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Creato da poeta_magico il 18/12/2007
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Ogni volta
compassi il mio corpo di donna
a misurarne la vastità.
Cerchi impaziente
le impronte che ieri hai lasciato
a conferma che è tuo.
Ma una luce inattesa
già disegna forme nuove
per la tua smania di predatore.
Allora pieghi la forza delle tue mani possenti
riduci la voce ad un sussurro
e ti fai mendicante
a girovagare sul mio ventre di madre.
Poi ti abbandoni fiducioso
alla corrente
e risali i fiumi sotterranei
del mio corpo di acqua.
Così, bagnata dai primitivi colori,
freme
la tua carne di fanciullo.
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Come potrei trattenerla in me,
la mia anima, che la tua non sfiori;
come levarla, oltre te, ad altre cose?
Ah, potessi nasconderla in un angolo
perduto nella tenebra, un estraneo
rifugio silenzioso che non seguiti
a vibrare se vibri il tuo profondo.
Ma tutto quello che ci tocca, te
e me, insieme ci prende come un arco
che da due corde un suono solo rende.
Su qual strumento siamo tesi, e quale
violinista ci tiene nella mano?
O dolce canto.
Dedicata a tutte le donne interessanti
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Il fanciullo pigramente sbadiglia,
Mentre la luce del sole al tramonto
Delinea una sinopia vermiglia
Sugli edifici d'Eraclea nel Ponto.
Un raggio sfiora i boccoli biondi,
Sfuma il capo bello, senza confronto.
Zeusi, ammirando gli occhi profondi,
Dà l'ultimo tocco al piccolo quadro:
Ai chicchi dell'uva, lisci e tondi,
Alle rosee gote del viso leggiadro.
Lumeggia il profilo che si stagli,
Quale gemma radiosa, sul fondo adro.
Ora l'Arte è vita, senza travagli,
Immota, fuori del tempo, come un dio…
Scivolano ombre fra tremuli barbagli;
Il silenzio s'anima d'uno sgocciolio.
L'artista, poggiato il pennello sul banco,
È immerso in un trasognato oblio.
Egli socchiude le palpebre, stanco,
E vede effigi più vere del vero:
Penelope avvolta nel peplo bianco,
La Famiglia dei Centauri…Mistero
L'Arte, velo dell'altro enigma, la Vita,
Ombra fallace d'un lume sincero,
Che rischiara appena la notte infinita.
* * *
L'aurora tinge di rosa le perle
Della rugiada; il vento, tra le fronde
Dei pini, sussurra alle averle.
I raggi dorati guizzano sulle onde,
Trafiggono le diafane nubi.
Poi, quando il giorno si diffonde
E orla le chiome dei carrubi,
Svolano i passeri e i pettirossi.
Teme il bifolco solerte, che rubino
Le sementi, che becchino i rossi
Frutti dell'albatro. Ma quelli, a frotte,
Sciamano lontano, oltre i bossi
Odorosi, ove il cielo li inghiotte.
E intrecciano ghirlande di voli,
Quali costellazioni nella notte.
Si posano sui rami dei prugnoli,
Ormai ebbri d'azzurro e di luce,
Spiccando le bacche dai piccioli.
D'un tratto un aureo brillio traluce
Da dietro un drappo: un pennuto,
Saltellando guardingo, s'introduce
Nello studio di Zeusi. Con arguto
Cinguettio, raduna tutti gli altri,
Poiché, tra pampini gialli, ha veduto
Un grappolo porpora. Gli scaltri
* * *
Compagni s'accostano al racemo,
Che pizzicano audaci e furtivi.
Ma invano: artificio supremo.
Non sono veri quei colori vivi;
Gli acini sono forme dipinte;
Gli occhi del fanciullo giulivi
Non guardano, non vedono. Finte
Le cose si mostrano nell'aria di vetro
O vaniscono tra labili tinte.
È l'Arte, immobile mondo, tetro;
È la Vita, lo sconfinato nulla,
Parvenza fugace col vuoto dietro,
Destino di morte sin dalla culla,
Visione di sogni senza contorni,
Il miraggio d'una gioia fanciulla.
È vita l'uguale giro dei giorni?
Perché, Zeusi, dipingi uomini e dei?
Perché l'arido vero ancora adorni,
Se tutte le immagini che crei
Sono inganni d'un inganno più grande?
Anche tu, immortale, già più non sei!
La tenebra, a poco a poco, s'espande.
Tace il boschetto di lauri; la luna
Silente sorge sulle eteree lande.
Si chiudono le corolle, una ad una.
Nota: Si racconta che poi anche Zeusi dipinse un fanciullo che portava l'uva sulla quale, al solito, volarono gli uccelli. ( Pl. N. H. XXXV, 6). Da questa notizia di Plinio il Vecchio ho tratto spunto per il poemetto.
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La noia è uno dei mali meno gravi che abbiamo da sopportare.
Il vero viaggio di scoperta non consiste nel cercare nuove terre, ma nell'avere nuovi occhi.
La saggezza è un punto di vista sulle cose.
La saggezza non si riceve, bisogna scoprirla da sé dopo un percorso che nessuno può fare per noi, né può risparmiarci, perché è un modo di vedere le cose.
si ama solo ciò che non si possiede del tutto.
In amore non può esserci tranquillità, perché il vantaggio conquistato non è che un nuovo punto di partenza per nuovi desideri.
Fra tutte le cose che l'amore esige per nascere, quella a cui tiene di più, e che gli fa trascurare tutto il resto,è la nostra convizione che una persona partecipi a una vita sconosciuta in cui il suo amore ci farà penetrare.
Desideriamo essere capiti, perché desideriamo essere amati, e desideriamo essere amati perché amiamo.
L´amore è lo spazio e il tempo resi sensibili al cuore.
Se sognare un poco è pericoloso, la sua cura non è sognare meno ma sognare di più, sognare tutto il tempo.
Noi non riusciamo a cambiare le cose secondo il nostro desiderio, ma gradualmente il nostro desiderio cambia.
Quando si fa quel che si può, si fa quel che si deve.
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Nulla è mai veramente perduto, o può essere perduto,
nessuna nascita, forma, identità - nessun oggetto del mondo,
né vita, né forza, né alcuna cosa visibile;
l'apparenza non deve ingannare, né l'ambito mutato confonderti il cervello.
Vasti sono il tempo e lo spazio - vasti i campi della Natura.
Il corpo lento, invecchiato, freddo - le ceneri rimaste dai fuochi di un tempo,
la luce degli occhi divenuta tenue, tornerà puntualmente a risplendere;
il sole ora basso a occidente sorge costante per mattini e meriggi;
alle zolle gelate sempre ritorna la legge invisibile della primavera,
con l'erba e i fiori e i frutti estivi e il grano.
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Inviato da: foscarina_0
il 16/09/2008 alle 10:51
Inviato da: poeta_magico
il 17/07/2008 alle 09:08
Inviato da: sonnygirl76
il 16/07/2008 alle 09:37
Inviato da: Ladybaby23
il 10/07/2008 alle 11:17
Inviato da: sonnygirl76
il 25/06/2008 alle 20:49