Creato da konan78_1 il 05/09/2007

Orto Botanico

Orto Botanico - Centro Sperimentale di Agricoltura biologica - Vivaio Forestale della Macchia Mediterranea - Centro di Educazione Ambientale - Area Attrezzata

 

 

Post N° 174

Post n°174 pubblicato il 27 Maggio 2008 da konan78_1
 
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Famiglia   FAGACEE

Genere      Quercus

Specie       Quercus ilex (LECCIO)

 

DESCRIZIONE GENERALE: albero alto fino a 25m, longevo, dotato di notevole facoltà pollonifera. 

RADICI: molto sviluppate. 

FUSTO: diritto e robusto.

CORTECCIA: nerastra, formata da tante piccole placchette.

CHIOMA: ampia e densa di colore verde cupo.

RAMI: i rametti sono grigio tormentosi e tortuosi da giovani, poi glabri.

GEMME: ibernanti, piccole, tonde e tormentose. 

FOGLIE: persistenti, coriacee, variano molto nella forma e nelle dimensioni. Sono lunghe al massimo 7 cm, con breve picciolo; lamina superiore glabra, vere scuro e lucida, inferiore tomentosa, grigiastra con nervature rilevate.

RIPRODUZIONE: unisessuali, i fiori maschili sono disposti in glomeruli che formano amenti filiformi, mentre quelli femminili, con breve peduncolo, si trovano sui rami soli o in gruppi di 2-3.

FRUTTO: è una ghianda bruna, con un peduncolo di circa 1 cm, e con un mucrone apicale robusto, protetta per ½ da una cupola con squame piatte appressate.

GERMINAZIONE:

ECOLOGIA: termofili, tendenzialmente sciafila, resiste molto bene all’aridità, gradisce l’umidità, resistente all’inquinamento atmosferico. 

AREALE: Bacino del Mediterraneo e Africa settentrionale.

 
 
 

Post N° 173

Post n°173 pubblicato il 27 Maggio 2008 da konan78_1
 
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Famiglia   BETULACEAE (sezione betulaceae)

Genere      Alnus

Specie       Alnus glutinosa (ONTANO NERO)

 

DESCRIZIONE GENERALE: albero alto fino a 35m, a rapido accrescimento

FUSTO: eretto e slanciato.

CORTECCIA: nerastra con lenticelle sporgenti in bande sporgenti orizzontali grigio chiaro, prima liscia poi sin screpola.

CHIOMA: di forma conica.

RAMI: flessuosi e ghiandolosi.

GEMME:  peduncolate, clavate, appiccicose appressate.

FOGLIE: decidue, alterne, semplici, con picciolo, troncate all’apice e cuneate alla base; margine doppiamente e irregolarmente dentato; vischiosa da giovane, verde scuro sulla pagina superiore mentre è più chiaro su quella inferiore.

RIPRODUZIONE: fiori unisessuali; i fiori maschili in amenti cilindrici penduli, mentre i femminili in gruppi di 2 o 5 strobiliformi e peduncolati.

FRUTTI: le infruttescenze sono strobiliformi con colorazione rosso-brunastra. Il frutto è un achenio ovale provvisto di ala stretta.

ECOLOGIA: eliofilo, idrofilo, mesofilo, vegeta lungo i corsi d’acqua. E’ tipica della consociazione con salice bianco e pioppo nero.

AREALE: Europa, Asia e Nord-Africa.

 
 
 

Post N° 172

Post n°172 pubblicato il 27 Maggio 2008 da konan78_1
 
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Famiglia   BETULACEE (Sesione Betulacee)

Genere      Alnus

Specie       Alnus incana (ONTANO BIANCO)

 

DESCRIZIONE GENERALE: albero alto fino a 30m.

FUSTO: diritto e snello.

CORTECCIA: liscia di colore grigio-chiaro.

CHIOMA: slanciata, di colore verde grigiastra.

FOGLIE: semplici, decidue, ovato-lanceolata, inserzione alterna, margine dentato. La pagina superiore è verde scuro, mentre quella inferiore è grigiastra.

RIPRODUZIONE: fiori maschili a gruppi di tre in amenti, quelli femminili in "pignette" disposte a 3-5 in racemi.

FRUTTO:  assomiglia a una piccola pigna di 1 cm a squame legnose che contengono acheni alati.

ECOLOGIA: specie ripariale, comune lungo le sponde dei corsi d’acqua.

AREALE: dalle Alpi occidentali, fino ai Carpazi.

 
 
 

Post N° 171

Post n°171 pubblicato il 27 Maggio 2008 da konan78_1
 
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Famiglia   BETULACEE ( sezione Corylacee)

Genere      Carpinus

Specie       Carpinus betulus (CARPINO BIANCO)

 

DESCRIZIONE GENERALE: può raggiungere i 25 metri di altezza.

RADICI: ampie e poco profonde. 

FUSTO: eretto, spesso con costolature.

CORTECCIA: grigia e liscia; si confonde con quella del Faggio.

CHIOMA: densa, ovale ed allungata.

RAMI: espansi e tomentosi.

GEMME: fusiformi, acute, brune, appressate al rametto e con molte perule. 

FOGLIE: decidue, ovate, margine dentato, a inserzione alterna, lunghe fino a 10 cm, con 10-15 paia di nervature secondarie anastomizzate e pubescenti, con nervature terziarie poco evidenti.

RIPRODUZIONE: Fiori unisessuali,  i maschili in amenti, quelli femminili in spighe.

FRUTTO: infruttescenze peduncolate, brunastre, formate da acheni alati con grande ala triloba; il frutto è un achenio schiacciato su un lato, protetto da una brattea membranacea.

ECOLOGIA: igrofilo, mediamente sciafilo, mesofilo, predilige stazioni fresche; vegeta in consociazione con castagno, faggio e querce mesofile decidue.

AREALE: Europa centro settentrionale.

