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VI

Post n°7 pubblicato il 07 Agosto 2006 da Larka4

VI

 

Quando Axel si addormentò, Monica tentò di slegarsi con delicatezza dal suo abbraccio.

Silenziosamente si alzò dal letto e raccolse i suoi indumenti. Si vestì rapidamente e andò ad osservare il dipinto.

Le compiacevano molto tutti quei colori dalle variegate tonalità. Osservava la sua immagine ritratta e tuttavia non si riconosceva in essa. Quella figura risultava essere troppo perfetta. Ella era convinta che l’arte fosse quella meravigliosa espressività in grado di creare personaggi privi di difetti, personaggi in cui appariva solo il lato piacevole: non aveva compreso che quell’immagine era il puro riflesso di come Axel la vedesse attraverso i suoi occhi verdi.

 

Monica cercò il cellulare nella sua borsa per vedere l’ora. Erano le otto e trenta: fra meno di mezz’ora avrebbero dovuto incontrare gli altri. Non le importava di cosa avrebbero pensato. Voleva solo trovare il modo di evitare qualsiasi discussione con Axel.

Si avvicinò alla scrivania, cercò carta e penna. Prese un foglietto bianco, e, impugnando la penna nera, lasciò che su di esso la sua mano desse contenuto alla sua scrittura quasi illeggibile:

<Solo i veri legami durano in eterno.>

Appese il foglietto con un pezzo di adesivo all’angolo superiore sinistro del dipinto.

Riprese la sua borsa e se ne andò.

Per giorni nessuno sarebbe stato in grado di rintracciarla. Lei voleva fuggire: ci era riuscita!

 

In alcuni momenti si ha bisogno di staccare la spina da tutto e da tutti. Nella maggior parte dei casi è la paura che conduce a tale necessità.

La paura di prendere una decisione, la paura di conoscere i propri sentimenti e le proprie emozioni, la paura di poter concretizzare i propri desideri, la paura di non poter essere all’altezza delle richieste altrui.

La fuga da ciò che ci circonda non è un male poiché, o per scelta o per costrizione, essa non è mai duratura. È la fuga da noi stessi che ci conduce all’autodistruzione.

 

Axel si svegliò quando il telefono incominciò a squillare ripetutamente. Si rivoltò nel letto fra le lenzuola, distese il braccio sinistro verso il comodino e alzò la cornetta:

- Pronto

- Ehi! Ma dove siete finiti? Che palle…siete sempre in ritardo.

Non era mica stata vostra l’idea di passare una nottata diversa in montagna?!? Non era mica stata vostra l’idea di guidare tutta la sera per trascorrere la notte in mezzo alle vipere?!!?

Porca puttana avete pure fatto piangere Cassandra…lo sai quanto quella scema soffra quando si parli di rettili?

E ora?!? Eh…ora abbiamo tutti portato il necessario e mancate solo voi! Bravi…siete dei fottutissimi stronzi!-

Davide urlava e Axel, ancora sonnolente, non aveva compreso una parola di quel monologo.

All’improvviso, colto da un passeggero malumore, Axel rispose bruscamente:

- Cazzo, ma che ore sono? Non sarà la fine del mondo! Cosa urli!?! -

Mentre parlava accese la lampada accanto al telefono e poi distese il braccio destro verso l’altra metà del letto. Era vuoto. Lei se ne era andata. Un’altra volta.

- Sono le dieci e un quarto, dovevamo partire alle nove e mezza. Ricordi? Mi spieghi che diavolo state combinando? –

Axel non sentì l’ultima frase poiché istintivamente aveva messo giù.

 
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