Creato da paoloalbert il 20/12/2009

CHIMICA sperimentale

Esperienze in home-lab: considerazioni di chimica sperimentale e altro

 

Messaggi di Febbraio 2012

Un bel regaluccio

Post n°166 pubblicato il 29 Febbraio 2012 da paoloalbert

Guardate cosa m'ha regalato la gentile signorina Flavia per il mio compleanno: un bel filetto di platino nuovo!
Con la sua bacchettina e il tappetto che s'innesta giusto nella provetta di protezione, come un pugnale nel fodero pronto a cavare il sangue colorato di qualche elemento della tavola periodica.
Ultimamente ero costretto (ho vergogna a dirlo!) a vedermi le fiamme con un orrendo e obbrobrioso filaccio di nichel-cromo che lascia il tempo che trova, sempre sporco, ossidato, corroso, inservibile per le perle al borace.
Accettabile solo nel primo quadrimestre del primo anno di chimica, e poi buono solo per farci le resistenze del ferro da stiro, non per interloquire con un glorioso e nobile bunsen!

Ormai chi mi conosce sa della mia "dedizione" (chiamiamola così...) alla chimica, specificamente quella sperimentale, e così mi son trovato questo pensierino gradito.
Vogliamo provarlo subito?
Via di corsa, solo con un fugace imbarazzo della scelta del primo candidato alla tortura del fuoco: ma non ho esitazioni... sarà il bromuro di stronzio!

Ho questo sale da talmente tanto tempo e senza averlo mai usato che mi sembra l'occasione perfetta per dare un attimo di celebrità anche a questa bella sostanza, usata nella farmacopea di mille anni fa.
Vai SrBr2, sacrificati e fatti onore sul vecchio bunsen!

 

Filo platino 1  Filo platino 2

Il filo nel suo "fodero" - Il filo pulito nella fiamma: nessuna colorazione

 

Filo platino 3  Filo platino 4

Il filo con una traccia di SrBr2: l'inconfondibile rosso dello stronzio

Alla fine una bel palleggio sterilizzatore tra fiamma e HCl ed il nobile metallo è bello pulito e lucente come nuovo, pronto, chissà quando, a ionizzare nuovamente qualche altro catione... pirocromogeno!

 
 
 

Il venditore di Montreal: come nasce una truffa... chimica!

Post n°165 pubblicato il 21 Febbraio 2012 da paoloalbert

Sul sito di Rosalba (Crescere Creativamente) è ospitato il quattordicesimo Carnevale della Chimica, che ha come tema "La chimica delle nascite", da interpretarsi naturalmente in senso libero.
Prendendo spunto da un raccontino di Joe Schwacz, dirò di come può nascere una truffa chimica!
Sentite cosa dice il grande divulgatore della McGill University (protagonsti del racconto sono lo stesso professore ed un venditore di filtri per l'acqua di rubinetto, che tenta di convincerlo che l'acqua della rete idrica è piena di dannosissime "sostanze chimiche"):
 
...l'apparecchiatura che ne trasse faceva una certa impressione. Risultò che era una sorta di dispositivo elettrico comprendente un paio di asticelle metalliche che assomigliavano a elettrodi. Mi chiese poi dell'acqua presa dal mio rubinetto. La annusò e, evidentemente convinto che il liquido fosse abbastanza tossico, procedette a immergere in esso gli elettrodi. Poi esclamando: "E ora guardi!" collegò il dispositivo a una presa elettrica. In una trentina di secondi l'acqua cominciò a intorbidarsi ed entro un minuto aveva formato una repellente schiuma gialla. "Ha visto?" esclamò trionfalmente, lasciando intendere che grazie al passaggio di corrente elettrica egli aveva separato dalla soluzione quelle repellenti sostanze chimiche...
 
La storiella di cui sopra è tratta dalla prefazione del libro "Il genio della bottiglia", che conferma, assieme alle altre sue opere, che l'Autore è persona di sottile ironia nelle sue simpaticissime dimostrazioni di quanto sia popolarmente incompresa e a volte fuorviata ad arte la nostra amata scienza chimica. 
 
Qualche anno fa ricordo di aver visto (senza andare in Canada!) su qualche nostrana quanto balorda televendita esattamente ripetuta l'esperienza di quell'incauto venditore di Montreal: la voglio riproporre per l'occasione.
Consiste in questo: immergere in un bicchiere d'acqua di rubinetto due elettrodi metallici pulitissimi, collegarli alla corrente di casa e aspettare qualche minuto.

Dopo un po' nel bicchiere nuoterà una sgradevole torbidità marrone, che, agli occhi... degli allocchi sarà la prova inconfutabile che l'acqua, inizialmente bella, limpida e pulita, in realtà nascondeva chissà quali porcherie, abilmente tenute nascoste da quel cattivone del proprio Comune.

