Creato da: CarloCarlucci il 22/08/2004
"Pensieri oziosi di un ozioso"

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Post N° 43

Post n°43 pubblicato il 30 Dicembre 2004 da CarloCarlucci
Foto di CarloCarlucci

« ... kein Nun noch Hier... »

Il quadro è una parete, su cui si apre un’ampia entrata, ad arco ribassato, e priva di porta. Attraverso di essa, si vede uno spazio composito, esteso in modo persino incongruo: ai lati, verso l’alto, e persino verso il basso. Le mattonelle verdi, misurano la prospettiva e la profondità degli ambienti.

Nel corridoio di destra, delimitato da sottili ed eleganti colonnine gotiche, passeggia nella penombra tranquillo ma vigile il leone che il Santo addomesticò, togliendogli la spina nella zampa, durante la sua permanenza nel deserto.
A sinistra invece lo spazio è vuoto – o meglio, deserto, lasciando pienamente intravedere la finestra che, sul fondo, dà su un paesaggio di dolci, verdi e serene colline.

In alto, invece, lo spazio è incombente, quasi minaccioso, delineato da scure e severe volte gotiche, che a loro volta però lasciano campo a bifore che mostrano un cielo terso e azzurro.
Un composto e tranquillo silenzio avvolge ogni ambiente e tutte le cose.

Al centro, il tema del dipinto. Una specie di soppalco di legno, che costituisce lo studio del Santo, ritratto nel corso dei suoi studi, nella luce calda che proviene da quello stesso ingresso da cui lo osserviamo.

Il Santo è immerso nella lettura, seduto quasi in punta di sedia. La posa plastica, sobria, composta ed elegante al tempo stesso, contrasta appena col lieve disordine che la circonda: il cappello cardinalizio deposto quasi a caso sulla panca posteriore, libri aperti sugli scaffali, le scatole col materiale per la scrittura giacciono disordinatamente l’una sull’altra.
Il Santo non è l’asceta della iconografia classica, il pugnace propugnatore dell’ascesi cristiana. Non è nemmeno però l’erudito, il dotto, che mette a servizio del Cristianesimo la sua cultura classica. È invece un intellettuale, un umanista che ama e riconosce la grandezza della classicità, che riscopre per rivitalizzarla, ma con la consapevole autorevolezza del proprio ruolo, del proprio valore superiore.
L’estendersi e la profondità dello spazio sembrerebbero un invito a guardare, a perdere lo sguardo sino allo spazio aperto, all’infinito, raffigurato oltre le finestre in fondo.
E la minuzie dei dettagli sembrerebbe un invito a vedere, a osservare. Ma soffermandosi sull’immagine, ci si rende conto che è il contrario. Ogni oggetto, seppur minutamente descritto, lascia passare via lo sguardo, e serve a definire lo spazio, occupandolo.
Ed è allora che ci rendiamo conto che stiamo vedendo quel che il pittore vuole mostrarci: uno spazio fisico, misurabile, che la mente può comprendere e la ragione spiegare. Non più uno spazio da interpretare, ma da descrivere. Uno spazio del tutto mondano, anzi umano, occupato da corpi solidi; uno spazio che ora la scienza, e non più la filosofia o la teologia, può e deve spiegare.
Dio ormai è lontano, inarrivabile, e quindi nemmeno pensabile; puro nulla, che né l'ora né il qui possono più toccare...

"Gott ist ein lautes Nichts, ihn rührt kein Nun noch Hier", Angelo Silesio.

 
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