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« DA "Ristretti orizzonti"Giustizia: quando il car... »

Una opinione di parte

Post n°76 pubblicato il 10 Marzo 2008 da geko1963
 

Devo ringraziare Dany per il suo commento, per la sua onestà intellettuale. So benissimo che il carcere, e tutto ciò che ruota intorno ad esso, non è argomento di attrazione per il pubblico; chi non è direttamente o indirettamente coinvolto lo sente molto lontano, anzi ci sono persone che non sanno neanche se esiste nella loro città e se lo sanno non lo vedono neanche quando ci passano a fianco. Inoltre i mass media affrontano questo tema soltanto quando l'argomento fa audience o permette di vendere più copie di giornali (vedi i vari processi mediatici dove pseudogiornalisti danno notizie con la bava alla bocca, come se godessero).

Il problema della criminalità in generale e del carcere in particolare è un problema complesso e di difficile soluzione (se ce ne fosse una) che deve essere affrontato senza pregiudizi di sorta, senza riferimenti politici di destra o di sinistra. Il carcere fa parte della società in cui viviamo e all'interno di esso ci sono persone, con la loro dignità, e se qualcuno di loro ha calpestato la dignità di un qualsiasi cittadino/a, ciò non vuol dire che lo Stato deve fare lo stesso. Il principio "occhio per occhio, dente per dente" è un principo che incattivisce le persone e non permette il recupero delle stesse - se questo è una delle finalità del carcere - ma le costringe a reagire e ad allontanarsi sempre di più dalle regole sociali. La tolleranza zero non è mai stata una politica che ha dato dei risultati consistenti...e allora perchè si persevera su questa strada? Solo perchè, giocando sulle paure della gente - ringraziamo i mass media anche per questo - si cerca un ritorno elettorale (in Italia siamo sempre in campagna elettorale). Però i costi della tolleranza zero sono molto maggiori, anche in termini di risorse umane e non solo economici. E' inutile dire quanto costa mantenere un detenuto ed è inutile dire che la costruzione di altre carceri oggi non è possibile (chi lo afferma è solo un chiacchierone politico, un politicante da strapazzo), allora proviamo ad essere lungimiranti per una volta, lasciamo da parte i ritorni elettorali e pensiamo ad una seria politica per il futuro, cominciando dalla scuola, dalla prevenzione e dal guardare in faccia la realtà: le persone rinchiuse sono una risorsa per il paese non un problema da risolvere...occorre solo vederle come tali. Forse non si vuole risolvere il problema della devianza o della criminalità perchè esse sono funzionali alla società, soprattutto ad una società basata sul profitto e sull'individualismo sfrenato: ha continuamente bisogno di un nemico ed è facile trovarlo nel deviante di turno. Oggi l'extracomunitario, domani il pedofilo e dopodomani lo zingaro davanti al semaforo che cerca di mettersi in tasca qualche spicciolo, che noi gli rendiamo con cattiveria. La nostra è una società che mette da parte tutto ciò che dà fastidio ai nostri occhi, mentre leggi ad personam sottolineano che ci sono persone di serie a e di serie b. Dove sono i giornalisti? Dove sono le inchieste giornalistiche che indagano sui reati dei potenti? Forse che in carcere c'è qualche persona di questo tipo? Solo questo dovrebbe far riflettere che l'Italia è in mano a gente incapace, o meglio capace solo di perseguire gli interessi personali.

 
 
 
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IL MITO

 

HASTA SIEMPRE COMANDANTE GUEVARA

Il potere ha sempre paura delle idee e per arginare la lotta degli sfruttati comanda la mano di sudditi in divisa e la penna di cervelli sudditi. Assassinando vigliaccamente il Che lo hanno reso immortale, nel cuore e nella testa degli uomini liberi. Negli atti quotidiani di chi si ribella alle ingiustizie. Nei sogni dei giovani di ieri, di oggi, di domani!     

 

ART.1 L. 26 LUG 1975, N. 354

Il trattamento penitenziario deve essere conforme ad umanità e deve assicurare il rispetto della dignità della persona.

Il trattamento è improntato ad assoluta imparzialità, senza discriminazioni in ordine a nazionalità, razza e condizioni economiche e sociali, a opinioni politiche e a credenze religiose.

Negli istituti devono essere mantenuti l'ordine e la disciplina. Non possono essere adottate restrizioni non giustificabili con le esigenze predette o, nei confronti degli imputati, non indispensabili a fini giudiziari.

I detenuti e gli internati sono chiamati o indicati con il loro nome.

Il trattamento degli imputati deve essere rigorosamente informato al principio che essi non sono copnsiderati copevoli sino alla condanna definitiva.

Nei confronti dei condannati e degli internati deve essere attuato un trattamento rieducativo che tenda, anche attraverso i contatti con l'ambiente esterno, al reiserimento sociale degli stessi. Il trattamento è attuato secondo un criterio di individualizzazione in rapporto alle specifiche condizioni dei soggetti. 

ART. 27 COSTITUZIONE

La responsabilità penale è personale.

L'imputato non è considerato colpevole sino alla condanna definitiva.

Le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato.

Non è ammessa la pena di morte, se non nei casi previsti dalla legge (La pena di morte non è più prevista dal codice penale ed è stata sostituita con la pena dell'ergastolo)

 

TESTI CONSIGLIATI

Sociologia della devianza, L. Berzano e F. Prina, 1995, Carocci Editore.
Asylums. Le istituzioni totali: i meccanismi dell'esclusione e della violenza,
E. Goffman, Edizioni di Comunità, 2001, Torino.
Condizioni di successo delle cerimonie di degradazione
, H. Garfinkel.
Perchè il carcere?,
T. Mathiesen, Edizioni Gruppo Abele, 1996, Torino.
Il sistema sociale,
T. Parsons, Edizioni di comunità, 1965, Milano.
Outsiders. saggi di sociologia della devianza,
Edizioni Gruppo Abele, 1987,
Torino. La criminalità, O. Vidoni Guidoni, Carocci editore, 2004, Roma.
La società dei detenuti, Studio su un carcere di massima sicurezza,
G.M. Sykes, 1958. Carcere e società liberale, E. Santoro, Giappichelli editore, 1997, Torino.

 

 

 

 


 

 

 

 

 
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