 
 
 

CONVEGNO SULL'ORTO BOTANICO

Post n°170 pubblicato il 23 Maggio 2008 da konan78_1
 
Tag: NEWS
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Continuano le iniziative a sostegno degli operatori della Comunità Montana Alburni. Il 24 maggio alle ore 10,00 presso il palazzo Biblioteca di Sicignano degli Alburni si svolgerà un convegno teso ad illustrare la condizione attuale del progetto afferente l’Orto Botanico e l’eventuale reimpiego in esso degli operatori della Comunità Montana Alburni, che da tre anni sono stati impiegati nella realizzazione del progetto di costituzione dell’Orto Botanico e del Centro sperimentale di Agricoltura Biologica e Vivaio forestale della macchia mediterranea.
Prenderanno parte al meeting oltre agli amministratori locali: il Dr. De Masi – Presidente del Parco nazionale Cilento-Vallo di Diano; il Dr. Canapini – assessore regionale all’ambiente; l’ l’On.le A. Cozzolino – Ass. regionale all’agricoltura; l’On.le M. Ragosta – presidente Commissione ambiente – Regione Campania; l’On.le Corrado Martinangelo – Assessore provinciale all’Agricoltura; l’On.le M. Cariello – Assessore provinciale al lavoro; l’On.le C. Cennamo – Assessore provinciale alla Protezione Civile; l’Avv. A. Paladino – Assessore Provinciale all’Ambiente; il Dr. Ezio Russo – Presidente della Comunità Montana Alburni, oltre ad amministratori e tecnici della Comunità Montana Alburni.
Anche in tale occasione il primo cittadino di Sicignano degli Alburni – Avv. A. Amato si fa portavoce degli interessi dei lavoratori della comunità promuovendo un convegno nel corso del quale verrà illustrato il progetto “Orto botanico”, e dove si cercherà di focalizzare l’attenzione proprio sulle potenzialità di questo nucleo ambientale e sul lavoro svolto dagli operai della Comunità Montana Alburni per la sua realizzazione.
Inoltre lo staff guida del progetto darà contezza del lavoro da svolgersi per il perfezionamento dell’Orto Botanico e delle altre attività connesse che potrebbero costituire un incentivo per lo sviluppo del territorio alburnino.
Ed è stata proprio questa potenzialità dell’orto botanico ad incentivare la provincia al ripristino delle attività di potenziamento di questo attrattore ambientale: L’ENTE PROVINCIALE NELLA PERSONA DELL’ASSESSORE ALL’AGRICOLTURA – CORRADO MARTINANGELO - HA INFATTI STANZIATO DEI FONDI PER IL RIPRISTINO DELLE ATTIVITA’ A COMPLETAMENTO DI QUANTO SINORA REALIZZATO DAI LAVORATORI DEGLI ALBURNI.
A questo punto i lavoratori della Comunità alburnina confidano nel sostegno dell’ente provinciale per proseguire in questa attività di recupero non solo della Provincia Salernitana ma dell’intera Regione Campania in un periodo sommerso da “rifiuti” di ogni sorta.
                                                                                 Cinzia De Maio

 
 
 

ORTO BOTANICO "A. DE PHILIPPIS"

Post n°168 pubblicato il 23 Maggio 2008 da konan78_1
 
Tag: NEWS
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Nell’ambito del progetto di promozione e sviluppo turistico “Il ritorno nella Terra dei Padri” con il patrocinio dell’ Assessorato al turismo della Regione Campania, della Provincia di Salerno, del Parco Nazionale del Cilento e Vallo di Diano, della Comunità Montana Alburni, della BCC “Monte Pruno “ di Roscigno e della BCC di Aquara si è svolta il giorno 10 Maggio 2008, presso l’Aula consiliare del Comune di Bellosguardo, la Cerimonia commemorativa del centenario della nascita del Prof. Alessandro de Philippis, nato il 6 novembre 1908 a Bellosguardo, dove fa le sue prime esperienze di vita e di studio. Studioso attento, tempestivo ed enciclopedico prevalentemente nel campo della Selvicoltura e della Ecologia forestale, che ha pubblicato più di 180 lavori, oltre a numerose decine di rapporti, recensioni e note, che hanno permesso di dare alla Selvicoltura italiana un moderno indirizzo ed una visione di carattere più attuale. A lui va, anche, il merito di aver  avviato importanti studi sugli aspetti botanici e forestali del salernitano e, in particolare, sulla flora del Monte Alburno, dove ebbe occasione, durante le sue esplorazioni, di raccogliere molte centinaia di campioni di piante che furono poi depositati nell’Herbarium Universitatis Florentinae dell’Università di Firenze. Il Prof. De Philippis ricoprì numerosi incarichi in Commissioni e Comitati scientifici e tecnici a carattere nazionale e internazionale, fra cui il CNR, l’Unesco e la FAO, membro di numerosissimi Enti ed Accademie italiane e straniere, tra cui l’Accademia dei Georgofili, l’Accademia Italiana di Scienze Forestali e l’Accademia nazionale dei Lincei. Alla cerimonia, dove non sono mancati attimi di commozione, sono intervenuti il Presidente della Pro-Loco di Bellosguardo Dott. Gerardo PALAMONE, che durante il suo intervento ha avanzato la proposta al Presidente della Comunità Montana Alburni Dott. Ezio Russo, di intitolare l’Orto Botanico di Bellosguardo all’illustre Professore, il quale senza alcun indugio ha accettato, avanzando una ulteriore  proposta,  di adozione dell’Orto Botanico, da parte dell’Università di Firenze. Presenti anche l’Assessore all’Agricoltura della Provincia di Salerno Dott. Corrado MARTINANGELO, il Direttore del Parco Nazionale del Cilento e Vallo di Diano, il Prof. Francesco SARACINO docente dell’Università “Federico II” di Napoli, il Dirigente Superiore del Corpo Forestale dello Stato Dott. Fernando FUSCHETTI, il Prof. Roberto De Philippis (figlio dell’illustre professore) docente di Biotecnologie Microbiche presso l’Università di Firenze, il Prof. Ervedo GIORDANO Vice Presidente dell’Accademia Italiana Scienze Forestali di Firenze, il Prof. Alberto ECCHER già Dirigente del Centro di Sperimentazione Agraria e Forestale di Roma e Membro dell’Accademia Italiana Scienze Forestali di Firenze, il Prof. Antonio POSTIGLIONE Socio Ordinario dell’Accademia Italiana Scienze Forestali di Firenze. Alla fine degli interventi, vi è stata l’Apposizione della lapide commemorativa alla casa natìa.

