Un blog creato da patriziaercole il 04/03/2007

Ignota a me stessa

Sono lo spazio intermedio fra quello che desidero essere e quello che gli altri hanno fatto di me, o metà di questo spazio, perchè lì c'è vita ...

 
 
 
 
 
 

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CHAMA POETICA

 
 
 
 
 
 
 

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La grammatica è una canzone dolce

Post n°708 pubblicato il 30 Dicembre 2008 da patriziaercole

L’ospedale? Un ospedale per le parole? Non riuscivo a crederci. D’un tratto, mi vergognai. Qualcosa mi diceva che eravamo noi umani i responsabili delle loro sofferenze. Sapete, un po’ come quegli indiani d’America morti per le malattie portate dai conquistatori europei.
Non ci sono né astanteria né infermieri in un ospedale di parole. I corridoi erano deserti. Ci guidavano soltanto le luci azzurrine delle lampade notturne. Nonostante le cautele, le nostre suole zigavano sul pavimento.
Quasi in risposta, si udì un rumore debolissimo. Due volte. Un gemito soffocato. Passava da sotto una porta, come una lettera fatta scivolare con discrezione, per non disturbare.
Il signor Enrico mi lanciò una rapida occhiata e decise di entrare.
Era lì, immobile sul letto, la frasetta ben nota, fin troppo nota:

Ti
amo

Due paroline magre e pallide, pallidissime. Le cinque lettere risaltavano a malapena sul candore delle lenzuola. Due parole collegate ciascuna da un tubo di plastica a un flacone pieno di liquido.
Ebbi l’impressione che la frasetta ci sorridesse.
Mi parve che ci parlasse:
“Sono un po’ stanca. A quanto pare ho lavorato troppo. Devo riposare”.
“Su, su, Ti amo” rispose il signor Enrico. “Ti conosco. Da quando sei nata. Sei forte. Qualche giorno di riposo e sarai di nuovo in piedi”.
(…)
“Povera Ti amo. Riusciranno a salvarla?”
Il signor Enrico era sconvolto quanto me.
Avevo le lacrime in gola. Non riuscivano a salire fino agli occhi. Noi ci portiamo dentro lacrime pesantissime. E, queste, non potremo mai piangerle.
… Ti amo. Tutti dicono e ripetono ‘ti amo’. Ricordi il mercato? Bisogna trattare con cura le parole. Non ripeterle a ogni piè sospinto. Né usarle a casaccio, l’una per l’altra, raccontando bugie. Altrimenti si logorano. E, a volte, è troppo tardi per salvarle.

Erik Orsenna

È uno dei passaggi più belli del romanzo la grammatica è una canzone dolce di Erik Orsenna, edito da Salani. Un libro di appena 139 pagine dallo stile brillante, che hanno come protagonista principale… la parola, si, proprio così, la parola, senza la quale ognuno di noi sarebbe un deserto.
L’avventura comincia con Giovanna, che, insieme al fratello Tommaso, il quale, come dice la sorella, pur appartenendo “a una razza globalmente maligna (i maschi), ha dovuto imparare a rispettarmi”, naufraga su un’isola tutta speciale. Un’isola bellissima? Certamente. Ma anche un luogo abitato dalle parole: negozi che vendono parole, un municipio per celebrare matrimoni tra sostantivi e aggettivi, un ospedale anche per le parole malate e, soprattutto, una fabbrica per costruire le frasi. Un vera città dove le parole hanno un’anima, esprimono sentimenti.

"La vita è l'unica carriera che m'interessi!" ha raccontato Orsenna in un'intervista al settimanale francese l'Express. E c'è da credergli, visto che solenni onoreficenze non hanno impedito a questo Accademico di Francia e vincitore del premio Goncourt di mantenere intatta la sua anima da bambino e riversarla con leggerezza in questo libro.
La grammatica è un racconto per bambini, per il quale vanno matti anche i grandi. Quasi un libro da innamorati, pervaso di dolcezza e poesia, etereo come la storia che racconta: la scoperta da parte di due due bambini, in circostanze particolari, che le parole sono vive, si emozionano, si sposano, si arrabbiano, hanno simpatie e antipatie. Allora perché non usare un po' di cortesia e metterle insieme come piace a loro?
E' un altro sguardo che ci fa capire come la grammatica non sia un complesso di regole rigide e assurde, ma solo un modo per rispettare le parole e farle vivere felici, un modo gentile di esprimere amore esattamente come faremmo con il nonno, con il micio di casa o con un fiore che ha sete.

Erik Orsenna, La grammatica è una canzone dolce, Ed. Salani, pp.139.

Ringrazio di cuore la mia amica Antonella per avermi fatto conoscere questo libro.

 
 
 

Il Giorno dopo senza di noi

Post n°707 pubblicato il 29 Dicembre 2008 da patriziaercole
 



La mattina si preannuncia fredda e nebbiosa.
In arrivo da ovest
nuvole cariche di pioggia.
Prevista scarsa visibilità.
Fondo stradale scivoloso.
Gradualmente, durante la giornata,
per effetto di un carico d'alta pressione da nord
sono possibili schiarite locali.
Tuttavia con vento forte e d'intensità variabile
potranno verificarsi temporali.
Nel corso della notte
rasserenamento su quasi tutto il paese,
solo a sud-est
non sono escluse precipitazioni.
Temperatura in notevole diminuizione,
pressione atmosferica in aumento.
La giornata seguente
si preannuncia soleggiata,
anche se a quelli che sono ancora vivi
continuerà ad essere utile l'ombrello.


