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Un blog creato da per_padre_paolo il 11/06/2008

Padre Paolo

Quando il Signore chiama...

 
 

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Post N° 19

Post n°19 pubblicato il 13 Giugno 2008 da per_padre_paolo
 

  Quello che segue è il testo dell'omelia che padre Beniamino De Palma preparò per la solenne concelebrazione eucaristica che si tenne il 19 giugno 1988 a Lecce nella gremitissima Chiesa dell'Idria dove la Comunità missionaria e parrocchiale volle ricordare padre Paolo. Egli attinse largamente alle pagine intime del suo diario, che ci rivelano ancora meglio la sua anima in una limpida trasparenza di sentimenti e di propositi.

  "Sento che la mia vita sarà breve, sento non lontana la mia fine, tanti guai, tanti acciacchi mi lasciano pensare al tramonto della mia vita. Nel mio cuore entra tanta tristezza: in un attimo cadono tutti i progetti.  Signore, tu sai e conosci tutto!... Prendi pure la mia vita se può servire a qualcosa" (dal Diario: 21 giugno 1982).

  Il presentimento, meglio i presentimenti si sono avverati il 1 giugno 1988 alle ore 9,55. Tut­to era compiuto! La Parola di Giovanni (Gv. 21, 15-19) che ora è stata proclamata, sintetizza il mi­stero celebrato da padre Paolo Monterisi. Aveva terrore della malattia, si allarmava di­nanzi ai più piccoli sintomi di malessere. Intanto, proprio a lui il 16 marzo 1988 il Signore disse: "Tenderai le tue mani e un altro ti porterà dove tu non vuoi. Detto questo aggiunse: Seguimi!".

  E' facile, in circostanze come queste, cadere nella retorica e nell’enfasi. È facile, dinanzi alla morte, far parlare soltanto il cuore. La morte ci rende più benevoli, più comprensivi, ci aiuta a capire ogni cosa nella verità. Questa sera preferisco che sia Paolo a par­larci di sé ed a rivelarci il mistero della sua esistenza. Mi piace ricavare dal suo diario la ricchezza di questo giovane Sacerdote e Confratello. Nelle testimonianze raccolte, udite e conse­gnate per iscritto, tutti sottolineano l'entusia­smo, l'umanità, la pienezza di vita, che diffonde­va intorno a sé. Ma queste testimonianze, pur vere, non sono il meglio di Paolo. "Ogni uomo porta con sé qualcosa di unico e irrepetibile; ogni uomo è un mistero che cela una Presenza talvolta sofferta e silenziosa". (dal Diario: 13 marzo 1983).

  Padre Paolo è stato un uomo tormentato da Dio e assetato di Dio. "Oggi mi rendo conto di cosa tu sei, Signore, e cosa rappresenti per me. Sei diventato il mio tormento. Accenni ad alcune proposte, ma non sei abbastanza chiaro ed eloquente." (dal Diario: maggio 1978).

"Tutta la mia vita l'ho giocata nella certezza di conquistarti, di farti mio, di innestare il tuo amore nella mia vita. Dio solo nella mia vita!" (dal Diario: giugno 1978).

"Avvicinati, Signore! Fammi sentire la gioia di amarti, fammi godere della tua presenza. La voglia di incontrarti mi tormenta, mi rende ansioso e spesso inquieto. Fa' che la mia vita sia un'avventura di amore per poter raccontare agli altri questa insuperabile esperienza." (dal Diario: giugno 1978).

  L’amore comporta la disponibilità a fare la volontà di Dio e Paolo l’ha  compiuta il 12 novem­bre 1978, al termine di un lungo e sofferto perio­do di ricerca. "Tutto è compiuto, è giunta l’ora di attuare la mia decisione. Domani parto e soltanto per amor tuo.” (dal Diario: 11 novembre 1978).

