Paura di me...

Arthur Schopenhauer - La fortuna e il caso - parte terza


"...Del resto nel corso della nostra vita c'è qualcos'altro che va al di là di quanto si è detto. E' una verità banale e fin troppo spesso confermata dai fatti: noi siamo più stolti di quanto pensiamo. Ma talvolta siamo anche più saggi di quanto noi stessi riteniamo, e questa è una scopertache fanno soltanto coloro a cui capita personalmente, e anche lor la fanno troppo tardi. C'è in noi qualcosa di più saggio della nostra mente. Infatti nelle occasioni importanti, nei passi decisivi della nostra esistenza, non agiamo tanto per una chiara nozione di ciò che è giusto, quanto piuttosto per un impulso interiore, si potrebbe dire per un istinto che scaturisce dalle profondità più recondite del nostro essere -e poi critichiamo le nostre azioni secondo concetti chiari, ma anche limitati, ricevuti, anzi presi in prestito a altri, seguendo regole generali, esempi estraneie via dicedo, senza considerare abbastanza che "la stessa cosa non vale per tutti"; allora è facile che diventiamo ingiusti verso noi stessi. Ma alla fine si vedrà chi aveva ragione; e solo una vecchiaia felcemente raggiunta è in grado di dare un giudizione nello stesso tempo soggettivo e oggettivo.Forse quell'impulso interiore è guidato, senza che ne siamo consapevoli, da sogni profetici dimenticati al momento del risveglio, che danno alla nostra vita l'uniformità di tono e l'unità drammatica che la capacità cognitiva della mente, così spesso oscillante e aleatoria, così facilmente stonata, non sarebbe in grado di darle; rn virtù di tale uniformità e unità, colui che è chiamato a qualche grande reaizzazione in un determinato campo lo avvertirà fin da giovane nelle segrete profondità del suo esser e a tal fin lavorerà come le api lavoran alla costruzione del loro alveare. Per ognuno si dà quello che Baltasar Graciàn chiama la gran sinderèresis: l'istintiva, strenua tutela di se stessi, senza la quale non ci si salva. Agire secondo principi astratti è difficile; riesce solo dopo un assiduo esercizio e anche allora non sempre: i principi spesso non bastano. Per contro, ciascuno possiede, innati, alcuni principi concreti che gli stanno nel sangue e nella linfa, e che sono la risultante di tutto il suo pensare, sentire e volere. L'uomo per lo più non si conosce in abstracto, ma se, guarda indietro alla sua vita, si accorge di averli sempre seguit e di essere stato guidato da loro come a un fio invisibile. Secondo la loro qualtà, essi lo condurranno alla felicità o all'infelicità."(Tratto da Schopenhauer, Consigli sulla felicità)