Wislawa Szymborska

 
 
 

Accarezzami, amore

Post n°706 pubblicato il 28 Dicembre 2008 da patriziaercole
 

Accarezzami, amore,
ma come il sole
che tocca la dolce fronte della luna.
Non venirmi a molestare anche tu
con quelle sciocche ricerche
sulle tracce del divino.
Dio arriverà all'alba
se io sarò tra le tue braccia.


Alda MeriniAlla tua salute amore mio Acquaviva Editore

La sua poetica, fatta di ardente visionarietà e profonda, ma al tempo stesso sommessa, inquietudine, la colloca tra le maggiori autrici del Novecento e dei primi anni 2000. Nata in una famiglia di condizioni modeste (padre dipendente di una compagnia assicurativa e madre casalinga, minore di tre fratelli, una sorella e un fratello, che la scrittrice fa comparire, sia pure con un certo distacco, nella sua poesia), Merini frequenta da ragazza le scuole professionali all'Istituto "Laura Solera Mantegazza" e cerca, senza riuscirci (per non aver superato la prova di italiano), di essere ammessa al Liceo Manzoni. Nello stesso periodo, si dedica allo studio del pianoforte, strumento da lei particolarmente amato. Esordisce come autrice giovanissima, a soli 15 anni, sotto la guida di Giacinto Spagnoletti che fu lo scopritore del suo talento artistico. Nel 1947, Merini incontra "le prime ombre della sua mente" e viene internata per un mese a Villa Turro. Quando ne esce, alcuni amici le sono vicino e Giorgio Manganelli la indirizza in esame presso gli specialisti Fornari e Musatti. Giacinto Spagnoletti sarà il primo a pubblicarla nel 1950, nell'Antologia della poesia italiana 1909-1949, con le poesie Il gobbo e Luce. Nel 1951, su suggerimento di Eugenio Montale e della Spaziani, l'editore Scheiwiller stampa due poesie inedite dell'autrice in "Poetesse del Novecento". Nel periodo che va dal 1950 al 1953 la Merini frequenta per lavoro e per amicizia Salvatore Quasimodo. Nel 1953 sposa Ettore Carniti proprietario di alcune panetterie di Milano. Nello stesso anno esce il primo volume di versi intitolato "La presenza di Orfeo" e nel 1955 "Nozze Romane" e "Paura di Dio". Nello stesso anno nasce la prima figlia, Emanuela, e al medico curante della bambina la Merini dedica la raccolta di versi "Tu sei Pietro" che viene pubblicata nel 1961. Dopo "Tu sei Pietro" inizia un triste periodo di silenzio e di isolamento, dovuto all'internamento al "Paolo Pini", che dura fino al 1972 (anche se intervallato da alcuni ritorni in famiglia, durante i quali nascono altri tre figli).

 
 
 

Vogliamo restare qui

Post n°705 pubblicato il 28 Dicembre 2008 da patriziaercole
 
Tag: Poesia

16

No qui vogliamo restare. Non vogliamo fuggire
verso altri luoghi, verso condizioni più sicure
- se condizioni più sicure esistono ancora nel mondo.
Qui abbiamo messo radici. E se stranieri adesso hanno potere
sulla nostra terra – è comunque sempre nostra.
Vogliamo sopportare qui la perdita per cui soffriamo.
Sia come sia. Noi rimaniamo qui dove siamo.

Il nostro cuore adesso – oh non sappiamo più
dove si potrà rivolgere! dove? E a chi?
- Qui può rimanere. Il nostro cuore sarà
con tutti quelli della nostra contrada,
con tutti quelli delle contrade di tutti i paesi
che oggi possono solo sopportare e soffrire.
Siamo tanti, oh tanti, a dover chinare il capo
ad affliggerci profondamente, impotenti e addolorati,
Sia come sia. Accada quel che deve accadere,

- Guarda che fardelli, cuore. Alzali e portali tu.
Sarà una consolazione poterli sopportare qui.


Haldis Moren Vesaas (1907 – 1996) Pubblicate su “Poesia” n°114 Crocetti Editore

Haldis Moren Vesaas crebbe a Trysil, un piccolo paese di campagna della Norvegia orientale. Cominciò a comporre poesie fin dall’età di nove anni. La prima raccolta Arpa e pugnale uscì nel 1929 e rivelò la Vesaas come una voce nuova nella letteratura norvegese dell’epoca. Fin dall’inizio l’autrice si mostrò pienamente cosciente della sua identità di donna. Nella sua poesia è significativo il legame con la natura, il rapporto tra i sessi, la generazione e le persone. La poetessa si concentra sulla luce, fuoco, sole, gioia e speranze. Ha scritto molti volumi, tra i quali L’albero nel 1947 e In un altro bosco nel 1955.

Foto di Patrizia Ercole ©

 
 
 

Peanuts - E gli altri…

Post n°704 pubblicato il 27 Dicembre 2008 da patriziaercole
 



Ringrazio Michele Piumini per avermi inviato questo stupendo fumetto che fa molto riflettere.

www.michelepiumini.it http://www.anobii.com/piumike/books http://blog.libero.it/straduttoria/

 
 
 
 
 
 
 

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