Documentazione

Primo intervento di Guastalla - Il Tirreno del 13 febbraio 2008, Cronaca di Livorno, VII pagina

La risposta di Pardo Fornaciari, apparsa sul Tirreno del 16 febbraio, in VIII di cronaca, con titolo redazionale

L'arte di Guastalla di farti dire quel lui vorrebbe

Anni fa mi capitò di avere uno scontro su una rivista con Claudio Moffa, quello che ha invitato a Teramo un negazionista a presentare le sue tesi filonaziste sui lager e le camere a gas. Questo buontempone, pensando di offendermi, troncò perentorio la discussione sentenziando “Fornaciari, che è ebreo…”.

Oggi al contrario Guido Guastalla mi annovera tra “gli ipocriti amici e difensori degli ebrei”. Forse ha qualcosa da farsi perdonare, e per questo trasforma i suoi giudizi in fatti e mi mette in testa cose che non ho mai pensato, e sopratutto non ho né mai detto né tanto meno scritto. E mi tocca anche rispondergli, cosa che avrei volentieri evitato, se non fosse per i pericolosi insulti di cui sono stato fatto oggetto pubblico.

Guastalla era presente ad una parte dell'incontro di qualche tempo fa con il pacifista israeliano Michel “Mikado” Warshawski, con cui sono fiero di aver condiviso a lungo la militanza politica comunista e trozkista nella Quarta Internazionale. La posizione di Mikado su uno stato binazionale (anzi, ormai plurinazionale) in Israele\Palestina l’ho condivisa e continuo a condividerla da oltre vent'anni. La nostra è un’utopia, certo, e come tutte le utopie sembra bella e impossibile. Del resto, le altre soluzioni, quelle “concrete” non sembra abbiano fatto molta strada…

Comunque, in quella occasione il mio raffinato censore si guardò bene da criticare le posizioni di Warshawski, che parlava in francese ed io traducevo. In compenso, dopo, si dette a distorcere e ridicolizzare quanto sostenuto da Mikado e me, ma lontano da qualsiasi confronto pubblico: troppo fastidioso dirle in faccia, per uno che mette in testa alla gente quel che gli pare, per poi lanciar accuse di ipocrisia.

Così il cerchio è chiuso: tu pensi le bestialità che io ti imputo di sostenere (per esempio, di avere più o meno le opinioni di Åhmadinejad, cosa che di per sé varrebbe una querela per diffamazione), quindi vuol dire che le pensi, ma siccome ti permetti di studiare la shoah e parlarne, sei un’ipocrita, e quindi un falso, per cui qualsiasi tua smentita, non vale. Un bell’esempio di ragionamento circolare, per il quale direi che non guasta un richiamo al Salmo 12:9 Sovìv reshaìm ythallakùn “Impii in circulo ambulant” “Gli empi girano in tondo”…

Ma quello che è pericoloso per tutti, (anche per ciò che Guastalla dice di voler difendere) è che lui boicotta uno spettacolo non perché ha letto una critica che lo demolisce, né perché ne conosce i contenuti e non li condivide, no. Non ci va sulla base di un nome (tra l’altro, offendendo gli altri autori ed interpreti di un lavoro collettivo), una presenza che addita al pubblico ludibrio in un abbozzo iniziale di una lista di autori e libri da non leggere da non conoscere da ostacolare: quella di coloro che non la pensano come Guido Guastalla.


C’è un modo di dire in bagitto, il vernacolo degli Ebrei di Livorno: non far galùt. E’ un invito alla prudenza ed alla riservatezza, a non sollevare questioni che rischiano di scatenare dinamiche micidiali. Ecco, raggiunta l’età della ragione vo convincendomi che i proverbi quasi sempre sono il prodotto di una sapienza antica e sedimentata che merita rispetto. Per conto mio, questa faccenda finisce qui: proprio per non far galùt.

Pardo Fornaciari