Un blog creato da patriziaercole il 04/03/2007

Ignota a me stessa

Sono lo spazio intermedio fra quello che desidero essere e quello che gli altri hanno fatto di me, o metà di questo spazio, perchè lì c'è vita ...

 
 
 
 
 
 

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Arte poetica

Post n°713 pubblicato il 06 Gennaio 2009 da patriziaercole
 
Tag: Poesia



Guardare il fiume fatto di tempo e acqua
e ricordare che il tempo è un altro fiume,
sapere che ci perdiamo come il fiume
e che i visi passano come l’acqua.

Sentire che la veglia è un altro sonno
che sogna di non sognare e che la morte
che teme la nostra carne è quella morte
di ogni notte, che si chiama sonno.

Vedere nel giorno o nell’anno un simbolo
dei giorni dell’uomo e dei suoi anni,
convertire l’oltraggio degli anni
in una musica, un rumore e un simbolo.

Vedere nella morte il sonno, nel tramonto
un triste oro, tale è la poesia
che è immortale e povera. La poesia
ritorna come l’aurora e il tramonto.

A volte nelle sere una faccia
ci guarda dal fondo di uno specchio;
l’arte deve essere come quello specchio
che ci rivela la nostra propria faccia.


J.L.Borges

 
 
 

La vita che non si ferma

Post n°712 pubblicato il 03 Gennaio 2009 da patriziaercole
 
Tag: Libri

 

Non c’è un vero luogo
dove vivere,
tutto è terrà altrui.

Clarice Lispector


(Roma) Il 10 e il 9 dicembre scorsi vi è stata la ricorrenza rispettivamente della nascita e della morte di Clarice Lispector (1925-1977) definita la più grande e importante autrice brasiliana del novecento. Di recente tradotta in italiano “La vita che non si ferma” è un lungo e intenso epistolario dagli anni composto dalla corrispondenza che l'autrice ha intrattenuto con i suoi intimi e cari. Dai suoi corrispondenti, amici, compagni, sorelle, nipoti, si desume l'intensità delle sue relazioni e “quell’ anima straordinariamente ricca” - come la descrive Lisa Ginzburg che ne ha curato l’edizione italiana- che fu della scrittrice e della poetessa. La vita che non si ferma è anche la vita della stessa Clarice segnata dal suo essere nomade tra il mondo, dalla sua esistenza di abbandoni di luoghi e affetti cari, dalla sua identità, legata alla sua origine di ebrea ucraina e alla acquisizione della cittadinanza brasiliana, al suo migrare per impegni coniugali di città in città. E’ un ‘esperienza di precarietà, di erranza spirituale che Clarice Lispector, inevitabilmente trasporrà nelle sue opere, in primis ne “La passione secondo G.H”. Una condizione suo malgrado, che la porterà attraverso la scrittura e gli effetti e ritrovare la stabilità di cui ha bisogno. In ogni luogo, in ogni città in cui dimora, che sia Napoli, Berna, Algeri, non si sentirà mai casa propria. “Non c’è un vero luogo- scrive in lettera indirizzata alle sorelle- dove vivere, tutto è terrà altrui”. Disorientata, spiazzata , cerca il suo rifugio nella scrittura. “La scrittura è una maledizione, come scrive Clarice nell’opera La ricoperta del mondo - è una maledizione che salva. Non mi riferisco tanto allo scrivere su un giornale. Ma allo scrivere quello che eventualmente può trasformarsi in un racconto o in un romanzo. E' una maledizione perché si impone e trascina con forza come un vizio penoso da cui è quasi impossibile liberarsi, poiché niente lo sostituisce. Ed è una salvezza. Salva l'anima prigioniera, salva la persona che si sente inutile, salva il girono che si vive e che mai si capisce a meno che non si scriva. Scrivere è cercare di capire, è cercare di riprodurre l'irriproducibile, è sentire fino in fondo il sentimento che altrimenti rimarrebbe solo vago e soffocante. Scrivere è anche benedire una vita che non è stata benedetta In questo modo mi trovo in balia del tempo”. Attraverso la sua corrispondenza, in cui si succedono pensieri sul vivere, sulla sua condizione precaria di artista che spesso è fonte di tormenti, impressioni sul mondo che osserva attraverso gli occhi di una nomade, colma il vuoto e la forte melanconia che la attanaglia. Nella sua vita che non si ferma è incessante anche la vita della mente. “Passo il tempo a pensare, non a ragionare, ma a pensare senza requie – scrive in una lettera rivolta al suo editor e amico Fernando - e con l’anima mai in pace”. Lisa Ginzuburg scrive nella sua prefazione che la vita della mente, dei sensi si mescola continuamente con il piano materiale, “una dualità che prelude ad unione che è un tutto “. Il figlio Pedrinho, ricorda sempre Ginzburg, l’aveva descritta come un’ incrocio tra tigre e cervo. “L’aveva capita bene - scrive Ginzburg, perché uno dei tratti della sua personalità è questo mescolarsi in lei di temperamento e dolcezza, magnetismo e ritrosia”. Ai suoi interlocutori- conclude Ginzburg nella prefazione- il privilegio di aver goduta di questa mescolanza” , a noi il gusto di scoprila nelle sue impressioni, nelle sue sensazioni e nelle sue relazioni affettive. Clarice Lispector è stata anche pittrice, nata in Ucraina nel 1925 da una coppia di emigranti russi in viaggio verso Odessa ha trascorso l'infanzia a Recife e si laurea in legge a Rio de Janeiro. Sposa un diplomatico col quale vive prima in Italia, poi in Svizzera e negli Stati Uniti. Nel 1958 torna definitivamente a Rio dove muore nell'autunno del 1977. Otterrà grande fama, soprattutto postuma. La sua opera ha affascinato e sedotto molti filosofi/e, drammaturgi/ghe e registi/e. Da “L'ora della stella”, passando per “Acqua viva”, “Silenzio, Felicità clandestina”, e in modo particolare su “La passione secondo G.H” – opera nella quale si sono imbattute le più importanti teoriche femministe, da Rosi Braidotti, a Luce Irigaray, da Adriana Cavarero a Luisa Muraro – si avverte la sensazione di essere di fronte a un'autrice inaccessibile, alla quale dobbiamo ritornare molte volte per ottenere una comprensione più completa di questa “persona sensibile, angosciata dal fatto di non saper perché vive, e che ha creato un'opera proprio su questo non-sapere.

