|
Creato da geko1963 il 24/04/2007
Una prospettiva deviante
|
Contatta l'autore
Nickname: geko1963
|
|
|
![]() ![]() ![]() ![]() Età: 60 Prov: TO |
Cerca in questo Blog
Menu
Tag
LE MISURE ALTERNATIVE AL CARCERE
BOX IN COSTRUZIONE
Area personale
GLOSSARIO CARCERE
IN COSTRUZIONE
Ultimi commenti
I miei Blog Amici
Chi può scrivere sul blog
Ultimi commenti
Inviato da: generazioneottanta
il 15/07/2016 alle 14:33
Inviato da: jorke88
il 22/11/2014 alle 09:16
Inviato da: pompiere22222
il 19/10/2014 alle 13:32
Inviato da: stefy.bassu
il 12/03/2014 alle 16:32
Inviato da: ChrisMalakai
il 15/10/2013 alle 13:32
« poesia.. | NUOVO TAG » |
Dalla rassegna stampa di "ristretti orizzonti", letto e pubblicato. Tutti ricorderanno le recenti polemiche scoppiate in seguito alla pubblicazione dell’articolo del corrispondente romano del New York Times, Ian Fisher. Nell’impietoso ma realistico resoconto, il giornalista statunitense accusava l’Italia d’essere un paese alla frutta e gli italiani d’essere diventati il popolo più triste d’Europa. Chi può affermare che ciò non sia tutto vero? Come si fa a negare quanto riportato in quel preciso e documentato reportage, pubblicato, tra l’altro, in prima pagina, su un giornale che vende milioni di copie? Non è forse vero che quello che fu il Bel Paese, oggi è un malato grave, forse terminale? Non è vero che l’undici per cento delle famiglie vive in povertà, il tasso di natalità è uno dei più bassi d’Europa, il debito pubblico ha raggiunto cifre da capogiro, la classe politica fa schifo ed il costo del suo mantenimento è una zavorra che affonda letteralmente il paese? Volete un esempio della tragica (e per certi versi comica) situazione nella quale versa la nazione? Se prendiamo qualche gara pubblica per l’affidamento del servizio di custodia dei "cani randagi morsicatori", indetta da diversi comuni, il Capitolato Speciale d’Appalto, nel pieno rispetto delle normative vigenti, prevede che gli animali siano tenuti in appositi box, con annesso un bel recinto. Il loro numero, per ogni box, deve essere compreso tra due e quattro. La superficie totale d’ogni box e dell’annesso recinto deve essere, per ogni cane custodito, non inferiore a due metri quadrati per gli animali di piccola taglia, a tre metri quadrati e mezzo per i cani di taglia media, a quattro metri quadrati e mezzo per i cani di taglia grande e ben sei metri quadrati per i cani di taglia gigante. Nulla da eccepire. Anzi, è degno di un paese civile rispettare gli animali. Ma gli uomini? Avete mai letto le lettere che i detenuti inviano ai giornali? Quegli uomini e donne sono forse inferiori ai cani? Non sono esseri viventi anche loro? Come si spiega, allora, che nelle carceri italiane la disperazione per le condizioni di vita inumane uccida ogni anno decine di detenuti? In un’accorata richiesta d’aiuto una detenuta italiana scriveva di essere, da anni, costretta a vivere in una cella di dieci metri quadri insieme con altre sei, a volte sette, compagne di sventura. Una sopra l’altra a sopravvivere in condizioni indicibili. In tutte le carceri del "Bel Paese" lo spazio per muoversi a disposizione d’ogni detenuto è minino. Addirittura i carcerati fanno i turni per alzarsi dalle brandine perché non hanno lo spazio per poter stare in piedi tutti assieme. Ma torniamo ai canili e facciamo un po’ di conti. Prendiamo in considerazione i cani di taglia gigante. Sei metri quadrati per ogni cane, massimo quattro cani per box. La "celletta" per quattro cani è, quindi, di ventiquattro metri quadri. Passiamo ai detenuti: dieci metri quadrati per sei o sette persone. Ovvero meno di due metri quadrati a detenuto. La stessa superficie che i canili italiani riservano (per legge) ai chihuahua o agli yorkshire. Ma siamo impazziti? Siamo usciti fuori di senno? Credo proprio di sì. Il New York Times, però, si sbagliava, non siamo un paese in declino. Siamo una nazione moribonda. Forse siamo già morti e non ce ne siamo accorti. |
https://blog.libero.it/outsider/trackback.php?msg=3965142
I blog che hanno inviato un Trackback a questo messaggio:
HASTA SIEMPRE COMANDANTE GUEVARA
Il potere ha sempre paura delle idee e per arginare la lotta degli sfruttati comanda la mano di sudditi in divisa e la penna di cervelli sudditi. Assassinando vigliaccamente il Che lo hanno reso immortale, nel cuore e nella testa degli uomini liberi. Negli atti quotidiani di chi si ribella alle ingiustizie. Nei sogni dei giovani di ieri, di oggi, di domani!