-"Ecco allora, cara signora, che con questo favoloso filtro che le propongo a pochi (in realtà molti!) euro, lei potrà finalmente bere acqua sana e perfettamente pura anche dal suo rubinetto..."
 
Dove sta il trucco? Il trucchetto, che è una truffa bella e buona, sta proprio in quei pulitissimi elettrodi, che sono sì pulitissimi, ma di ferro...
Per dirla in due parole, il ferro, sottoposto ad elettrolisi in acqua si ossida all'anodo come ione ferrico, il quale nell'ambiente debolmente alcalino della soluzione precipita come ossido ferrico idrato, simile a fiocchetti di ruggine di aspetto sgradevolmente "sporco".
Per una spiegazione approfondita di tutto il fenomeno bisognerebbe tirare in ballo la debole salinità dell'acqua dovuta alla sua durezza, l'ossidazione del ferro agli elettrodi (che si scambiano perchè siamo in corrente alternata), la progressiva alcalinizzazione della soluzione, e così via, ma verrebbe un discorso noioso.

Notare che l'elettrolisi può avvenire senza problemi anche alla normale tensione di rete (230 volt) perchè la resistività dell'acqua potabile è grande e non c'è pericolo di sovracorrente (nel mio caso, illustrato sotto, la corrente era circa 500 mA); d'altra parte l'effetto Joule di riscaldamento è notevole e la soluzione arriva in pochi minuti alla temperatura di ebollizione.
Ma tutto ciò, cioè l'assenza di sospetti alimentatori e la velocità di reazione, facilitano non poco il disonesto venditore.
 
E la massaia, che di chimica giustamente non sa un tubo, vede sotto i suoi occhi apparentemente senza trucco e senza inganno un liquido prima limpido e poi diventare "sporco" senza che nessuno l'abbia apparentemente sporcato...
Anche gli elettrodi erano perfetti all'inizio, al di sopra di ogni sospetto! Ergo, dice incoraggiata dal venditore, se gli inquinanti non sono venuti da nessuna parte dovevano essere già nell'acqua, anche se erano "invisibili"! 
 
Ingegnoso vero? In quanti ci saranno cascati in giro per il mondo? Quanti avranno comprato quel "favoloso filtro"?
Inutile dire che le "repellenti sostanze chimiche" si sarebbero rivelate identiche se si fosse fatto il test anche dopo la sua applicazione, ma nessuno pensa a questa lapalissiana richiesta...
 
Per tener fede al titolo di questo blog e in onore e alla salute di tutti i creduloni di questo mondo, ecco realizzata qui sotto l'esperienza della quale parla Joe Schwacz.
 
Più che le parole convincono le immagini, avrà detto quel venditore di Montreal, e lo dico anch'io.
Guardate:

Schwarcz 1
Acqua di rubinetto con gli elettrodi di ferro prima dell'elettrolisi: tutto bello limpido e pulito!

 

Schwarcz 2
Passa la corrente e cominciano a svolgesi bollicine di gas e vapore

 

Schwarcz 3
L'acqua comincia a introbidarsi e si riscalda notevolmente per effetto Joule

 

Schwarcz 4
Poco dopo si è già formato dell'idrossido ferrico disperso nel liquido

 

Schwarcz 5
Togliendo la corrente il precipitato marroncino comincia a flocculare

 

Schwarcz 6
Gli elettrodi si sono ossidati e la "ruggine" è in fondo al becker

 


Schwarcz 7 
Prima di buttar via tutto facciamo una semplicissima prova per la ricerca del ferro:
 
Bastano qualche goccia di acido cloridrico e di tiocianato di ammonio... ed ecco che l'arrossamento nel becker dimostra che la "porcheria" altro non era che il ferro degli elettrodi passato in soluzione!
 
Cosa si potrebbe fare per evitare questi e simili raggiri alla Joe Schwacz?
Ci sarebbe un sistema infallibile e semplicissimo: programmare e incoraggiare un minimo di formazione scientifica a tutti i livelli.
Se solo lo 0,1% dell'astronomica quantità di boiate televisive fosse sostituito da altrettanta divulgazione scientifica il mondo cambierebbe (ho detto lo 0,1%, non il dieci...).

Ma mi rendo conto che esistono poche cose così assurde e irrealizzabili.

 
 
 

Dal profondo Sud

Post n°164 pubblicato il 20 Febbraio 2012 da paoloalbert

 

Pietrapertosa 1

 

Ed eccoci a Pietrapertosa, sotto la neve, dall'unico posto in cui ho potuto fotografare un frammento di paese; impossibile fare quello che s'avea da fare in questa località (calpestare un po' di Dolomiti Lucane), ma visto il periodo basta essere riusciti ad arrivare...
Tutto il resto del breve programma "Profondo Sud" s'è fatto invece eccome, in lungo, in largo e con ampia soddisfazione!
Ora (per un po'), a casa.

