Post N° 14

Post n°14 pubblicato il 14 Luglio 2005 da a4mani

- Che cosa ci fai qui?

Alessandro alzò la testa, percependo anche un fastidioso dolore alla cervicale, ormai abituata al portamento della nuca volta verso terra, prolungata chissà per quanto tempo...

... molto, a quanto pareva ... il tempo abile a che Silvia si vedesse con Manuela e le spiegasse, tra la rabbia e l'ironia, l'accaduto...

Parole si mischiavano all'immagine del suo uomo lì davanti, infreddolito e muto, con la disperazione negli occhi...

- Ma veramente Silvia... un uomo??

- Si, Manu... conosco Ale da tanto tempo, e tutto mi potevo aspettare, ma questa...

- O santo cielo!! Questa si che è bella ... se non foste voi, mi verrebbe da ridere... e a dire la verità, un pochino ridere, questa storia, fà!

Manuela era poco diplomatica in questi casi, ma era del tutto sincera. E poi dava sempre un taglio positivo alle cose, seppur reale... era un toccasana nei momenti di confusione, ridava sempre una giusta misura agli avvenimenti, e riusciva a far sorridere le persone...

Per quanto il discorso fosse serio, infatti, le due amiche si ritrovarono in poco tempo a sorridere e a ridere di cuore del dramma che aveva sconvolto la vita a Silvia e Alessandro, anche se i problemi rimanevano. Pian piano i nodi nel cuore di Silvia si allentavano, e la porta, serrata violentemente dai fatti della mattina, cominciava ad aprirsi in uno spiraglio che metteva fiducia in ciò che sarebbe stato.

- E poi, Silvia, tu e Ale vi siete sempre amati, con tutte le vostre imperfezioni... lui ha sempre avuto queste - piccole o grandi - verità nascoste, e tu sei sempre il solito orso che quando ha un problema spranga porte e portoni e sparisce e non si fà raggiungere da nessuno... poi entrambi scoppiate in qualche occasione particolare e entrate in crisi, ma l'avete sempre superate. Cosa sarà mai quest'altra? Vi amate, lo sai bene... e l'amore che c'è tra voi è invidiabile da chiunque, non è possibile che non riusciate a farcela anche con questa... troverete il modo, stai sicura, lo troverete.

Manuela sapeva bene quello che diceva. Conosceva quella coppia da una vita, e, ancor prima, conosceva gli individui che la componevano. Silvia era la sua migliore amica da sempre, Alessandro un fratello. Aveva sempre puntato sul loro futuro insieme, anche quando neanche loro ne erano coscienti.

Sorrisi e risate avevano lavato via la rabbia di Silvia. Tornava a casa convinta di non trovarvi nessuno. Da una parte sperava che non fosse così, dall'altra sarebbe fuggita ancora un po' da un incontro con Alessandro.
Ma Alessandro non poteva aspettare. E lei, in cuor suo, lo sapeva.

Eppure quella domanda fiorì sulle sue labbra lo stesso:

- Che cosa ci fai qui?

 
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Post n°13 pubblicato il 05 Luglio 2005 da a4mani
Maledetto telefono...era già la seconda chiamata che faceva verso il cellulare di Silvia e lo aveva trovato sempre occupato. Alessandro era sull'autobus che lo avrebbe portato nelle prossimità di quello che fino a poche ore prima era il loro nido d'amore, e mentre stava attaccato ad uno dei sostegni per controbilanciare i continui sbalzi che quell'incoscente del conducente non faceva nulla per evitare, studiava gli individui che con lui condividevano quel noioso viaggio. Un autobus come tanti altri, abbastanza pieno per non trovare posto a sedere, non abbastanza per dire che "non ci sarebbe entrato nessun altro". Tra le varie entità che popolavano quello scalcinato mezzo di locomozione quella che lo colpì di più fu una signora di colore, seduta sul sedile sopra la ruota anteriore destra, subito dietro la macchinetta per smarcare i biglietti. Indubbiamente non più giovanissima, ma dallo sguardo fiero, con una lunga veste blu con fiori gialli ed un turbante sul capo della stessa fantasia. Guardava fuori con lo sguardo fisso di chi sta cercando disperatamente di far passare il tempo, ed intanto Alessandro si chiedeva cosa lei ricordasse del luogo dove era nata, e magari anche cresciuta per un certo periodo, di quando aveva espresso agli altri il suo ultimo sorriso sincero, prima di trovarsi in mezzo a questa folla informe di stranieri tanto colti quanto ignoranti, pronti a porgerle la mano per farsi belli davanti agli altri tanto quanto a insultarla alle spalle.
Pensò che i suoi drammi al confronto erano niente.
Ma al cuore non si comanda, è lui che comanda noi, e la sua fermata era arrivata. Scese e in lontananza vide la macchina di Silvia mettersi in moto e partire. Urlò, si sfiancò, fece uno scatto degno del miglior centometrista, ma lei non si accorse, o fece finta di non accorgersene...comunque il risultato non cambia.
Si sedette sul muretto di mattoni a fianco all'ingresso del cortile del palazzo. Un bastardino bianco a chiazze marroni col pelo crespo e sporco gli si avvicinò.
Mentre un cane randagio lo guardava scodinzolante e fiducioso di aver trovato un nuovo amico, lui, carezzandolo, si rese conto di che c'erano forti possibilità di aver perso la donna della sua vita.
Una lacrima scese silenziosa fuori ma col rombo di un tuono dentro.
 
