Paura di me...

Athur Schopenhauer - La fortuna e il caso - parte seconda


"...Quando l'uomo guarda indietro al percorso della propria vita, contemplandone tutto il cammino labirintico e tortuoso e constatando quante gioie mancate e quante disgrazie si è tirato addosso, è facile che rimproveri se stesson misura eccessiva. Perchè il corso della vita non è affatto esclusiva opera nostra, bensì il prodotto di due fattori: la serie di avvenimenti e la serie delle nostre decisioni, che sempre interferiscono e si modificano a vicenda. Si aggiunga che in entrambi i casi il nostro orizzonte è sempre assai limitato, perchè non possiamo pronosticare con molto anticipo le nostre decisioni nè tanto meno prevedere con molto anticipo le nostre decisioni nè tanto meno possiamo prevedere gli avvenimenti. Conosciamo veramente bene, delle une e degli altri, solo i fatti presenti. Quindi, finchè la nostra meta è lontana, non possiamo neppure dirigerci verso di essa in linea retta, ma dobbiamo tenere una direzione approssimativa ed ipotetica e spesso procedere bordeggiando. Infatti tutto quello che possiamo fare è prendere sempre le nostre decisioni sulla base delle circostanze presenti, nella speranza che la scelta giusta ci pi più vicini alla meta finale. Così gli avvenimenti e le nostre fondamentali intenzioni sono più paragonabili a due forze che procedono in due direzioni diverse, e la loro risultante è il corso della nostra vita. Quando Terenzio ha detto: "Nell vita degli uomini succede come nel gioco dei dadi: una volta gettati, se non viene quello che si vuole, si corregge con l'artificio il risultato del caso", deve aver immaginato una sorta di gioco del tric-trac. Potremo dire più sinteticamente: il destino mischia le carte e noi giochiamo. La forma più appropriata per esprimere queste mie considerazioni potrebbe essere la seguente similitudine: nella vita è come il gioco degli scacchi; noi tracciamo un piano di azione, il quale però è condizionato da ciò che durante la partitaavrà voglia di fare  l'avversario, nella vita il destino. Le modifiche che quindi il nostro piano deve subire sono per lo più di tale entità che nella sua attuazione si possono appena riconoscere alcuni tratti essenziali di ciò che esso era in origine..."