Fonte http://www.mclink.it/personal/MK4720/editoria/narrativa/051108.htm 

Clarice Lispector - La vita che non si ferma. Lettere scelte (1941-1975) - Editore Archinto 2008

 
 
 

Gli uomini dell’avvenire

Post n°711 pubblicato il 02 Gennaio 2009 da patriziaercole
 
Tag: Poesia

Essi saranno la mitezza e la forza.
Strapperanno la maschera di ferro
del sapere, perché sul volto l’anima
si veda. Baceranno il pane, il latte:
carezzeranno il capo dei bambini
ed estrarranno con le stesse mani
ferro ed altri metalli dalle pietre.
Formeranno città dalle montagne
ed i loro polmoni quieti e immensi
assorbiranno tempeste, uragani;
si placherà ogni oceano. Saranno
sempre in attesa d’ospite imprevisto:
anche per lui prepareranno il desco
e gli apriranno il cuore.

Siate simili ad essi, perché i vostri
piccoli, che han di giglio i piedi, il mare
di sangue che dinanzi a loro giace,
possano da innocenti attraversare.

Attila Jozsef

Attila József (Budapest, 11 aprile 1905 – Balatonszárszó, 3 dicembre 1937) è stato un poeta ungherese; è considerato uno dei più importanti poeti ungheresi del XX secolo.

 
 
 

La stazione

Post n°710 pubblicato il 02 Gennaio 2009 da patriziaercole
 
Tag: Poesia



Il mio arrivo nella città di N.
è avvenuto puntualmente.

Eri stato avvertito
con una lettera non spedita.

Hai fatto in tempo a non venire
all'ora prevista.

Il treno è arrivato sul terzo binario.
E' scesa molta gente.

L'assenza della mia persona
si avviava verso l'uscita tra la folla.

Alcune donne mi hanno sostituito
frettolosamente
in quella fretta.

A una è corso incontro
qualcuno che non conoscevo,
ma lei lo ha riconosciuto
immediatamente.

Si sono scambiati
un bacio non nostro,
intanto si è perduta
una valigia non mia.

La stazione della città di N.
ha superato bene la prova
di esistenza oggettiva.

L'insieme restava al suo posto.
I particolari si muovevano
sui binari designati.

E' avvenuto perfino
l'incontro fissato.

Fuori dalla portata
della nostra presenza.

Nel paradiso perduto
della probabilità.

Altrove.
Altrove.
Come risuonano queste piccole parole.


Wislawa Szymborska

 
 
 

Canção do dia de sempre

Post n°709 pubblicato il 30 Dicembre 2008 da patriziaercole

Tão bom viver dia a dia...
A vida, assim, jamais cansa...

Viver tão só de momentos
Como essas nuvens do céu...

E só ganhar, toda a vida,
Inexperiência... esperança...

E a rosa louca dos ventos
Presa à copa do chapéu.

Nunca dês um nome a um rio:
Sempre é outro rio a passar.

Nada jamais continua,
Tudo vai recomeçar!

E sem nenhuma lembrança
Das outras vezes perdidas,
Atiro a rosa do sonho
Nas tuas mãos distraídas...


Mario Quintana


Canzone del giorno di sempre

Che bello vivere giorno per giorno..
La vita, così, non stanca...

Vivere solo di momenti
come queste nuvole in cielo...

E guadagnare solo, tutta la vita,
Inesperienza...speranza...

E la rosa pazza dei venti
presa nella falda del cappello.

Mai ho dato nome ad un fiume:
è sempre un altro fiume che passa.

Nulla mai continua,
tutto ricomincia!

E senza alcun ricordo
di altre occasioni perdute,
tiro la rosa del sogno
nelle tue mani distratte...

traduzione di rioro - fonte http://bottega27.splinder.com/tag/poeti+brasiliani

 
 
 
 
 
 
 

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