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Mu è il nome di un ipotetico continente scomparso, che si pensa essere situato in Oceano pacifico prima che sia affondato sotto le acque. In un testo come il Ramayana, poema epico indù scritto dal saggio e storico Valmiki, per ordine di Narana, sommo sacerdote del tempio Rishi a Ayhodia,c’è scritto « e vennero in Birmania dalla terra della loro origine nell'Est », cioè in direzione dell'oceano Pacifico. Un altro documento che conferma la storia delle tavole sacre e di Valmiki è il Manoscritto Troano, oggi conservato nel British Museum. È un antico libro Maya scritto nello Yucatan. Parla della « Terra del Mu », usando per il Mu gli stessi simboli che troviamo in India, in Birmania e in Egitto. Altro riferimento è il Codex Cortesianus, un testo Maya all'incirca della stessa epoca del Manoscritto Troano. Poi vi sono il Documento Lhasa e centinaia di altri raccolti in Egitto, Grecia, America Centrale, Messico, i graffiti scoperti nell'Ovest degli Stati Uniti. Nel continente sarebbero vissute 64.000.000 di esseri umani che erano dieci tribù o popoli, ognuno distinto dall'altro, ma tutti sotto un unico governo.
La testimonianza della distruzione di questo continente è davvero strana. Fino a qualche decennio fa gli scienziati sarebbero stati molto scettici sulla ipotesi dell’ esistenza nell'oceano Pacifico di questo continente. Ma recentemente sono venute alla luce testimonianze del passato e, sulla base di raffronti, si è avuta la prova che quella terra esistette. Le prove sono di vari tipi.
Per primo sono le tavole sacre portate alla luce in un tempio indiano. Furono scritte dai Naacal, in Birmania o nella Madreterra. Testimoniano come i Naacal fossero venuti dal Mu, il continente nel centro del Pacifico. Esse parlano anche della storia della creazione dell'uomo e del suo apparire su questa terra. Poi ci sono documenti di epoca posteriore scritti nel Mayax, in Egitto e in India raccontano e descrivono la distruzione della terra del Mu, quando la crosta terrestre fu frantumata dai terremoti. Poi le acque agitate del Pacifico la ricoprirono e si formò una distesa di acqua.
Nelle terre del Mu prosperarono sette grandi città, le principali sedi di religione, scienza e dottrina. Molte altre furono le grandi città, i piccoli centri e villaggi sparsi dovunque nelle tre zone. Molte città furono costruite alla foce di grandi fiumi, o nelle loro vicinanze, poiché là erano i centri commerciali e di traffico e da là partivano e arrivavano le navi che toccavano tutte le parti del mondo. Il Mu fu la madre e il centro della civiltà, del sapere, dei traffici e del commercio della terra; tutti gli altri paesi del mondo erano sue colonie o imperi coloniali. In base a documenti, iscrizioni e tradizioni, l'avvento dell'uomo sulla terra si verificò nel Mu e per questa ragione il nome « terra di Kui » fu aggiunto a quello di Mu. Avevano fondato colonie in tutte le parti del mondo.
Grandi navigatori come erano, le loro navi facevano servizio continuamente tra una colonia e l'altra, caricando mercanzie e passeggeri.
Questa terra fù condannata da una temibile calamità, per volontà divina. Brontolii dalle viscere della terra, seguiti da terremoti e eruzioni vulcaniche, sconvolsero le sue parti meridionali. Lungo le sponde a sud ondate enormi, da cataclisma, si riversarono dall'oceano sulla terra e molte belle città furono distrutte. I vulcani eruttarono fuoco, fumo e lava. Poiché il suolo era pianeggiante, la lava non si sparse, ma si accumulò formando dei coni che successivamente divennero rocce vulcaniche, ancor oggi visibili in certe isole del sud. Alla fine l'attività vulcanica cessò. I vulcani si spensero e da allora sono rimasti tranquilli.
Una volta cessata l'attività vulcanica, il popolo del Mu superò gradatamente la paura. Le città distrutte furono ricostruite e il commercio e i traffici ripresero vita. Molte generazioni dopo quella calamità, quando ormai il fenomeno era stato relegato nella storia del passato, il Mu fu di nuovo vittima dei terremoti e catastrofi che eliminò Il Mu e i suoi 64.000.000 di abitanti.
Molti avevano smarrito la ragione, per esistere, solo una cosa restò loro: abbassarsi ai più infimi livelli di barbarie e, almeno per un certo tempo, cibarsi l'uno dell'altro. Pelli di animali, se ne erano rimasti, e foglie a fibra robusta dovettero essere, in seguito, il loro abbigliamento. Pietre, lance, frecce dovettero essere le loro armi di difesa e di offesa. Gli arnesi affilati furono certamente ricavati da selci e conchiglie. Ma la cosa principale fu: dove procurarsi il cibo? Molti, non v'è dubbio, morirono di stenti, di paura, di fame, e i loro cadaveri furono cibo per i superstiti. In tal modo, iniziò il primo cannibalismo e la prima ferocia selvaggia. Dalle loro ceneri è sorta la nuova civiltà attuale.
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