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Post N° 6

Post n°6 pubblicato il 02 Giugno 2008 da pclcanavese

DICIAMO NO AL  DOCUMENTO CGIL CISL UIL SULLA RIFORMA DEL MODELLO CONTRATTUALE

PREPARARSI ALLO SCONTRO, NON A NUOVE CONCESSIONI !

In questi giorni in tutte le fabbriche si convocano assemblee per illustrare l’ennesima truffa ai danni dei lavoratori,infatti nelle prossime assemblee CGIL,CISL e UIL presenteranno ai lavoratori il documento redatto dalle burocrazie sindacali  sulla riforma della contrattazione.

Dopo 15 anni di sacrifici , di fronte alla catastrofica situazione dei bassi  salari dei lavoratori, invece di mettere in discussione la causa e cioè una politica di concertazione e moderazione salariale si ripropone l’ennesima minestra riscaldata ,l’ennesima richiesta di sacrificio.

Il documento dichiara che per migliorare le condizioni di reddito, di sicurezza e qualità del lavoro è necessaria la crescita della qualità,della competitività e della produttività : prima la produttività poi i soldi.

Non si parla mai di redistribuzione della ricchezza prodotta, che va sempre di più tutta a vantaggio del profitto. In altri termini il concetto è: se vuoi guadagnare di più devi lavorare di più.

Il documento limita l’aumento salariale da contrattare nazionalmente all’inflazione “realisticamente prevedibile”, che verrà misurata con un nuovo paniere. Nei fatti le richieste dei contratti nazionali verranno preventivamente vincolate a quanto concordato a livello centrale tra confederazioni e controparti. Il riferimento al “sostegno e alla valorizzazione del potere d’acquisto”o meglio il “realisticamente prevedibile “ significa : chiamare con un altro nome quell’inflazione programmata che ha distrutto nei contratti il potere d’acquisto dei salari. Infine, si allunga di tre anni la durata dei contratti, diluendo ancor di più nel tempo gli scarsi aumenti salariali degli accordi nazionali.

Si sostiene che per “accrescere” i salari la sede è la contrattazione di secondo livello ( quella fatta all’interno delle aziende ). Tutte le regole della contrattazione di secondo livello verranno di nuovo ridefinite con i rinnovi dei contratti nazionali. In sintesi, quando si concorderanno gli aumenti dei contratti nazionali si definirà anche lo spazio per la contrattazione aziendale o territoriale.

Bisogna invece rafforzare il contratto nazionale per tutelare i salari, pensioni e ridistribuire la ricchezza, spostare il prelievo fiscale su profitti e rendite riducendo la tassazione di salario e pensione, va ripristinato il controllo effettivo dei prezzi e vanno migliorate le prestazioni dei servizi pubblici. Cioè si deve tassare la ricchezza accumulata in questi anni, per superare la frantumazione delle aziende e la precarizzazione, il ricatto del posto di lavoro e l’attacco continuo ai diritti. Il documento Cgil, Cisl, Uil va esattamente nella direzione opposta e indebolisce proprio il principale strumento di forza dei lavoratori: il contratto nazionale. Lo fa sulla base di un’idea : quella che le retribuzioni in questi anni non sarebbero aumentate per troppo contratto nazionale. In realtà è proprio l’esatto contrario . L’accordo del luglio del 1993,la concertazione, già poneva dei vincoli al contratto nazionale, legandolo all’inflazione programmata con il chiaro risultato dell'abbattimento del costo del lavoro e la eliminazione di qualsiasi rapporto diretto fra salario e suo effettivo potere d'acquisto, e produceva in azienda  con il contratto di secondo livello un rapporto tra salario e produttività a svantaggio dei lavoratori.

La Confindustria vuole smantellare il contratto nazionale per poter distribuire soldi in maniera discriminatoria tra le lavoratrici e i lavoratori l’esempio della detassazione degli straordinari ne è l’esempio lampante .

Basta con la concertazione il cui unico risultato sono stati la diminuzione di salari e pensioni, la precarietà di lavoro per milioni di giovani, il peggioramento delle condizioni di lavoro attraverso la diminuzione degli organici e l’aumento dei ritmi.

È necessaria una consultazione tra tutti i lavoratori per definire una piattaforma rivendicativa che apra una vertenza generale per il recupero salariale dell'inflazione (vedi ripristino della scala mobile), abolire la legge 30 e la legge Treu, ci servono forti aumenti salariali uguali per tutti, bisogna batterci per eliminare il supersfruttamento definendo un salario minimo intercategoriale di almeno 1300 euro netti al mese.

Su questo terreno il Partito Comunista dei Lavoratori,  è pronto a costruire, nella chiarezza delle differenti prospettive strategiche,  un'alleanza politico-sociale comune, con le altre forze della sinistra politica e sindacale.

Indipendentemente da ciò noi continueremo comunque la nostra battaglia politica in difesa degli interessi immediati e generali del mondo del lavoro  per lo sviluppo da ora e dal basso dei diritti e del potere della classe lavoratrice.

 
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