Così, talvolta, magari sento una vecchia canzone che avevo rimosso,
ma che qualcuno mi costringe a riascoltare, e riaffiorano ricordi
che avevo con ragione rimosso, ma anche a torto.
Come quando, nei primi anni di scuola durante la ricreazione tutti i miei amici affollavano il bar,
per acquistare alcolici sottobanco, ma io dopo averli accompagnati, mi dileguavo,
mi infastidiva tutta quella gente, tutte quelle parole, sempre le stesse,
mi appollaiavo dinanzi alla finestra del corridoio fuori
e li aspettavo li, fumando.
Puntualmente mi raggiungeva un anziano bidello, Carmelo, ovunque si trovasse non so come mi intercettava
e mi raggiungeva, parlandomi anche se non lo conoscevo e non lo rispondevo.
Un giorno mi raggiunse, si guardò intorno con circospezione, poi mi fece l'occhiolino e
mi invitò a seguirlo, io per educazione lo seguii, se non altro ero curioso di vedere
dove voleva andare a parare.
Mi portò dentro uno sgabuzzino, stretto che a stento ci entravamo in due, pieno di scope e
scatoloni, chiuse la porta a chiave, poi da uno di quegli scatoli estrasse una bottiglietta e dei bicchierini di carta,
ne riempì uno e me lo porse.
Lo annusai, sembrava alcol puro, gli chiesi: cos'è???
Mi disse, fiero e sorridente (brillo?): Paesanella fatta in casa, non la trovi neanche a pagarla oro.
ed io, senza berla, perché non bevo superalcolici lisci: e perché la offri proprio a me???
Lui svuotò d'un solo sorso il suo bicchiere e poi, senza guardarmi in faccia, fissando quel pavimento buio
mi rispose: perché tutte le volte che ti vedo, fumare davanti a quella finestra, mi sembra di vedere uno
che ha la morte dentro gli occhi e se la porta appresso".
Ma quelli erano i primi anni, poi imparai a miscelare gli alcolici e cominciai a trovare interessante il bar,
e cominciai a parlare, a cantare persino, a raccontarmi, a scrivere, ma non ho mai dimenticato quel bidello,
che tra tutti, prima dopo e mai, per quanto forse brillo, forse tonto, e forse chissà che,
fu l'unico a vedermi dentro quello che ci avevo davvero.