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Quello che è accaduto a Roma, l'aggressione al Pigneto, è un atto di paura. La paura sta sempre dietro alla violenza. Più si è violenti più si ha paura. Si ha paura di se stessi, della propria mente. Per non sentirsi un cucciolo abbandonato ci si distrae con la violenza. Ma dopo ci si sente ancora più disperati. Caro cucciolo so che hai una ferita, lasciati accarezzare e smetti di mordere inutilmenti i tuoi fratelli cuccioli di altre razze.
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Ognuno di noi ha una maschera, a volte più di una, sempre però dietro alla maschera c'è un cucciolo. Ma se noi ci fermiamo alla maschera non andremo molto lontano. Troveremo mille motivi per dire che l'altro non ci piace. Chi sei? Cosa vuoi? Sei straniero? Sei gay? Sei Rom? Sei Berlusconi? O magari la sua maschera ci piace e allora ci è simpatico. Poi quando ci infila il suo coltello nel fianco ci stupiamo: Ma io credevo che tu. Le maschere quasi mai ci dicono chi è che le indossa. Le maschere appartengono al personaggio che ognuno di noi interpreta. E a volte ci tocca interpretare personaggi terribili. Ma anche dietro al più terribile dei personaggi c'è un cucciolo, che attende e dona dolcezza. Vedere il cucciolo che c'è in ognuno è il grande segreto della vita. La vita sono tanti cuccioli in maschera che giocano anche alla guerra, ma per loro è un gioco. La vita è un gioco, come dicono gli induisti "liila", il gioco cosmico. E ogni volta che la prendiamo sul serio sbagliamo. Non riusciamo a vedere più i cuccioli dietro alle mascherine. E allora non capiamo, non comprendiamo noi stessi, gli altri e il mondo.
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A volte il nostro sguardo si posa sulla nostra piccola, microscopica realtà personale,
i nostri amori, le nostre delusioni, le nostre incapacità, i nostri fallimenti,
e tutto il resto non esiste, come se fosse coperto dal buio.
A volte il nostro sguardo penetra quel buio e vediamo
http://www.repubblica.it/2006/05/gallerie/esteri/cina-cinquanta/1.html
E quel che vediamo ci distoglie da noi
O meglio noi siamo anche loro e non possiamo che sentire quello che loro sentono,
le macerie, i loro sguardi provati e sconvolti e quello dei soldati che prestano i soccorsi
Noi siamo loro e loro sono noi
E percepiamo l’unità del tutto,
l’incessante lotta su questo pianeta
per costruire e non farsi travolgere
per capire l’incomprensibile
E desidero sentirmi parte del tutto
Abbracciare chi è sopravvissuto, i soldati e chi più non respira,
lasciare che il mio cuore pulsi sulle macerie
E seppellire le mie piccole paure.
Nel mondo non ci sono nemici
E nessuno ci sta accerchiando
Ma ovunque un grande infinito bisogno d’amore,
di accettazione, di braccia che ti accolgano e ti aiutino
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Il lavoro quando c'è ci sottrae tempo e rende la nostra vita una corsa. Una corsa ancora più faticosa se siamo donne o mogli. Correre è per arrivare in tempo. Nessuno ci regala il tempo. Anzi. Se poi ci capita di avere un pò di tempo non sappiamo più cosa fare e così la libertà di disporre del nostro tempo diventa noia, tempo morto. Quando non corriamo ci sembra di non vivere. Quando corriamo non abbiamo trempo di vivere.
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Da mia madre ho imparato ad amare. Lei mi ha insegnato con il suo esempio ad essere disponibile verso gli altri. Gli altri in assoluto, il prossimo. La mia famiglia era molto più vasta di mio padre, mia madre e mio fratello. Una grande famiglia dove il padre è Dio e noi persone, piante, animali, rocce, fiumi , laghi, stelle, mare siamo le sue creature.
Ignorare il legame spirituale profondo che ci caratterizza è come ignorare per un'aquila di avere le ali.
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Inviato da: virgola_df
il 18/10/2011 alle 08:19
Inviato da: virgola_df
il 17/04/2011 alle 10:57
Inviato da: rossanadgl14
il 04/04/2011 alle 20:24
Inviato da: mirilasso
il 04/04/2011 alle 05:47
Inviato da: alessia.massimiliano
il 02/04/2011 alle 09:51