                                                                Massimo Perrotta

 
 
 

ORTO BOTANICO: 1° MAGGIO A NAPOLI

Post n°167 pubblicato il 02 Maggio 2008 da konan78_1
 
Tag: NEWS
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Gli operatori dell’Orto Botanico Alburni e gli idraulici-forestali della Comunità Montana Alburni si sono riuniti nella mattinata del 1° maggio a Napoli davanti a palazzo S.Lucia per rappresentare il proprio sgomento di fronte alla sordità di quanti dovrebbero invece condurre, in modo oculato le scelte di politica locale, per poter rilanciare il lavoro e realizzare quei progetti tesi alla valorizzazione dei territori usati solo come discariche, al posto di esaltare le peculiari e specifiche attitudini naturalistiche e di protezione dell’ambiente che ci  sono riconosciute da tutti e che fanno di questi luoghi l’ultima riserva verde della nostra Provincia.

I lavoratori della Comunità Montana rivendicano un ruolo di primo piano nella realizzazione di quei progetti che garantirebbero maggiore occupazione e un migliore controllo e salvaguardia dell’ambiente, offrendo vari servizi ai comuni associati, dalla gestione dei boschi e allo sfruttamento delle biomasse disponibili, alla realizzazione di tutte le opere e progetti che possono far decollare un turismo vero e  sostenibile; una opportunità potrebbe essere rappresentata dalla creazione di una  Multiservizi degli Alburni, utilizzando gli stessi  lavoratori che hanno seguito un lungo programma di formazione che ha visto la partecipazione di illustri professori universitari, dirigenti regionali e del Corpo Forestale dello Stato; insomma la Regione ha speso tanto per poi far terminare le attività, al posto di sfruttare le professionalità acquisite e rispondere in modo adeguato alle richieste di servizi da parte dei cittadini del territorio.    

In questo giorno di lotta i lavoratori sono stati affiancati non solo dai rappresentanti sindacali ma anche da importanti esponenti istituzionali quali i Sindaci dei Comuni appartenenti alla Comunità Montana Alburni, in particolare, il primo cittadino di Sicignano degli Alburni – Avv. Alfonso Amato – sostenitore dell’iniziativa, che con gran foga ha tenuto un appassionato  e vibrante discorso sulla necessità e sulla cultura del “fare  e non quella di ignorare i lavoratori trincerandosi dietro una presunta mancanza di fondi, poiché una razionalizzazione della spesa e una oculata gestione, garantirebbero il prosieguo di molte attività utili ai cittadini di questa Regione.

                                                                  I lavoratori

 
 
 

ORTO BOTANICO: PROTESTA DAVANTI LA SEDE REGIONALE

Post n°166 pubblicato il 02 Maggio 2008 da konan78_1
 
Tag: NEWS
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Gli operatori dell’orto botanico e gli idraulici-forestali della Comunità Alburni si danno appuntamento il 1° maggio a Napoli, dinanzi a Palazzo Santa Lucia, sede della Giunta Regionale, per rivendicare un diritto costituzionalmente garantito - e che in Italia trova la sua consacrazione proprio il 1 maggio, giorno di festa del LAVORATORE.                 Infatti i LAVORATORI della Comunità Montana degli Alburni rischiano di ritrovarsi senza occupazione a seguito della mancata reperibilità di fondi da parte dell’ente montano. Tali finanziamenti dovrebbero non solo dare continuità al progetto –  che ha avuto inizio nel settembre del 2005 e si è interrotto a febbraio del 2008 -  destinato alla  realizzazione di un Orto Botanico e di un Centro Sperimentale di Agricoltura Biologica nel Comune di Bellosguardo ma anche garantire lavoro ai 105 OTD (Operatori Idr.For. a tempo determinato) della Comunità Montana Alburni. La protesta si svolgerà alle porte di Palazzo S.Lucia, sede dei Vassalli del Feudo Campano, ed è tesa a rivendicare il diritto al lavoro, suggellato nella nostra Costituzione, il quale rischia di essere negato perché la CASTA, parca Campania ha trasferito meno fondi nelle casse degli Enti montani per la copertura delle giornate lavorative degli operai forestali precari!!. Ammontano, altresì, a circa 800milioni di euro gli anticipi di cassa che la Comunità Montana Alburni ha versato a favore degli stessi operai a causa delle lungaggini della farraginosa macchina amministrativa regionale. La realizzazione dell’Orto Botanico degli Alburni rappresenta un volano di sviluppo per l’intero territorio non solo da un punto di vista ricettivo-turistico ma anche come polo multi-servizi del territorio alburnino, essendo dotato di squadre di operai altamente qualificati, diretti da uno staff tecnico multidisciplinare (sono presenti all’interno dello stesso dott.ri in Agraria, Biologia nonché agrotecnici, periti agrari, ragionieri e geometri).Pertanto è necessario l’intervento della Regione per dare seguito alle attività di promozione, valorizzazione e sviluppo del territorio che hanno avuto la luce proprio con il progetto ORTO BOTANICO nel comune di Bellosguardo. In questo giorno di lotta i lavoratori saranno affiancati non solo dai rappresentanti sindacali ma anche da importanti esponenti istituzionali quali i Sindaci dei Comuni appartenenti alla Comunità Montana Alburni, in particolare, il primo cittadino di Sicignano d.A. – Avv. Alfonso Amato – sostenitore dell’iniziativa.
                                                        Cinzia DE MAIO
                                            

 
 
 