 
 
 

Profondo Sud

Post n°163 pubblicato il 15 Febbraio 2012 da paoloalbert

Visto il periodo favorevole (inverno...), il clima ideale (un freddo boia...), le precipitazioni scarse (mezza Italia sotto la neve...), le strade percorribili (con la motoslitta...), ce ne andiamo qualche giorno a fare i turisti in questa zona:

 

Basilicata


Una delle mete, se mai ci arriveremo (lo so che fra una settimana è facile...), è il paesello in figura: che paesello è?

 

Pietrapertosa


(Lo dico al ritorno, con la fotografia aggiornata al periodo).

E gli alambicchi? Dimentichiamoli, per un pochino!

 
 
 

Laboratori quasi siberiani

Post n°162 pubblicato il 08 Febbraio 2012 da paoloalbert

Oggi un grado sottozero nel mio lab, e un paio di notti fa meno quattordici fuori, là dove c'è il noce.
E chi ci pensa a fare sintesi in queste condizioni? Tiremm innanz... e il sole arriverà!

Solo mi arrabbio quando penso alla fatica che mi costa d'estate apparecchiare tutto quell'ambaradan di ciotoline col ghiaccio (che per quanto sia è sempre poco ed è subito fuso) per raffreddare qualche reazioncina da farsi rigorosamente "in ice bath"!

Dannate reazioni da condursi al freddo: vengono in mente sempre d'estate!
Sai come verrebbe bene l'acido antranilico in questi giorni?

Bah, è vero che non siamo mai contenti...

Nell'attesa delle primule godiamoci un insolito inno nazionale, che ci sta a fagiolo con questo clima: quello della Karelia.

 

 
 
 

Noci, nocini e polifenoli

Post n°161 pubblicato il 03 Febbraio 2012 da paoloalbert

Visto il mio vecchio noce commentato in atmosfera invernale, l'amico Marco mi invita, credo scherzosamente, a meditare sull'estrazione dello juglone dai malli delle noci.
Non è per niente una cattiva idea... ma ho già fatto questo lavoretto!
L'ho fatto in maniera poco chimica in verità, tant'è che il recipiente ultimo di reazione non è un pallone o una beuta ma una affusolata bottiglietta dove il prodotto, o meglio quello che ne resta, si trova più a suo agio.
Ecco qui sotto, fra i rami di un nocello giovane e ora spoglio che a suo tempo mi ha fornito i frutti, la sperimentale estrazione che ho fatto l'altr'anno.


Nocino


Ne era venuto un nocino da fine del mondo, messo in cantiere come si deve proprio il giorno di San Giovanni, perchè non si dica poi che non si è fatto tutto in regola.
Per un chimico le prove organolettiche sono ancor più di soddisfazione rispetto a un comune mortale; per esempio vengono assurdi pensieri come: 
-guarda che bel colore ambrato sempre più scuro che conferisce questo juglone (che è un naftochinone) al nocino che invecchia! 
-anche la catechina (un flavanolo) contribuisce all'aspetto, ma quanto? 
-che sia sovrastante il suo colore o il suo gusto astringente? 
-non par di sentire, all'assaggio attento, quella "legatura" tannica dell'acido gallico?
-ma che gusto questa deliziosa mix di polifenoli!
... e così via ragionando... discorsi da fuori di testa dirà qualcuno al quale la chimica sta leggermente indigesta.
Tornando in ambito chimico, ho visto girovagando in rete un bel lavoro sloveno proprio sull'estrazione dei polifenoli dallo Juglans regia, ovvero dal nostrano pregiato noce bianco. 
Il contenuto in juglone è abbastanza elevato (una quindicina di mg per grammo di noce verde), ma la separazione del medesimo da tutto l'estratto (il quale si può fare comodamente con i primi due alcoli), non è certo facilmente fattibile, o almeno non lo è con i miei mezzi.
L'estratto di noce verde, che in definitiva non è altro che un "nocino" non zuccherato e non aromatizzato, contiene una bella serie di polifenoli (in genere sotto forma di glicosidi), tutte sostanze fortemente antiossidanti.
Eccoli qui:

Juglone

Juglone
(relativamente tossico, 5-idrossinaftochinone 15 mg/g)


Catechina

Catechina (colorante, astringente, 0,15 mg/g)


Acido gallico

Acido gallico
(3,4,5-triidrossibenzoico, astringente, 0,7 mg/g)


Acido clorogenico

Acido clorogenico
(un estere dell'acido 3,4-diidrossicinnamico, 0,05 mg/g)


Acido protocatechico

Acido protocatechico
(3,4-diidrossibenzoico, 1 mg/g)

Quando bevete un vero nocino modenese, siete avvertiti voi allergici alla chimica!

 
 
 

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