Creato da paoloalbert il 20/12/2009

CHIMICA sperimentale

Esperienze in home-lab: considerazioni di chimica sperimentale e altro

 

Messaggi di Aprile 2013

Intervallo di montagna

Post n°232 pubblicato il 30 Aprile 2013 da paoloalbert

Mi era capitata sotto mano una vecchia immagine, che avevo messo qui come breve intervallo tra un esperimento e l'altro.
Tempo fa, durante una passeggiata in montagna ho fatto un incontro interessante, non con una persona ma con un oggetto storico (anche se non proprio raro dalle nostre parti).
A me tutto ciò che testimonia la storia esercita sempre un fascino particolare, lo sento vivo come in origine.

Si trattava in realtà di più di una passeggiata, dato che si svolgeva tra Malga Malera e Rifugio Scalorbi e ritorno (siamo in alta Lessinia e sulle Piccole Dolomiti, a cavallo tra le province di Verona e di Trento).
Una parte del percorso si svolge lungo un sentiero oggi pochissimo frequentato, in un magnifico bosco di faggi, abeti, larici e baranci, a circa 1700 m di quota.
Sperduto nel bosco, in un punto del tutto inaspettato e quindi con una sorpresa ancora più suggestiva, mi sono imbattuto in un antico cippo di confine perfettamente conservato (del quale ho perso purtroppola foto), che porta la data del 1855.

Qui stava l'immagine del cippo, che ora ho perso.

Il sentiero era in passato uno di quelli intensamente battuti dai numerosi contrabbandieri che facevano la spola lungo queste valli impervie tra i due stati confinanti, Italia da una parte e Tirolo dall'altra; trasportavano soprattutto tabacco dalla Val Lagarina verso sud, e grano da sud verso Ala.

Il contrabbando è stato fino alla prima guerra mondiale una delle fonti di sostentamento per le poverissime popolazioni dell'alta Lessinia.
Era sostenuto e incoraggiato, anche se non volutamente, dalla politica doganale del Regno d'Italia che imponeva pesanti dazi e tasse a tutto ciò che proveniva dall'estero; dall'altra parte vigeva un tacito quasi-consenso della Guardia di Finanza tirolese, che appena poteva chiudeva un occhio... facendo così gli interessi di tutti!
(Neanche nel duemilatredici si è ancora capito che con le troppe tasse i problemi si CREANO, non si RISOLVONO.
Non è un concetto difficilissimo, eppure siamo ancora lontani anni luce dal capirlo).


Naturalmente ho voluto fare un passo simbolico nel Tirolo del vecchio feldmaresciallo Radetsky facendo un giro attorno al cippo... poi via verso la prima sosta di Passo Pertica, dove c'erano ad aspettare come minimo un paio di panini con la sopressa (con una sola "p") della Lessinia.
Questi assolutamente irrinunciabili!

 
 
 

La condensazione benzoinica; sintesi

Post n°231 pubblicato il 20 Aprile 2013 da paoloalbert

Il tema sui catalizzatori, lanciato dall'amico Marco sul suo blog per ospitare il prossimo 27esimo Carnevale della Chimica, mi ha invogliato a fare la sintesi che presento.
La reazione (condensazione benzoinica) è una preparazione di chimica organica nota e facilmente accessibile, semplice da realizzare (anche se non lo è dal punto di vista del meccanismo) che ho voluto rifare anche in onore di Nikolai Zinin, ricordato nel post precedente.
Essa permette di accoppiare due molecole di benzaldeide C6H5-CHO, formando un nuovo legame C-C, e porta alla produzione di un alfa-idrossi chetone C6H5-CO-CH(OH)-C6H5, il benzoino.

La reazione originale di Zinin è catalizzata dallo ione cianuro CN- secondo il meccanismo seguente, visibile per esempio a questo link (non voglio appesantire inutilmente, dato che io mi riservo come il solito la parte strettamente sperimentale).
Non essendoci eliminazione di acqua (o altre piccole molecole) il termine "condensazione" è improprio, ma lascio questo nome per motivi storici.
Con mio rammarico mi spiace non poter ripetere esattamente il metodo originale, che comporterebbe l'uso di KCN... purtroppo ciò non è proprio possibile per ovvi motivi.
Ai tempi del nostro Nikolai non si parlava certo di green-chemistry, però... è altrettanto interessante sapere che si può sostituire questo poco amichevole catalizzatore nientemeno che con una vitamina! Eccola:

 

Tiamina

 

Nel 1960 si è scoperto che la vitamina B1 (tiamina, sotto forma di cloridrato) può funzionare in maniera del tutto analoga agli ioni CN-, sfruttando il carbanione che si viene a formare in ambiente basico per eliminazione dell'idrogeno evidenziato nel gruppo tiazolico; tale carbanione nucleofilo può attaccare una molecola di benzaldeide, che poi ne addiziona un'altra secondo il meccanismo visto sopra (dimerizzazione).
Tutto il carrozzone catalitico è poi anche un buon gruppo uscente, ristabilendo alla fine il gruppo carbonilico e la tiamina, che viene ripristinata anch'essa.
Su questo composto, importante catalizzatore anche dal punto di vista biologico, ci sarebbe da dire... ma per praticità mi limito ai consueti rimandi ad altre sedi per eventuali vitaminici approfondimenti.