SOLUZIONE TAMPONE PER GLI IDRAULICI FORESTALI

Post n°165 pubblicato il 25 Aprile 2008 da konan78_1
 
Tag: NEWS
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È L’esito della riunione in Provincia fra il presidente della Comunità Montana Alburni Ezio Russo e l’assessore all’Agricoltura Corrado Martinangelo. In ballo ci sono le garanzie per i livelli occupazionali di 107 Otd (operai a tempo determinato) e 26 idraulici forestali impiegati nell’orto botanico di Bellosguardo. Le medesime dichiarazioni di difficoltà sono state espresse anche dalle Comunità Montane Calore Salernitano e Alto e Medio Sele con le quali verrà tripartito il milione e mezzo di euro, residuo della legge 42 sulla forestazione. Ma non basteranno. La sola Comunità Montana Alburni ha fatto richiesta di 650mila euro per portare da 101 a 151 le giornate lavorative degli operai forestali e garantire loro il livello minimo di copertura assicurativa Inps. A questi si aggiungono gli idraulici forestali con contratto scaduto lo scorso marzo. Anche per loro la Giunta Russo vuole individuare soluzione tampone per l’anno 2008. Quest’anno la Regione Campania ha trasferito meno fondi nelle casse degli Enti montani per la copertura delle giornate lavorative degli operai forestali precari. Ammontano tra l’altro a circa 800milioni di euro gli anticipi di cassa che la Comunità Montana Alburni ha versato a favore degli stessi operai per le lungaggini della macchina amministrativa regionale. Un incontro sindacale si è svolto nei giorni scorsi fra i sindaci dei 12 comuni degli Alburni, il presidente Russo e Vito Griego della Cgil, Ciro Marino della Uil e Michele Alessio della Fai Cisl. Una riunione di massima apertura e collaborazione nel corso della quale il responsabile di servizio dell’Ufficio Foreste Serafino Pugliese ha dimostrato, carte alla mano, la reale situazione economica circa il buco di fondi non pervenuti e necessari per salvare 133 posti di lavoro. Le certificazioni del responsabile hanno confutato le dichiarazioni fatte nel corso della riunione da Nunziante Gaudioso, rappresentante del Comune di Serre nonché ex presidente della Comunità Montana Alburni per il quale, secondo suoi calcoli, per la risoluzione del problema sarebbero bastati soli mille euro di differenza. «L’ex presidente Gaudioso – commenta Russo – ha contestato una cosa gravissima. Sono costernato perché qui si tratta di non avere proprio chiaro il quadro economico dell’Ente e della condizione lavorativa dei nostri operai. Le certificazioni del responsabile di servizio lo hanno letteralmente contraddetto in presenza dei sindaci e delle tre sigle sindacali».
Gli uffici competenti di ogni singola comunità montana dovranno ora fornire all’assessorato all’Agricoltura della Provincia individuali certificazioni circa la documentazione necessaria per attestare le esigenze e stabilire le ripartizioni. Non si esclude il coinvolgimento dei comuni che in piccola parte trasferiranno propri fondi a favore dei livelli occupazionali degli operi forestali.

Fonte: La Città di Salerno

 
 
 

A RISCHIO L'ORTO BOTANICO DI BELLOSGUARDO

Post n°164 pubblicato il 25 Aprile 2008 da konan78_1
 
Tag: NEWS
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Venerdi 8 febbraio 2008 alle ore 10,00 il presidente della Comunità Montana Alburni Ezio Russo incontrerà l’assessore all’Agricoltura della Provincia di Salerno Corrado Martinangelo. La discussione verterà sul ruolo e la figura dei ventiquattro addetti presso l’orto botanico di Bellosguardo che rischiano il proprio posto di lavoro se entro il 5 marzo prossimo non verrà loro prorogato il contratto. È la Regione Campania ad avere le competenze sulle retribuzioni ma al momento non c’è spiraglio per una stabilizzazione. «Un appuntamento istituzionale molto importante quello di venerdi - dichiara il presidente Russo -. L’onere maggiore per protrarre i tempi di scadenza del contratto degli operai sarà a carico della Comunità Montana Alburni. Abbiamo già provveduto a realizzare dei sacrifici su alcuni capitoli di spesa perché al momento l’unica soluzione è fare ricorso proprio ai fondi comunitari. Ciò nonostante confidiamo nel sostegno della Provincia e dell’assessore Martinangelo per ulteriori fondi che garantiscano continuità agli operai dell’orto botanico». Dopo numerosi incontri con la Cgil, la Cisl e la Uil presso la sede di Postiglione gli amministratori della Comunità Montana Alburni stanno lavorando e contano di poter instaurare un colloquio costruttivo con Corrado Martinangelo, attraverso il cui assessorato si spera di individuare finanziamenti che vadano a supportare maggiormente la posizione degli operai stessi. Sono circa 51.200 gli ettari di macchia mediterranea ricadenti nel comune di Bellosguardo nei quali dal 2000 sono impiegati i ventiquattro operai. Un progetto, quello dell’orto botanico, affiancato dal Centro Sperimentale di Agricoltura Biologica, nato come Progetto P.T.T.A, Programma triennale per la tutela ambientale 94-96, promosso dal Ministero dell’Ambiente ed attuato dalla Comunità Montana Alburni. Le opere realizzate all’interno dell’area boschiva sono costantemente monitorate e rappresentate anche in un blog (blog.libero.it/orto botanico).

Fonte : Alburninet

 
 
 

INCENDIO LAMBISCE L'ORTO BOTANICO DI BELLOSGUARDO

Post n°163 pubblicato il 25 Aprile 2008 da konan78_1
 
Tag: NEWS
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Bellosguardo - Luglio 2007
I Piromani non risparmiano nemmeno l'Orto Botanico di Bellosguardo, tentando per ben due volte di darlo alle fiamme. Ma grazie al tempestivo intervento degli uomini del servizio A.I.B. della Comunità Montana Alburni, diretti dal Responsabile del Servizio, Alessandro AMENDOLA, allertati dal Comandante dei Vigili Urbani di Bellosguardo, l'incendio è stato prontamente domato. Sul posto si sono recati anche gli uomini del Corpo Forestale dello Stato di Corleto Monforte, diretti dal Maresciallo LO MONTE e gli Idraulici Forestali in forze al Comune di Bellosguardo, che hanno provveduto alla bonifica dell'area interessata dalle fiamme.

 
 
 

ELEMENTI NORMATIVI DELLE AREE SIC

Post n°162 pubblicato il 27 Febbraio 2008 da konan78_1
 

Il sito di intervento ricade parzialmente in area Sic,  pertanto è stato ritenuto opportuno adottare misure necessarie alla gestione del sito, secondo finalità di conservazione, anche nell’area limitrofe non ricadente nel Sic. 

