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ogni volta tratto da Al margine Campanotto Ed.

Post n°8 pubblicato il 05 Gennaio 2008 da poeta_magico
 

Ogni volta
compassi il mio corpo di donna
a misurarne la vastità.
Cerchi impaziente
le impronte che ieri hai lasciato
a conferma che è tuo.

Ma una luce inattesa
già disegna forme nuove
per la tua smania di predatore.

Allora pieghi la forza delle tue mani possenti
riduci la voce ad un sussurro
e ti fai mendicante
a girovagare sul mio ventre di madre.

Poi ti abbandoni fiducioso
alla corrente
e risali i fiumi sotterranei
del mio corpo di acqua.

Così, bagnata dai primitivi colori,
freme
la tua carne di fanciullo.

 
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Canto d'amore

Post n°7 pubblicato il 02 Gennaio 2008 da poeta_magico
 

Come potrei trattenerla in me,
la mia anima, che la tua non sfiori;
come levarla, oltre te, ad altre cose?
Ah, potessi nasconderla in un angolo
perduto nella tenebra, un estraneo
rifugio silenzioso che non seguiti
a vibrare se vibri il tuo profondo.
Ma tutto quello che ci tocca, te
e me, insieme ci prende come un arco
che da due corde un suono solo rende.
Su qual strumento siamo tesi, e quale
violinista ci tiene nella mano?
O dolce canto.

Dedicata a tutte le donne interessanti

 
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Zeusi

Post n°6 pubblicato il 02 Gennaio 2008 da poeta_magico
 

Il fanciullo pigramente sbadiglia,
Mentre la luce del sole al tramonto
Delinea una sinopia vermiglia

Sugli edifici d'Eraclea nel Ponto.
Un raggio sfiora i boccoli biondi,
Sfuma il capo bello, senza confronto.

Zeusi, ammirando gli occhi profondi,
Dà l'ultimo tocco al piccolo quadro:
Ai chicchi dell'uva, lisci e tondi,

Alle rosee gote del viso leggiadro.
Lumeggia il profilo che si stagli,
Quale gemma radiosa, sul fondo adro.

Ora l'Arte è vita, senza travagli,
Immota, fuori del tempo, come un dio…
Scivolano ombre fra tremuli barbagli;

Il silenzio s'anima d'uno sgocciolio.
L'artista, poggiato il pennello sul banco,
È immerso in un trasognato oblio.


Egli socchiude le palpebre, stanco,
E vede effigi più vere del vero:
Penelope avvolta nel peplo bianco,


La Famiglia dei Centauri…Mistero
L'Arte, velo dell'altro enigma, la Vita,
Ombra fallace d'un lume sincero,

Che rischiara appena la notte infinita.

* * *

L'aurora tinge di rosa le perle
Della rugiada; il vento, tra le fronde
Dei pini, sussurra alle averle.

I raggi dorati guizzano sulle onde,
Trafiggono le diafane nubi.
Poi, quando il giorno si diffonde

E orla le chiome dei carrubi,
Svolano i passeri e i pettirossi.
Teme il bifolco solerte, che rubino

Le sementi, che becchino i rossi
Frutti dell'albatro. Ma quelli, a frotte,
Sciamano lontano, oltre i bossi


Odorosi, ove il cielo li inghiotte.
E intrecciano ghirlande di voli,
Quali costellazioni nella notte.

Si posano sui rami dei prugnoli,
Ormai ebbri d'azzurro e di luce,
Spiccando le bacche dai piccioli.

D'un tratto un aureo brillio traluce
Da dietro un drappo: un pennuto,
Saltellando guardingo, s'introduce

Nello studio di Zeusi. Con arguto
Cinguettio, raduna tutti gli altri,
Poiché, tra pampini gialli, ha veduto

Un grappolo porpora. Gli scaltri

* * *

Compagni s'accostano al racemo,
Che pizzicano audaci e furtivi.
Ma invano: artificio supremo.

Non sono veri quei colori vivi;
Gli acini sono forme dipinte;
Gli occhi del fanciullo giulivi


Non guardano, non vedono. Finte
Le cose si mostrano nell'aria di vetro
O vaniscono tra labili tinte.

È l'Arte, immobile mondo, tetro;
È la Vita, lo sconfinato nulla,
Parvenza fugace col vuoto dietro,

Destino di morte sin dalla culla,
Visione di sogni senza contorni,
Il miraggio d'una gioia fanciulla.

È vita l'uguale giro dei giorni?
Perché, Zeusi, dipingi uomini e dei?
Perché l'arido vero ancora adorni,

Se tutte le immagini che crei
Sono inganni d'un inganno più grande?
Anche tu, immortale, già più non sei!


La tenebra, a poco a poco, s'espande.
Tace il boschetto di lauri; la luna
Silente sorge sulle eteree lande.

Si chiudono le corolle, una ad una.


Nota: Si racconta che poi anche Zeusi dipinse un fanciullo che portava l'uva sulla quale, al solito, volarono gli uccelli. ( Pl. N. H. XXXV, 6). Da questa notizia di Plinio il Vecchio ho tratto spunto per il poemetto.

 
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Aforismi

Post n°5 pubblicato il 31 Dicembre 2007 da poeta_magico
 

La noia è uno dei mali meno gravi che abbiamo da sopportare.
Il vero viaggio di scoperta non consiste nel cercare nuove terre, ma nell'avere nuovi occhi.
La saggezza è un punto di vista sulle cose.
La saggezza non si riceve, bisogna scoprirla da sé dopo un percorso che nessuno può fare per noi, né può risparmiarci, perché è un modo di vedere le cose.
si ama solo ciò che non si possiede del tutto.
In amore non può esserci tranquillità, perché il vantaggio conquistato non è che un nuovo punto di partenza per nuovi desideri.
Fra tutte le cose che l'amore esige per nascere, quella a cui tiene di più, e che gli fa trascurare tutto il resto,è la nostra convizione che una persona partecipi a una vita sconosciuta in cui il suo amore ci farà penetrare.
Desideriamo essere capiti, perché desideriamo essere amati, e desideriamo essere amati perché amiamo.
L´amore è lo spazio e il tempo resi sensibili al cuore.
Se sognare un poco è pericoloso, la sua cura non è sognare meno ma sognare di più, sognare tutto il tempo.
Noi non riusciamo a cambiare le cose secondo il nostro desiderio, ma gradualmente il nostro desiderio cambia.
Quando si fa quel che si può, si fa quel che si deve.

 
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Continuità

Post n°4 pubblicato il 21 Dicembre 2007 da poeta_magico
 

Nulla è mai veramente perduto, o può essere perduto,
nessuna nascita, forma, identità - nessun oggetto del mondo,
né vita, né forza, né alcuna cosa visibile;
l'apparenza non deve ingannare, né l'ambito mutato confonderti il cervello.
Vasti sono il tempo e lo spazio - vasti i campi della Natura.
Il corpo lento, invecchiato, freddo - le ceneri rimaste dai fuochi di un tempo,
la luce degli occhi divenuta tenue, tornerà puntualmente a risplendere;
il sole ora basso a occidente sorge costante per mattini e meriggi;
alle zolle gelate sempre ritorna la legge invisibile della primavera,
con l'erba e i fiori e i frutti estivi e il grano.

 
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