creazione della rete Natura 2000,  prevista dalla direttiva europea n. 92/43/CEE del Consiglio del 21 maggio 1992 relativa alla "conservazione degli habitat naturali e seminaturali e della flora e della fauna selvatiche", comunemente denominata direttiva "Habitat", si muove nell’ambito di questi principi generali.  La conservazione della biodiversità europea viene realizzata, difatti,  tenendo conto delle esigenze economiche, sociali e culturali, nonché delle particolarità regionali e locali.  Tutto ciò, costituisce una forte innovazione nella politica del settore in Europa, in quanto si vuole favorire l'integrazione della tutela di habitat e specie animali e vegetali con le attività economiche e con le esigenze sociali e culturali delle popolazioni che vivono all'interno delle aree che fanno parte della rete Natura 2000.  Il concetto di integrazione viene ulteriormente rafforzato con il riconoscimento del  valore delle aree seminaturali.   Nello stesso titolo della direttiva Habitat è, difatti,  specificato l'obiettivo di conservare non solo gli habitat naturali (quelli meno modificati dall'uomo) ma anche quelli seminaturali (come le aree ad agricoltura tradizionale, i boschi utilizzati, i pascoli, ecc.). Con ciò viene riconosciuto il valore, per la conservazione della biodiversità a livello europeo, di tutte quelle aree nelle quali la secolare presenza dell'uomo e delle sue attività tradizionali ha permesso il mantenimento di un equilibrio tra uomo e natura. Alle aree agricole ad esempio sono legate numerose specie animali e vegetali ormai rare e minacciate per la cui sopravvivenza è necessaria la prosecuzione e la valorizzazione delle attività tradizionali, come il pascolo o l'agricoltura non intensiva. 

Attraverso la rete Natura 2000, si andrà a  costruire  un sistema di aree strettamente relazionato dal punto di vista funzionale e non un semplice insieme di territori isolati tra loro e scelti fra i più rappresentativi; e, nel contempo, si attribuisce importanza oltre che alle aree ad alta naturalità, anche a quei territori contigui, che costituiscono l'anello di collegamento tra ambiente antropico e ambiente naturale, ed in particolare ai corridoi ecologici, territori indispensabili per mettere in relazione aree distanti spazialmente ma vicine per funzionalità ecologica. Possiamo dire che le due direttive comunitarie sono il prezioso ago e filo indispensabile per ricucire gli strappi di un territorio, come quello europeo, che ha subito la frammentazione degli ambienti naturali a favore dell'urbanizzazione, dell'attività industriale, dell'agricoltura intensiva, delle infrastrutture, ecc.

L'isolamento di habitat e di popolazioni di specie è pericoloso perché compromette la loro sopravvivenza riducendo l'area minima vitale. Un concetto questo più facilmente comprensibile se riferito ad esempio a specie come l'orso o il camoscio appenninico, che trovano una grave minaccia alla loro sopravvivenza se rimangono isolate in aree protette senza possibilità di comunicazione con altre aree e con altre popolazioni della loro specie.

La conseguenza pratica è che, per costruire la rete Natura 2000, si devono promuovere interventi che rimuovano le minacce alle specie e agli habitat e che vadano anche ad intervenire su situazioni ambientali parzialmente compromesse (ma che abbiano la potenzialità di rinaturalizzarsi).

 
 
 
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