  Fare la volontà di Dio è stato il cammino che Paolo ha tentato di vivere. “La volontà di Dio è tremenda, è tenace, nessuno può opporsi. Sì, nes­suno, perché io ho provato e ne sono uscito scon­fitto. Grazie, Signore, per ciò che la tua volontà vuole operare in me. Mi abbandono a Te”. (dal Diario: gennaio 1983).

  Perché Paolo ha accettato di vivere la sua esperienza spirituale nella Congregazione della Missione?

  Aveva scoperto i poveri!

  Nel maggio 1978 aveva scritto nel diario:

  “Quanta miseria! Eppure molti non credono: i po­veri io li ho visti con i miei occhi.” e altrove: “Oggi, Signore, ho trascurato lo studio per questa famiglia povera, ma avevo bisogno di incontrare loro per incontrare Te!”.

 

  Nell’agosto 1978 fu l'esperienza dei poveri, fatta a Pozzuoli (Napoli) durante un Corso Mis­sionario, a concludere la sua ricerca. “Signore, ho capito che tu mi vuoi al servizio degli altri, decido di consacrarmi al servizio dei poveri”.

  Durante il noviziato (1979-80) scrisse così: “Ho una casa, una camera, tanto calore! Quanta gente non ha niente e vive in condizioni disumane! I poveri sono il mio assillo!”.

  “Nella mia vita non devono esserci altri inte­ressi che Dio e i poveri”. “Ho lasciato tutto per po­termi realizzare in maniera più completa nel servi­zio dei poveri!”.

  Paolo era un uomo che amava la vita: “Ama­re la vita e viverla intensamente: Signore, liberami dalla tentazione del disimpegno, dalla tentazione delle mezze misure; fammi capire che amare la vita significa donarla”.

  Nel Vangelo Gesù ha detto: “Non c’è amore più grande di colui che dà la vita per i propri ami­ci... La vita la do liberamente”.

  Padre Paolo è stato stroncato da un male in­curabile, il peggiore; non ha subìto la morte. Ha accettato la croce perché amava. Sul letto del do­lore spesso l'abbiamo sentito ripetere: “Completo nella mia carne ciò che manca alla passione di Cri­sto!... Offro la mia vita per la Chiesa, per la Comu­nità, per le vocazioni, per i giovani!”.

  L'amore ha condotto Paolo ad accettare la croce. “Ogni ideale, ogni scelta passa attraverso la croce e la sofferenza. E la croce che ci fa nuovi e ci indica il cammino della verità.” (dal Diario: 1982).

  “Padre mio, accetto la croce, qualunque essa sia. Con amore accetterò la tua volontà in qualun­que modo essa si presenterà.”

  Padre Paolo ha amato il sacerdozio. Nel primo anniversario dell'ordinazione sacerdotale scrive­va ai suoi genitori e fratelli: "Ora sono sacerdote: non mi resta che perseverare. Per cui mi sforzerò, con l’aiuto della vostra preghiera, di vivere il mio sacerdozio degnamente, di non recitare e non fin­gere, ma di aderire giorno dopo giorno a Cristo in modo da essere segno autentico. Che Dio mi aiuti e benedica; soprattutto allontani da me, ora e sem­pre, il rischio di pavoneggiarmi a causa del mio sacerdozio, mi faccia sempre tutto a tutti. Sarei già vecchio. Come sarei già vecchio e bruciato se fossi già stanco del mio sacerdozio."

  Padre Paolo si è preparato al sacerdozio. "Vivo nella gioia del mio sacerdozio, per poter realizzare pienamente la mia tormentata vocazione. Signore, concedimi la gioia del sacerdozio!” (dal Diario: 1981).

  "Vivo nella gioia e nell’attesa del grande gior­no, quando la proposta di Dio si farà realtà concre­ta." (dal Diario: 1981).

  Padre Paolo ha amato la Vocazione Vincenzia­na. "Quanto è grande il dono della vocazione! Vor­rei viverlo intensamente, giorno dopo giorno, sen­za perderne un solo attimo". (dal Diario: 1982).