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Post N° 12

Post n°12 pubblicato il 21 Giugno 2005 da a4mani

Silvia era stata immobile per intere ore. Quando rialzò la testa da quella conca di rifugio che erano diventate le sue mani era già buio.

Le facevano male gli occhi da quanto aveva pigiato i palmi sulle palpebre, alla ricerca di un buio assolutamente vuoto e privo di ogni pensiero, senza rumore e senza sapore... fino a riuscirci.
Tanto che, una volta riaperti gli occhi, il buio si intervallava a macchie sulla vista della sua cucina, in penombra anch'essa.

S'infilò in bagno, si sciacquò la faccia e si guardò allo specchio ..

- Dio che faccia - pensò ...

Ci voleva una doccia. Sciacquare anche i pensieri, col corpo. Alleggerirsi con l'acqua che le scorreva addosso. Il getto della doccia le investì la faccia e per la prima volta nella giornata provò sollievo.

Uscì dalla doccia, si vestì. Due passi le avrebbero fatto bene.

Sono strani, i sentimenti umani.

La rabbia, arrivata ad un certo livello, svanisce. E lascia il posto ad una certa anestesia dell'emozione. Ti rende incapace di provare altro, che una sensazione in più, un moto dell'animo ancora potrebbe farti scoppiare, o impazzire. E allora il tuo centro emozionale si stacca, come un pc in shut-down. E ti senti spento. Chissà quanto tempo per poter riavviare il sistema...

La verità è che le cose non le vivi appieno finchè non ne parli. Di questo ce n'accorgiamo sempre e solo quando succede. Vivi in uno stato di semi incoscienza finchè non butti fuori parole che diano forma, e rendano reali, gli accadimenti che ci hanno così tanto scosso. E, di questi tempi più che mai, ciò che ci risveglia dai nostri stati di sospensione emotiva emozionale e ci riporta alla realtà, è lo squillo di un telefono.

Silvia era appena uscita dal portone di casa, neanche sapendo come ci fosse arrivata, che le squillò il telefono. In un attimo, la mente completamente vuota s'affollò di pensieri contrastanti:

- Oddio, è Alessandro.       Non gli voglio parlare.           Non gli rispondo.                 Ma dovrei rispondergli.                E se gli rispondo che gli dico?              Sarei troppo brusca.                 Ma rischio di sembrare troppo accondiscendente.                                                                      Cazzo, ma perchè mi chiama?                     Perchè se non m'avesse chiamato mi sarei infuriata ancora di più.                   Chissà dov'è?           

Il display che lampeggiava col nome di Manuela le cancellò ogni testacoda mentale, e, con un certo sollievo, rispose alla chiamata. Non era ancora pronta a parlargli.

- Manu?

- Silvia! Ciao! Come stai?

- ... ehm ... bene Manu, tu come stai?

- Benone! Ho appena ricevuto conferma per quel lavoro che ti dicevo e volevo chiederti di andare a festeggiare ... ma ... non hai la voce di una che voglia festeggiare qualcosa ... cos'hai?

- ... Ho avuto una discussione con Ale, stamattina ... e sono ancora un po' confusa ... erdonami lo stato d'animo non proprio in linea con la bella notizia ... comunque, complimenti Manu, sono felicissima per te.

- Ma che stai scherzando Silvia? Tu, piuttosto, mi preoccupi ... è da tempo che non ti sento più così... vuoi che ne parliamo un po'?

- Ma dai Manu, non ti preoccupare ... non voglio angosciarti certo con i miei problemi ora che sei così su di giri...

- Silvia, piantala di far sempre la forte ... ci vediamo tra mezz'ora allo Smack Cafè! Mi raccomando. Esco subito, ti aspetto lì!

- Va bene, Manu ... ti ringrazio ...

- Maffigurati!!

- Manu?

- Dimmi ...

- Ma come mai ogni volta che sono nei guai compari magicamente tu?

