milano 2006

i valori spirituali soffocati dalla quotidianità


‘a lungo, mi sono coricato di buonora. qualche volta, appena spenta la candela, gli occhi mi si chiudevano così in fretta che non avevo il tempo di dire a me stesso: “mi addormento”. ‘ sì…ho iniziato a leggere la recherche. ho comprato anche ‘caos calmo’ (dovevo farlo sennò non posso parlarne male). certo l’ipercoop non è di destra come l’esselunga e forse sarà per quello che si trovano anche libri di un certo ‘spessore’. ovviamente mi riferisco a proust (primo volume della meridiani mondadori) anche se edito da chi di certo non può dirsi vicinissimo al mondo delle cooperative. politica a parte, parazzoli (cavolo si rimane in mondadori…) dalle colonne del corriere (attraverso paolo di stefano) lo scorso 6 novembre ha lanciato un 'j’accuse' contro il minimalismo letterario (italiano). parazzoli non scrive bene, e il suo mm rossa lo dimostra (leggetelo se non mi credete) eppure in veste di critico militante sembra dare il meglio e fra i bocciati infila delucatamaroammaniti (sull’ultimo romanzo di ammaniti parazzoli dice cose estremamente vicine a quel che ho scritto io al punto di farmi credere d’esser stato copiato) e fra i promossi cita il pasolini di petrolio (tutt’altro che un romanzo), aldo busi (di cui anch’io sono un fermo sostenitore) e giuseppe genna (!). eccolo genna (e su questo non approvo). vengono anche nominati i wu ming e pincio e allora scopro che questo parazzoli va quasi a braccetto con genna (del quale leggevo ‘i miserabili’ – quel suo blog che recensiva tutti i libri che parazzoli si è letto mingpincioetc) e che i due si scambiano effusioni pubblicitarie sul web e sulla carta stampata. con la complicità delle pagine culturali del corriere che ormai da tempo immemore si presta a questi giochini di batti e ribatti per accalappiare lettori ingenui. comunque sia al di là di queste tristi realtà la sostanza dello 'j’accuse' è questa: ‘nessuno scrittore italiano osa da tempo spingere lo sguardo oltre quella parete che scrittori come dostoevskij varcarono traendone la propria grandezza’. parazzoli crede che la narrativa italiana ‘si è fatta casalinga, per prudenza, per necessità […]’ (io invece credo che la migliore letteratura italiana sia casalinga). e regala un’efficace metafora ‘io ritengo semplicemente che la dimensione ricorrente nella nostra narrativa sia quella orizzontale, mentre il romanzo secondo me è come un solido: c’è la larghezza, c’è l’altezza e c’è la profondità’. questa incapacità degli scrittori italiani di ‘sprofondare al di sotto della superficie’ non mi pare tanto una critica quanto un tentativo di invitare gli scrittori italiani a sturarsi le orecchie per sentire il suono delle campane. la cristianità, la religione. insomma è alla ricerca di un nuovo manzoni. o forse spera di trovare un sant’agostino nel ventunesimo secolo. vabbé mentre lui cerca autori dannati (che in italia non esistono da tempi immemori) o scrittori cristiani (si leggesse vinicio ongaro – che piace tanto a magris) per premiarli (premio falck) io mi dedicherò a proust che mi occuperà per una decina di mesi. (m’ha fatto comunque piacere il suo elogio a de lillo. io però salvo solo underworld. che lo metto in cima alla pila di libri americani. un vero capolavoro che invito tutti a leggere mentre io continuo con proust ‘forse l’immobilità delle cose che ci circondano è imposta loro dalla nostra certezza che si tratta proprio di quelle cose e non di altre, dall’immobilità del nostro pensiero nei loro confronti [...]’)