 
 
 

DIRETTIVA 92/43/CEE "HABITAT"

Post n°161 pubblicato il 27 Febbraio 2008 da konan78_1
 

La 92/43/ CEE, comunemente denominata direttiva   ha creato per la prima volta un quadro di riferimento per la conservazione della natura in tutti gli Stati dell'Unione. Il recepimento della direttiva è avvenuto in Italia nel 1997 attraverso il regolamento D.P.R. 8 settembre 1997 n. 357.  Conseguenza di tale direttiva è la creazione della  rete “Natura 2000” che ha come obiettivo più vasto oltre alla creazione della rete, lo scopo di contribuire a salvaguardare la biodiversità mediante attività di conservazione non solo all’interno delle aree che costituiscono la rete Natura 2000, ma anche con misure di tutela diretta delle specie la cui conservazione è considerata un interesse comune di tutta l’Unione.

         In realtà però non è la prima direttiva comunitaria che si occupa di questa materia. E' del 1979, infatti, un'altra importante direttiva, che rimane in vigore e si integra all'interno delle previsioni della direttiva Habitat, la cosiddetta direttiva "Uccelli" (79/409/CEE), concernente la conservazione degli uccelli selvatici. Anche questa direttiva prevede, da una parte una serie di azioni per la conservazione di numerose specie di uccelli, indicate negli allegati della direttiva stessa e, dall'altra l'individuazione da parte degli Stati membri dell'Unione di aree da destinarsi alla loro conservazione, le cosiddette Zone di Protezione Speciale (ZPS).

Già a suo tempo dunque la direttiva Uccelli ha posto le basi per la creazione di una prima rete europea di aree protette, anche se, in quel caso, specificamente destinata alla tutela delle specie minacciate di uccelli e dei loro habitat. Le direttive comunitarie “Uccelli” e “Habitat”, e la conseguente nascita della Rete Natura 2000, rappresentano un elemento estremamente innovativo per quanto riguarda la legislazione sulla conservazione della natura.

 Questi due strumenti, difatti, non solo hanno colto l'importanza di tutelare gli habitat per proteggere le specie, recependo in pieno i principi dell'ecologia che vedono le specie animali e vegetali come un insieme con l'ambiente biotico e abiotico [ovvero gli aspetti biologici (biotici) e non biologici (abiotici, come la geologia, la morfologia, ecc.)] che le circonda, ma si pongono come obiettivo la costituzione di una rete ecologica organica a tutela della biodiversità in Europa.

 
 
 

ATTUAZIONE DIRETTIVA HABITAT

Post n°160 pubblicato il 27 Febbraio 2008 da konan78_1
 

Già nel corso della Conferenza di Rio de Janeiro del 1992, per conservare la biodiversità e garantire una equa distribuzione dei vantaggi derivanti dalla biodiversità stessa tra i Paesi sviluppati e quelli in via di sviluppo, fu stilato  il testo della Convenzione sulla Diversità Biologica, che il nostro Paese ha sottoscritto nel 1993. Scopo comune della convenzione era quello che la tutela, la conservazione e la valorizzazione del patrimonio naturale ed ambientale rappresentassero obiettivi strategici per l’affermazione di un positivo rapporto con la natura, che unitamente al rispetto delle tradizioni, cultura, storia, della corretta utilizzazione delle risorse socio-economiche,  può tradursi in uno sviluppo sostenibile.  La creazione della rete Natura 2000,  prevista dalla direttiva europea n. 92/43/CEE del Consiglio del 21 maggio 1992 relativa alla "conservazione degli habitat naturali e seminaturali e della flora e della fauna selvatiche", comunemente denominata direttiva "Habitat", si muove nell’ambito di questi principi generali.  La conservazione della biodiversità europea viene realizzata, difatti,  tenendo conto delle esigenze economiche, sociali e culturali, nonché delle particolarità regionali e locali.  Tutto ciò, costituisce una forte innovazione nella politica del settore in Europa, in quanto si vuole favorire l'integrazione della tutela di habitat e specie animali e vegetali con le attività economiche e con le esigenze sociali e culturali delle popolazioni che vivono all'interno delle aree che fanno parte della rete Natura 2000.  Il concetto di integrazione viene ulteriormente rafforzato con il riconoscimento del  valore delle aree seminaturali.   Nello stesso titolo della direttiva Habitat è, difatti,  specificato l'obiettivo di conservare non solo gli habitat naturali (quelli meno modificati dall'uomo) ma anche quelli seminaturali (come le aree ad agricoltura tradizionale, i boschi utilizzati, i pascoli, ecc.). Con ciò viene riconosciuto il valore, per la conservazione della biodiversità a livello europeo, di tutte quelle aree nelle quali la secolare presenza dell'uomo e delle sue attività tradizionali ha permesso il mantenimento di un equilibrio tra uomo e natura. Alle aree agricole ad esempio sono legate numerose specie animali e vegetali ormai rare e minacciate per la cui sopravvivenza è necessaria la prosecuzione e la valorizzazione delle attività tradizionali, come il pascolo o l'agricoltura non intensiva. 

Attraverso la rete Natura 2000, si andrà a  costruire  un sistema di aree strettamente relazionato dal punto di vista funzionale e non un semplice insieme di territori isolati tra loro e scelti fra i più rappresentativi; e, nel contempo, si attribuisce importanza oltre che alle aree ad alta naturalità, anche a quei territori contigui, che costituiscono l'anello di collegamento tra ambiente antropico e ambiente naturale, ed in particolare ai corridoi ecologici, territori indispensabili per mettere in relazione aree distanti spazialmente ma vicine per funzionalità ecologica. Possiamo dire che le due direttive comunitarie sono il prezioso ago e filo indispensabile per ricucire gli strappi di un territorio, come quello europeo, che ha subito la frammentazione degli ambienti naturali a favore dell'urbanizzazione, dell'attività industriale, dell'agricoltura intensiva, delle infrastrutture, ecc.

L'isolamento di habitat e di popolazioni di specie è pericoloso perché compromette la loro sopravvivenza riducendo l'area minima vitale. Un concetto questo più facilmente comprensibile se riferito ad esempio a specie come l'orso o il camoscio appenninico, che trovano una grave minaccia alla loro sopravvivenza se rimangono isolate in aree protette senza possibilità di comunicazione con altre aree e con altre popolazioni della loro specie.

La conseguenza pratica è che, per costruire la rete Natura 2000, si devono promuovere interventi che rimuovano le minacce alle specie e agli habitat e che vadano anche ad intervenire su situazioni ambientali parzialmente compromesse (ma che abbiano la potenzialità di rinaturalizzarsi).