- Eheheheheheh ... potrei dire lo stesso ... e poi lo sai, no, che sono il tuo angelo custode in incognito?

Il primo sorriso della giornata.

 
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Post N° 11

Post n°11 pubblicato il 14 Giugno 2005 da a4mani

"Pronto!? Pronto!! Alessandro?!.."

L'accento francese di Claude si sentiva anche in quella semplice parola e nel pronunciare il suo nome. Ma Alessandro non poteva rispondere, appena lanciata la chiamata aveva fatto vagare lo sguardo intorno a lui e, nell'istante preciso in cui Claude rispose, si accorse che era proprio di fronte al semaforo sotto al quale aveva chiesto a Silvia di sposarlo. Le sue interiora sembrarono annodarsi l'una con l'altra e balzargli fuori dal ventre. Lasciò cadere la linea e, con passo incerto, si avvicinò al lato della strada dove si era fermato quando lei gli aveva chiesto di accostare. Questa volta non riuscì a resistere, lo stupido muro dell'orgoglio maschile si frantumò in mille pezzi e lacrime su lacrime iniziarono a sgorgare dai suoi occhi, in un dignitoso pianto silenzioso, senza singhiozzi, senza nessuna smorfia o suono che provenisse dalla sua bocca, solo lo sguardo fisso nel vuoto e lacrime che scendevano incessantemente. Visto dagli occhi di un passante, sembrava una statua religiosa colta dal miracolo della lacrimazione. Eppure quelle lacrime erano l'unica manifestazione esterna del tumulto interno che viveva. Non riusciva a credere che si trovasse proprio lì, dove le due linee delle loro vite, che inzialmente sembravano parallelle, per qualche strano destino geometrico si erano incontrate e non si erano più lasciate.
Che fare ora? Non era abituato a piangersi addosso e non avrebbe certo iniziato quel giorno, era sua abitudine cercare subito di risolvere i problemi, nel minor tempo possibile, nella maniera più indolore. Ma questa volta sarebbe stato certo più difficile.
Si chiese se fosse il caso di lasciarla sola almeno per oggi...di non farsi sentire, se provare a parlarle sarebbe stato peggio...o forse no, magari farsi vivo e parlare le avrebbe fatto capire quanto anche lui stesse male, quanto tenesse a lei. In questo caso però doveva stare molto attento a quello che diceva e pesare ogni singolo articolo..."tutto ciò che dirai potrà essere usato contro di te"...adesso era di fronte alla corte di giustizia della "moglie infuriata" e nessun avvocato lo avrebbe salvato, poteva contare solo su se stesso...

Si asciugò le lacrime, entrò nel bagno di un bar e si lavò la faccia, dopodichè si avviò verso casa, per cercare di far ragionare la donna che gli aveva, sotto tutti gli aspetti, cambiato la vita.

 
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Post N° 10

Post n°10 pubblicato il 08 Giugno 2005 da a4mani

Rabbia.

Era veleno quello che le scorreva tra le vene e le aveva congelato il sangue. Non ce l'aveva fatta, a contrastare il processo. Sapeva che sarebbe accaduto, e gli aveva opposto tutta la resistenza di cui era stata capace... sarebbe bastato... sarebbe bastato un suo tocco di comprensione in più... solo un accenno... un "sono stato un cretino, a non dirtelo..."

Sono strani, i sentimenti umani...

Non ce l'aveva con lui perchè era stato con un uomo dieci anni prima... anche lei era stata con altri uomini, e di certo questo non creava problemi...
ce l'aveva con lui perchè ... "non credeva fosse così importante" ...

un orpello assurdo, un chiodo insignificante ... ma conficcato dritto nello stomaco ...

Silvia non riusciva proprio a comprendere ... una cosa tanto importante, così significativa per la sua vita e per la sua persona ... di cui non era stata mai messa a parte ... e lui non la credeva "così importante"...

Immobile, seduta sulla sedia della cucina... il viso nascosto, affondato tra le mani, tanto da sentire le tempie battere dalle dita...

... come al solito toccava sempre a lei raccogliere i cocci ...
Questo errore non avrebbe mai potuto avere ammenda... e il montare della rabbia di cui era preda aveva ragione solo per lei... con il raziocinio si sarebbe potuto smontare e rimontare l'accaduto senza avvedersi di alcuna crepa... se solo la sua emotività se ne fosse resa conto...

... ma era un castello distrutto, quello che sentiva di sè stessa, in quel momento ...

...  e per amor suo, avrebbe dovuto ricostruirlo ... da sola.

Nel frattempo però... i vetri che, frantumati, stridevano, le lasciavano solo questo sentimento di repulsione e rabbia.
Ci sarebbe voluto del tempo...

... e niente è fermo, nel tempo.

 
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