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Il fiore, la farfalla e l'ape operaia

Post n°419 pubblicato il 16 Giugno 2012 da pedro_luca
 
Tag: Brevi

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Il fiore, la farfalla e l'ape operaia

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Una gran varietà di profumi si intrecciava nell’aria tiepida di quella prima mattina di maggio. Il sole prendeva la ribalta del cielo senza nemmeno una piccola nuvoletta che lo infastidisse e spandeva raggiante la sua luminosità. La piccola piantina di rosa selvatica, che a fatica s’era ritagliata uno spazio tra la selva di rovi che occupavano ogni spazio disponibile fin su, fino ai primi rami della quercia, poteva protendersi verso di esso in un caloroso abbraccio. L’infuso energetico la inebriava e non s’accorse nemmeno dei suoi innumerevoli boccioli che si aprirono liberando delicati petali di  cromature rosse, variamente sfumate, ed intensi profumi. Il fiore vibrava d’emozioni proteso alla vita, offrendo sé stesso, senz’altra difesa  che la voglia di vivere, all’ignoto. Nel cielo azzurro apparve in lontananza un puntino saltellante, per un tempo indeterminato rimase come impigliato nell’orizzonte e poi, improvvisamente, appena sopra la rosa, come sbucata dal nulla, prese forma il bianco candido una farfallina. Anche lei aveva  movenze accennate, spinte titubanti e con il suo volteggiare disordinato scioglieva la sua innata timidezza  nei turbamenti dei colori e dei profumi. Si avvicinava ai petali, li sfiorava inebriandosi e risaliva un poco più su per ritornare ancora a sfiorarlo e a riallontanarsi con un fremente battito d’ali. La rosa viveva emozioni che mai aveva provato, provava un sottile ed intenso piacere ad esser corteggiata da quella farfallina bianca e protendeva, allungandosi fin dove la sua energia la poteva spingere. Protesa, con i petali allargati per l’abbraccio, attendeva fremente nello spasmo del desiderio il contatto con la farfalla. Quel piccolo insetto alato, ammantato di bianco, si avvicinava sempre più col suo volteggiare asimmetrico, sfiorava i petali ed a volte appoggiava appena le sue tremolanti zampette, ma per un attimo solo per riprendere da subito il volo. Quel gioco non durò molto, anche perché il tempo delle emozioni non è misurabile, è un’estasi dei sensi che misura la tensione all’immensità dell’eternità, perché un rumore forte e cupo, un rombare sinistro mai udito riempì il silenzio di quel luogo. Era giunta, non si sa da dove, un’ape operaia. Le api non hanno sentimenti pari al loro senso del dovere, alla dedizione alla specie ed alla sottomissione alla loro regina. Non hanno tempo per i sogni e nemmeno per i giochi, vivono la loro esistenza nel segno della praticità. Infatti non ci pensò nemmeno per un attimo e piombò senza esitazioni sulla rosa. La farfallina bianca, spaventata e confusa, prese istantaneamente il volo allontanandosi nel cielo alto. L’ape non la degnò nemmeno di uno sguardo, era rapita dai colori e dai profumi della rosa. Si posò e nella smania di succhiare il nettare si strofinò sui petali e su tutto quanto le sue piccole ali mulinanti incontravano. Anche lei viveva uno scompiglio interiore in un accavallarsi di fremiti, ma assomigliava più alla brama dell’ingordigia che ad altro. Il fiore subiva nel piacere lo strusciarsi dell’insetto, accettava il dolore che diluiva il male nell’incanto dei sensi. L’ape, nella foga, scuoteva energicamente l’intero gambo che sembrava volersi dimenare all’aria, mentre il fiore non riusciva a distogliere gli occhi dalla farfallina bianca, che tremolante, si allontanava sempre più nel cielo blu. Nel proseguo della sua vita il fiore avrebbe modo di incontrare ancora intere schiere di farfalle e d’api operaie, di rivivere il piacere sottile del corteggiamento e l’appagamento nel loro abbraccio, ma inconsciamente cercherà inutilmente il candore di quella farfallina bianca, perché si sa che le cose belle durano poco, e la farfalla vive un giorno solo.  

 
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