 
 
 

DEFINIZIONE DEL SIC

Post n°159 pubblicato il 27 Febbraio 2008 da konan78_1
 

La direttiva HABITAT definisce una metodologia comune per tutti gli Stati membri per individuare, proporre  e designare i Siti di Importanza Comunitaria (SIC).

Identificazione dei siti

L’art. 4 della direttiva Habitat permette agli stati membri di definire, sulla base di criteri chiari, la propria lista di Siti di Importanza Comunitaria (SIC). I siti vengono individuati sulla base della presenza degli habitat e delle specie animali e vegetali elencati negli allegati I e II della direttiva Habitat, ritenuti perciò di importanza comunitaria.

L’individuazione dei  (SIC)in Italia e il  progetto BIOITALY in Campania

L’Italia dal 1995 al 1997 ha individuato aree proponibili come SIC, nel proprio territorio nazionale, attraverso il programma  Bioitaly, stipulato tra Il Ministero dell’Ambiente-Servizio Conservazione della Natura e le Regioni e Provincie Autonome. Queste ultime si sono avvalse della collaborazione scientifica della Società Botanica Italiana (SBI), dell’Unione Zoologica Italiana (UZI) e della Società Italiana di Ecologia (SltE) mediante propri referenti regionali che hanno coordinato l’attività di numerosi rilevatori di campo.

Nel nostro territorio regionale sono stati individuati 132 Siti di Interesse Comunitario (SIC).

Il dato di superficie protetta, pari al 25% della superficie regionale, dà l’idea di una particolare attenzione rivolta alla problematica della tutela della salvaguardia del patrimonio naturale ed ambientale in Campania. In particolare il Parco del Cilento e Vallo di Diano con i suoi 1.800 kmq e gli 80 comuni in cui i territori, almeno parzialmente, ricadono all’interno del territorio protetto, è il secondo parco italiano per estensione e rappresenta uno dei più importanti complessi biogeografici dell’Italia meridionale. Agli Stati membri viene lasciata la massima libertà di decidere quali norme applicare alla gestione dei siti, fatto salvo il principio generale della necessità di conservare in uno stato soddisfacente habitat e specie. Ciò permette di adattare la gestione dei singoli siti alle realtà locali, alle esigenze delle popolazioni e alle esigenze di specie ed habitat.   Il principale elemento di criticità delle aree protette campane, riguarda essenzialmente la percezione sul territorio da parte della popolazione. L’imposizione del vincolo, generalmente, dalle popolazioni locali viene vissuto come un ulteriore vincolo alle attività economiche tradizionali (attività agricola, edilizia) e non come reale occasione di sviluppo attraverso la valorizzazione di forme di aggregazione sociale per il mantenimento della identità locale. All’interno dei territori naturali protetti, vi è molto delle potenzialità di sviluppo della nostra regione, rappresentato dal patrimonio di arte, natura e coltura che è l’asse su cui fondare una nuova e più forte identità regionale. La valorizzazione di questa enorme ricchezza deve diventare una delle direttrici attorno a cui costruire uno sviluppo economico solido, duraturo ed ambientalmente compatibile. L’obiettivo principale da perseguire nelle aree protette campane è dunque quello della tutela e conservazione del patrimonio naturale e colturale attraverso il recupero e il restauro ambientale e la valorizzazione di forme di aggregazione sociale per il mantenimento della identità locale.

 
 
 

RIFERIMENTI NORMATIVI

Post n°158 pubblicato il 27 Febbraio 2008 da konan78_1
 

§     Direttiva 92/43/CEE del Consiglio del 21 maggio 1992 relativa alla conservazione degli habitat naturali e seminaturali e della flora e della fauna selvatiche, pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale delle Comunità Europee n. 206 del 22-7-92 ( Il testo della direttiva Habitat, con allegati).

§     Regolamento recante attuazione della direttiva 92/43/CEE relativa alla conservazione degli habitat naturali e seminaturali, nonché della flora e della fauna selvatiche.

§     Decreto del Presidente della Repubblica 8 settembre 1997, n. 357.
(Il testo del regolamento di attuazione in Italia della direttiva Habitat, contiene anche le indicazioni per la redazione della valutazione di incidenza di piani e progetti sui siti).

§     Modificazioni degli allegati A e B del decreto del Presidente della Repubblica 8 settembre 1997, n. 357, in attuazione della direttiva 97/62/CE del Consiglio, recante adeguamento al progresso tecnico e scientifico della direttiva 92/43/CEE.

§     Decreto del Ministro dell'Ambiente 20 gennaio 1999, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana, serie generale, n. 23 del 9 febbraio 1999.
(Riporta gli elenchi di habitat e specie aggiornati dopo l'accesso nell'Unione di alcuni nuovi Stati).

§     Direttiva del Consiglio del 2 aprile 1979 concernente la conservazione degli uccelli selvatici (79/409/CEE), pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale delle Comunità Europee n. 103 del 25 aprile 1979. (Il testo della direttiva Uccelli, con allegati).

§     Direttiva della Commissione del 6 marzo 1991 che modifica la direttiva 79/409/CEE del Consiglio concernente la conservazione degli uccelli selvatici (91/244/CEE), pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana, II serie speciale, n. 45 del 13 giugno 1991. (Riporta modifiche degli allegati della direttiva Uccelli).

§     Norme per la protezione della fauna selvatica omeoterma e per il prelievo venatorio. Legge n. 157 dell'11 febbraio 1992, pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana, serie generale, n. 46 del 25 febbraio 1992.

§     Sentenza della Corte Costituzionale n. 425 del 27 ottobre - 10 novembre 1999, pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale, serie speciale, n. 46 del 17 novembre 1999.

 
 
 

EMERGENZE NATURALISTICHE DEL SITO

Post n°157 pubblicato il 27 Febbraio 2008 da konan78_1
 

Caratteristiche del SIC

Il Sito di Interesse Comunitario (Sic) interessato dal progetto è il n. 91 Id. SIC-IT8050002 denominato  “Alta Valle del fiume Calore Salernitano”, che interessa una superficie di 360 ha, con 13 Comuni e 2 Comunità Montane: Alburni e Calore Salernitano;

-      L’altezza minima è 76 m s.l.m.