 

  Padre Paolo ha amato la Comunità. "Signore, amo la Comunità e quanti in essa vi abitano... Amo la Comunità; le lacune il più delle volte sono frutto del mio occhio non abbastanza limpido e non ab­bastanza sereno." (dal Diario: 1979).

  Nella domanda di ammissione ai Voti (mar­zo 1983) scriveva: "Alla base della mia scelta, della mia consacrazione c’è l'amore. La mia preoccupa­zione è quella di crescere nella carità. Accetto di vi­vere nella Comunità Vincenziana per vivere comu­nitariamente la mia vocazione all'amore."

  Padre Paolo avvertiva di essere uomo fragile, sentiva il bisogno di Dio per vivere la fedeltà.

  La sera dell’ordinazione diaconale (14 mag­gio 1983) scriveva: "Signore, ho paura di non saper servire. Ho paura di non esserti fedele. Aiutami con il tuo Spirito!"; "Signore, mio Dio, non lasciar­mi solo, non dimenticarti di me, figlio del tuo amo­re; conservami la gioia del sì."

  Quanto detto sono dei messaggi di Paolo a noi che vivremo quel cammino che per lui si è concluso prematuramente in maniera così miste­riosa.

  Concludo con una lettera scritta nel diario il 19 marzo 1983 e indirizzata a Massimo, un ragazzo di 16 anni di Lucrino (Pozzuoli) che aveva co­nosciuto in un campo-scuola per adolescenti.

  "Morire a 16 anni che mistero!

  Si, o Signore, è un mistero!

  Carissimo Massimo,

nel silenzio ci hai lasciati per essere più vicino al Signore. Grazie per tutto quello che mi hai donato; la tua semplicità, la tua disponibiltà, il tuo sorriso.

  Spero di essere riuscito a darti qualcosa. Mi sono solo sforzato di darti il mio Signore.

  Tu che ora sei alla sua presenza prega per me. Non mi dimenticare!"

  Anche noi chiediamo al carissimo padre Pao­lo, che ora è alla presenza del Signore, di pregare per tutti noi.

  Ci piace farlo con le parole con le quali Suor Consiglia, delle Suore d’Ivrea, ha chiuso la sua testi­monianza.

  "Fratello Paolo, che ora contempli l'Infinita Sapienza e accompagni l'armonia del canto senza fine di tutti coloro che già seguono l'Agnello Imma­colato, guarda noi che ancora siamo appesantiti dai nostri peccati, e ottienici dal Padre l'ardore e l'entusiasmo che ti hanno caratterizzato nella tua corsa terrena verso la Dimora Celeste."

 
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Questo blog nasce per raccogliere le testimonianze (ricordi, fotografie) di tutti coloro che hanno conosciuto padre Paolo Monterisi, Missionario Vincenziano originario di Trani scomparso all'età di 34 anni il 1 giugno 1988 stroncato da un male incurabile.

 

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PREGHIERA DEI VINCENZIANI

Signore fammi buon amico di tutti,
fa che la mia persona ispiri fiducia:
a chi soffre e si lamenta,
a chi cerca luce lontano da Te,
a chi vorrebbe cominciare e non sa come,
a chi vorrebbe confidarsi
e non se ne sente capace.
Signore aiutami,
perché non passi accanto a nessuno
con il volto indifferente,
con il cuore chiuso,
con il passo affrettato.
Signore, aiutami ad accorgermi subito:
di quelli che mi stanno accanto,
di quelli che sono preoccupati e disorientati,
di quelli che soffrono senza mostrarlo,
di quelli che si sentono isolati senza volerlo.
Signore, dammi una sensibilità
che sappia andare incontro ai cuori.
Signore, liberami dall'egoismo,
perché Ti possa servire,
perché Ti possa amare,
perché Ti possa ascoltare
in ogni fratello
che mi fai incontrare.
 

 
 
 
 

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