Siti web consigliati
- ANTIGONE
- RISTRETTI ORIZZONTI
- CENTRO DOCUMENTAZIONE E RICERCHE (GRUPPO ABELE)
- CENTRO FORMAZIONE PROFESSIONALE PIEMONTESE
- OLTRE LE SBARRE
- ASSOCIAZIONE PAPILLON
- D.A.P.
- redattore sociale
- droga e d'intorni
- altro diritto
- radio carcere
- carcere e società
- statistiche ufficiali
- università di torino
- shopping on line
ART.1 L. 26 LUG 1975, N. 354
Il trattamento penitenziario deve essere conforme ad umanità e deve assicurare il rispetto della dignità della persona.
Il trattamento è improntato ad assoluta imparzialità, senza discriminazioni in ordine a nazionalità, razza e condizioni economiche e sociali, a opinioni politiche e a credenze religiose.
Negli istituti devono essere mantenuti l'ordine e la disciplina. Non possono essere adottate restrizioni non giustificabili con le esigenze predette o, nei confronti degli imputati, non indispensabili a fini giudiziari.
I detenuti e gli internati sono chiamati o indicati con il loro nome.
Il trattamento degli imputati deve essere rigorosamente informato al principio che essi non sono copnsiderati copevoli sino alla condanna definitiva.
Nei confronti dei condannati e degli internati deve essere attuato un trattamento rieducativo che tenda, anche attraverso i contatti con l'ambiente esterno, al reiserimento sociale degli stessi. Il trattamento è attuato secondo un criterio di individualizzazione in rapporto alle specifiche condizioni dei soggetti.
ART. 27 COSTITUZIONE
La responsabilità penale è personale.
L'imputato non è considerato colpevole sino alla condanna definitiva.
Le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato.
Non è ammessa la pena di morte, se non nei casi previsti dalla legge (La pena di morte non è più prevista dal codice penale ed è stata sostituita con la pena dell'ergastolo)
TESTI CONSIGLIATI
Sociologia della devianza, L. Berzano e F. Prina, 1995, Carocci Editore.
Asylums. Le istituzioni totali: i meccanismi dell'esclusione e della violenza, E. Goffman, Edizioni di Comunità, 2001, Torino.
Condizioni di successo delle cerimonie di degradazione, H. Garfinkel.
Perchè il carcere?, T. Mathiesen, Edizioni Gruppo Abele, 1996, Torino.
Il sistema sociale, T. Parsons, Edizioni di comunità, 1965, Milano.
Outsiders. saggi di sociologia della devianza, Edizioni Gruppo Abele, 1987,
Torino. La criminalità, O. Vidoni Guidoni, Carocci editore, 2004, Roma.
La società dei detenuti, Studio su un carcere di massima sicurezza, G.M. Sykes, 1958. Carcere e società liberale, E. Santoro, Giappichelli editore, 1997, Torino.
Inviato da: generazioneottanta
il 15/07/2016 alle 14:33
Inviato da: jorke88
il 22/11/2014 alle 09:16
Inviato da: pompiere22222
il 19/10/2014 alle 13:32
Inviato da: stefy.bassu
il 12/03/2014 alle 16:32
Inviato da: ChrisMalakai
il 15/10/2013 alle 13:32