-      L’altezza media è 700 m s.l.m.

-      L’altezza massima è 1000 m s.l.m.

Dall’esame delle schede  dei sistemi e sottosistemi ambientali dell’Ente Parco del Cilento e Vallo di Diano, l’area di intervento è  inquadrabile come Regione Temperata - Sistema Arenaceo – Conglomeratico - Sottosistema Montuoso, i cui tratti climatici principali risultano essere contraddistinti dai seguenti parametri:

-      Piovosità annua: 1066,4 mm;

-      Piogge estive 131,9 mm;

-      Mesi di aridità: 1,5;

-      Temperatura del mese più freddo : 5,00 °C;

Il clima è  classificabile nell’ambito della regione temperata con un termotipo mesotemperato superiore ed un ombrotipo umido inferiore.

Dal punto di vista litologico, l’area è quella tipica degli ambiti montani a morfologia articolata, versanti a pendenze medio-alte, reticolo drenante con disposizione a traliccio molto inciso sulle successioni di strati e banchi conglomeratici e scarse intercalazioni pelitiche e marnose; profilo di alterazione sviluppato con formazione di “sabbioni” sui crinali e sui ripiani; coperture detritiche grossolane nei valloni e lungo i pedemonte con forte contenuto in matrice cineritica.  I suoli sono profondi o moderatamente profondi, a profilo moderatamente differenziato per accumulo di argilla illuviale (Typic e Aquic Hapludalfs argilloso-limosi); suoli profondi o moderatamente profondi su depositi di ceneri da caduta (Vitric Hapludands franchi)

L’area presenta evidente vocazione forestale. Estese superfici occupate da faggete e da boschi misti di latifoglie mesofile (ontanete ad ontano napoletano). Cerrete di elevato pregio naturalistico. Non trascurabile la presenza di castagneti.

Seguendo la classificazione del Pignatti, l’area è inquadrabile nella Fascia Mediterranea ( da 0 a 500 m.sl.m) con vegetazione climax potenziale del bosco di leccio, ove rientrano anche la tipologia delle zone collinari basse  interne qual’è quella del sito di intervento.

Nel merito di dettaglio del sito di intervento, dal sopralluogo è risultato una accentuazione dei caratteri tipici del  sottosistema dei fondovalle alluvionali, che si snodano tra profonde gole nell´Appennino campano, soprattutto per quanto riguarda la vegetazione. Nell’area è dato di riscontrare una vegetazione rappresentata da un mosaico di popolamento di bosco misto, macchia mediterranea e praterie xerofile miste a colture erbacee e arboree.

Sono presenti zone con depositi fluvio-torrentizi sciolti, a granulometria ghiaiosa-sabbiosa prevalente e con spessori variabili ove si è insediata una vegetazione tipica dei boschi riparali ad Alnus glutinosa, Populus nigra, Popolus Alba, Salix alba, Ulnus minor, Corpus sanguinea e  Sambucus nigra e rare  presenze di Platanus orientalis; una vegetazione ripariale arbustiva ed erbacea comprendente: Saliceti a Salix eleagnos, purpurea e triandra; comunità di Polygonum, di Graminacee e leguminose; cespuglietti con Prunus spinosa, Sambuca nigra, Corpus sanguinea e con Rubus sp.

 

 
 
 

Habitat flora e fauna delle aree contermini

Post n°156 pubblicato il 27 Febbraio 2008 da konan78_1
 

Le caratteristiche climatiche e pedologiche hanno inciso marcatamente sugli  ordinamenti colturali praticati e praticabili,  tant’è che, nel territorio in esame, assumono una notevole variabilità, pur  prevedendo poche colture: le essenze forestali ( che coprono buona parte del territorio comunale) si intersecano con le colture agrarie (  olivo, vigneti e frutteti  si alternano con cerealicole e foraggere)  e nelle zone più impervie, il posto è lasciato ai pascoli.

         Le caratteristiche climatiche dell’area insieme alla natura geologica (suoli argillosi di origine illuviale) (Typic e Aquic Hapludalfs argilloso-limosi) dei luoghi determinano una composizione floristica naturale propria dell’area.

Da un punto di vista botanico, il territorio di BELLOSGUARDO, è esemplare per esaminare la successione vegetale da un clima appenninico ad un  clima prevalentemente mediterraneo.

Partendo dalla relazione tra clima e associazioni vegetali, da un’osservazione dei boschi del territorio possiamo affermare che nell’area di intervento è possibile riscontrare, sulla base della classificazione del PAVARI, le seguenti fasce fito-climatiche:

¨      CASTANETUM: sottozona calda e fredda; con una vegetazione costituita da castagno, essenze quercine (cerro,roverella, aceri, frassini, carpini) ; mentre gli arbusti sono costituiti da rovi e ginestre. Tale zona giunge fino a 500-900 m.s.l.m. a seconda della esposizione dei versanti.

¨      FAGETUM: sottozona calda; con una vegetazione prevalentemente di faggio, cerro, acero,ontano carpino e sorbo,posta immediatamente al di sopra della fascia del Castanetum.

¨      FAGETUM: sottozona fredda; posta nella parte cacuminale del massiccio degli Alburni ed al fondo delle doline.

I limiti e la distribuzione della vegetazione sono fortemente influenzati dall’azione antropica, della esposizione, della morfologia e della pendenza.

¨      LAURETUM : climi con siccità estiva, sono rappresentate tutte e tre le sottozone:

-sottozona calda; fino a 200-400 m di altitudine (temperatura media annua da 15 a 23 °C; temperatura media del mese più freddo >-7°C;

-sottozona media; da 200-400 m a 300-400 m di altitudine (temperatura media annua da 14 a 18 °C; temperatura media del mese più freddo >-5°C; media dei minimi assoluti    >-7°C;

-sottozona fredda;  da 300-400 m a 500-600 m di altitudine (temperatura media annua da 12 a 17 °C; temperatura media del mese più freddo >-3°C; media dei minimi assoluti    non inferiore a >-9°C.