Ho seguito una classica procedura "scolastica" (questo link, ma la preparazione è reperibile identica anche altrove)

Mi sento in colpa per le foto, fatte di corsa in un oscuro, freddo e umido lab con quel tempo pessimo che ci ha accompagnato per mesi... chiedo un po' di indugenza da parte dei lettori!

Materiale occorrente

- benzaldeide
- tiamina cloridrato
- sodio idrossido
- etanolo
- vetreria opportuna


Benzoino 1Porre 2,6 g di tiamina cloridrato in un palloncino da 250 ml, sciogliendola in 8 ml di acqua e 30 ml di etanolo.
Raffreddare in ghiaccio e aggiungere goccia a goccia 5 ml di soluzione di NaOH 3 M (1,2 g in 10 ml di acqua), mescolando e senza far salire la temperatura oltre i 20°.

Durante l'aggiunta la tiamina viene salificata e deprotonata e la soluzione si colora in giallo.



Benzoino 2Aggiungere a questo punto 15 ml di benzaldeide e porre in bagno d'acqua a 60°C per un'ora e mezza circa, controllando sempre la temperatura. 

 

 

 


Benzoino 3Alla fine raffreddando in ghiaccio il pallone il benzoino formatosi si separa come massa bianca dalla soluzione.
Filtrare su buchner e lavare accuratamente con poca miscela acqua/etanolo 1:1 e poi con acqua pura e lasciar asciugare all'aria.

 

Benzoino 4


Il benzoino si presenta come una polvere bianca/leggermente beige microcristallina, pochissimo solubile in acqua, di leggerissimo odore di mandorla. P.f. 137°
(La vecchia e ormai desueta bevanda detta orzata viene aromatizzata col "benzoino" estratto dalla resina della pianta Stirax benzoin, quindi non è da confondere la sostanza chimica trattata qui ed il benzoino naturale, parente ma di origine e composizione diverse).

L'uso della tiamina come catalizzatore (o molecole con analogo anello tiazolico) è comodo e permette la dimerizzazione catalizzata di molte aldeidi, sia aromatiche che alifatiche, operando in ambiente basico per esempio con trietilammina in etanolo.
Dal benzoino (e derivati) e dalle aciloine (R alifatico al posto del fenile) per riduzione si ottengono i rispettivi dioli (o anche si arriva a idrocarburi: per esempio lo stilbene, C6H5-CH=CH-C6H5) oppure per ossidazione si formano i dichetoni, come il benzile, C6H5-CO-CO-C6H5, dal quale poi si può ottenere... e poi da questo...
La chimica organica, oltre a essere bella è come le ciliegie: una (molecola) tira l'altra, in una catena infinita.

Chissà con chi mi verrà in mente di "sposare" questo benzoino?
E che "figli" genererà?
Per ora non lo so nemmeno io; per ora è "lui" ad essere stato generato... da una benzaldeide stavolta ermafrodita, e con la tiamina nella parte di Cupido!


 
 
 

Nikolai Nikolaevic Zinin

Post n°230 pubblicato il 15 Aprile 2013 da paoloalbert
Foto di paoloalbert

Val la pena ricordare anche qui Nikolai Zinin per qualche motivo.
Innanzitutto perchè fu uno scienziato di grande talento (matematico, astronomo e soprattutto chimico), poi perchè non è un nome molto conosciuto da noi ed infine perchè la prossima volta presenterò una semplice sintesi che lo riguarderà da vicino.

Due parole sulla biografia.
Nikolai (nato a Shusha oggi in Ucraina nel 1812), pur rimasto presto orfano dei genitori, dimostrò subito di essere un bambino dotato e intraprendente, come spesso capita a chi ha dovuto lottare fin da subito con la vita.
Nel 1830 si iscrisse al dipartimento di Matematica e Fisica dell'Università di Kazan, attirando l'attenzione dei suoi professori (principalmente il matematico Lobachevsky e l'astronomo Simonov).
Terminati gli studi presso l'Università, nel 1833 ricevette un dottorato di ricerca e una medaglia d'oro per un saggio sul moto dei pianeti; nel 1835 Zinin si dedicò con successo anche alla chimica, invogliato dal grande Lobachevsky che riteneva che i chimici fossero gli uomini di scienza di cui la Russia avesse più bisogno in quel momento.
Il giovane Zina fu mandato a studiare all'estero, naturalmente in Germania, patria della chimica teorica e sperimentale.
Fu prima a Berlino ma poi anche in altri laboratori europei, presso le cattedre di insigni scienziati di quel tempo (a Parigi, a Londra, e a Giessen con Justus Liebig).

Pubblicò il suo primo articolo in «Liebig Annalen», nel 1839, nel quale Zinin descrisse un nuovo metodo catalitico per trasformare l'aldeide benzoica in benzoino; seguirono poi altri lavori su parecchi derivati benzoici.
Nel 1840 ricevette il grado di Dottore in Scienze e ritornò in Russia, dove per molti anni ricoprì numerosi e prestigiosi incarichi in varie istituzioni scientifiche del suo paese.
Nel 1868, insieme a Mendeleev, Menshutkin e altri organizzò la Società Chimica Russa, della quale fu per dieci anni il presidente.