L’ isoipsa dei 950 m.s.l.m.  rappresenta la linea di passaggio dai cedui termofili a quelli mesofili dominati dal faggio. Sui terreni posti ad altitudine inferiore prevalgono vegetazione di carpino, cerro, ornello (che spesso si colloca su siti rocciosi con habitus cespuglioso), che vanno cedendo il posto, man mano che si procede verso l’alto, cedui misti di caducifoglie. In questa zona di transizione si comincia a notare una significativa presenza di faggio che nella fascia ad altitudine superiore, appunto, diventano prevalenti. Nel territorio, infatti, i limiti altitudinali non sono rigidi, anzi, situazioni particolari possono permettere penetrazioni anche massicce di specie anche in zone al di fuori della loro fascia altitudinale. Le zone cacuminali di vetta sono ricoperte solo da vegetazione erbacea ed arbustiva.   I versanti più aridi con esposizione a Sud presentano vegetazione più rada, con frequenti aree d’incolti, in cui stenta ad insediarsi una consistente vegetazione arborea.

In definitiva il sito di intervento si colloca nella fascia avente un’altitudine compresa tra i 500 e 1000 m.s.l.m., e caratterizzata da due consorzi tipici: il bosco a Roverella e la boscaglia tipica di Carpino e Ornello in cui scendono anche il Cerro e l’Ontano Napoletano.  Le formazioni di Roverella prevalgono nelle esposizioni dove, data la sua valenza ecologica, colonizza anche i coltivi abbandonati. La boscaglia mista  si  afferma  invece nelle esposizioni fredde e sulle pendici caclivi con il prevalere di una o l’altra specie in relazione alle caratteristiche stazionali. Alle quote minori dei 500 m.s.l.m. del versante caldo si distingue un consorzio arbustaceo di macchia mediterranea con specie termo-xerofile, quali il corbezzolo, il mirto, il lentisco, l’oleastro.

Strettamente connessa alle caratteristiche orografiche e vegetazionali è la fauna del territorio che, data la enorme varietà di specie, viene distinta in relazione agli habitat naturali presenti nel territorio.

Tra i mammiferi viventi nella fascia montana  la specie sicuramente più interessante e in pericolo è il Lupo (Cannis lupus) sempre più in forte declino sull’intero massiccio.

Nelle zone più rocciose ed esposte a sud è possibile trovare tracce del raro Gatto selvatico (Felis silvestris), predatore molto elusivo, segnalato in costante diminuzione per il continuo degrado ambientale.

L’avifauna è presente con specie sempre più rare tra gli Accipitriformi è possibile osservare in alcuni mesi dell’anno la sagoma dell’Aquila reale (Aquila chrysaetos), di solito di passaggio perché non vi sono molte prede. Rara è la presenza dell’Astore (Accipiter gentilis) e lo Sparviero (Accipiter nisus); predatori di uccelli e di altri animali viventi nel bosco.

Nei pascoli è possibile scorgere la sagome della Poiana(Buteo buteo) mentre caccia i piccoli mammiferi (arvicole e topi selvatici).

Tra i Falconiformi sono presenti; il falco pellegrino (Falco peregrinus), il Gheppio (Falco tinnunculus) e Lodolaio (Falco subbuteo).

Negli angoli di faggete non ancora tagliata si possono ammirare specie di Piciformi, quali il picchio verde (Picus viridis), il Picchio rosso maggiore (Dendrocopos major) e il rarissimo Picchio nero ( Drycopus martius). Tutte queste specie sono in via di estinzione per i continui tagli di boschi.

Anche nell’ambiente montano le specie di uccelli più diffusi sono quelle dell’ordine dei Passeriformi. Nei boschi è possibile osservare la Ghiandaia (Garrulus glandarius), la Passera scopatola (Prunella modularis), lo Scricciolo (Troglodydes troglodydes), il Merlo (Turdus merla), il Tordo bottaccio (Turdus philomelos), la Tordela (Turdus viscivorus), il Pettirosso (Erithacus rubecula), la Capinera (Sylvia atricapilla), la Cincia bigia (PArus palustris), la Cinciarella (Parus caeruleus), la Cinciallegra (Parus major), il Picchio muratore (Sitta europea), il Rampichino (Cerchia brachydactyla), il Ciuffolotto (Pyrrhula Pyrrhula), il Fringuello (Fringilla coelebs), il Verzellino (Serinus serinus) e il Verdone (Carduelis chloris).

Nelle ampie radure troviamo, sempre tra i Passeriformi, la Gazza (Pica pica), la Cornacchia grigia (Corpus corone cornix), il Corvo imperiale (Corpus corax) e il raro Gracchio corallino (Pyrrhocorax pyrrhocorax) .

Tra i rettili è diffusa la Lucertola campestre (Podarcis sicula), in altezze superiori a 800 m. troviamo la Lucertola muraiola (Podarcis muralis); diffuso ovunque il ramarro (Lacerta viridis). Presenti sull’altopiano sono la Luscengola (Chalcides Chalcides) nelle aree rocciose e di steppa; l’Orbettino (Anguis fragilis) negli angoli più umidi dei boschi.

Tra i Serpenti, frequentano le aree rocciose la Vipera (Vipera aspis) e il Colubro liscio (Coronella austriaca); presente un po’ dovunque il Biacco  (Coluber viridiflaus). Frequenta zone più fresche e cespugliose il Cervone (Elephe quatorlineate). Riscontrata sull’altopiano, nei pozzi di pietra ancora esistenti, la Biscia dal collare (Natrix natrix), specie tipica di ambienti palustri.

Gli Anfibi sono presenti con poche specie sempre in zone dove esistevano pozzi in pietra o pozze temporanee. Troviamo  la Salamandra dagli occhiali ( Salamandrina Tergiditata), il Tritone crestato (Triturus cristatus), il Tritone italiano (Triturus italicus) e il Rospo comune (Bufo bufo).

 
 
 

La Sentieristica dell'Orto Botanico

Post n°155 pubblicato il 13 Febbraio 2008 da konan78_1
 
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1) Sentiero Natura "al Vivaio"
2) Sentiero Natura "dell'Acqua"
3) Sentiero Natura "ai Pontili"
4) Sentiero Natura "dei Profumi"
5) Sentiero Natura "alla Carcara"
6) Sentiero Natura "il Corbezzolo"
7) Sentiero Natura "la Carbonaia"

 
 
 

Sentiero Natura "al Vivaio"

Post n°154 pubblicato il 13 Febbraio 2008 da konan78_1
 
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