Nel 1842 Zinin aveva scoperto la reazione (che prende il suo nome) di riduzione dei nitro composti aromatici ad ammine per mezzo del solfuro di ammonio, riuscendo ad ottenere in questo modo l'anilina, l'α-naftilammina e altri amminoderivati (azo e idrazobenzene, e analoghi).
Nel 1852 ottenne la senape artificiale (il simpatico isotiocianato di allile, del quale ho già parlato) partendo da ioduro di allile e tiocianato di potassio; questo esperimento lo ripeterei assai volentieri se avessi nei miei scalcinati scaffali qualche buon alogenuro di allile!
Negli anni seguenti molte furono le altre ricerche e sintesi interessanti che non vengono qui citate; ma decisamente Nikolai si era anche dimostrato un ottimo chimico sperimentale.

Quando nel 1853 l'esercito anglo-franco-turco sbarcò in Crimea per quella guerra che da questa penisola prende il nome, Zinin con l'aiuto del giovane ingegnere Petrushevski fece il possibile per fornire all'esercito russo gli esplosivi più potenti, specialmente studiando un metodo avanzato per produrre grandi quantità di nitroglicerina e per renderne l'uso più sicuro. Provò prima a farla assorbire nella polvere nera (ehmm... qui non mi trova molto d'accordo!) e poi nel carbonato di magnesio!

E' singolare come la geniale idea dell'impregnazione in una massa inerte sia stata sfruttata alcuni anni più tardi (e con ben altri risultati, soprattutto economici!) da Alfred Nobel, sostituendo l'MgCO3 con la farina fossile; a tal proposito Zinin ebbe a dire in seguito: -"da Nobel mi son fatto soffiare la dinamite da sotto il naso!".

Guarda dove ci portano ora le associazioni di idee: della sconosciuta "dinamite di Zinin" è lecito pensare che forse dovette farne le spese anche il corpo di spedizione italiano inviato in Crimea nel 1855 dal nostro Cavour.
Chi non ricorda questo famoso intervento militare? Quando si studiava sul serio il Risorgimento sui vecchi libri di scuola, esso era dato come una delle geniali trovate di Camillo Benso per "fare l'Italia".

Ma questa è proprio tutta un'altra Storia...

 
 
 

Indicatori di primavera

Post n°229 pubblicato il 09 Aprile 2013 da paoloalbert
Foto di paoloalbert

Primavera? Ma quale primavera!
Se continua questo schifo di tempo che permane da mesi -lo voglio proprio documentare con questo aggettivo- ci siamo già mangiati la più bella stagione dell'anno e addio alle gioie del dolce risveglio con i fiorellini.
Ma tant'è: "cul, tempo e siori i fa quel che i vol lori" sentenzia riguardo il tempo un irriverente adagio dei miei luoghi, e così ce lo teniamo come viene. (Serve la traduzione del proverbietto? Forse no).

Io sono un appassionato di tutte le verdure, e così quando li trovo mi preparo volentieri anche uno squisito piattino di ravanelli.
Me li preparo come quelli che vedete in foto; tagliati a fettine molto sottili, con la giusta quantità di sale, mescolati e lasciati riposare, per far sì che la pressione osmotica faccia uscire una certa quantità di liquido che trasporta la parte più piccante e leggermente sgradevole del succo.
Non si creda adesso che io non ami il piccante: i miei gusti si avvicinano, e probabilmente superano, quelli di un messicano di origini calabresi... ma nonostante ciò i ravanelli secondo me vanno rigorosamente trattati come detto sopra.
La rafanina (4-isotiocianato-1-(metilsulfinil)but-1-ene) che rimane comunque è proprio nella giusta quantità per fare la differenza tra un piatto qualsiasi di ramolaccio e un piatto prelibato, fresco e morbido come seta.

 

Ravanelli 1


Guardando questo bel sangue di ravanello color fucsia, mi è venuta voglia di provarlo come indicatore, anche se sapevo già che sarei andato sul sicuro; insomma, come usare il cavolo rosso, la violetta, e tutti quegli altri antocianici liquidi colorati che la natura ci offre e dei quali tutti abbiamo letto o sperimentato... e che non ho voglia di ripetere qui, nè di mettere formule.
Qualcuno ha fatto il test del ravanello? Non credo; e allora oggi via con un po' di scenografia poco chimica e tanto culinaria: il succo al naturale (sopra), quello con qualche goccia di acido citrico e quello con l'aggiunta di altrettanta ammoniaca diluita.

 

Ravanelli 2

  Ravanelli 3

 

 

 

 

 

 

Nelle foto i colori risultanti, che son poi proprio quelli che ci aspettavamo, dal rosso al viola bluastro.

E dopo l'esperimentino (che metto qui come auspicio di primaVERA!)... un bel giro di olio delle colline moreniche, una grattatina di pepe, una rosettina di pane da poco sfornato e... buon appetito!

 
 
 

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