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"Ora diranno che siamo tutti mafiosi"

Post n°20 pubblicato il 17 Agosto 2007 da penelopekaulon

DUISBURG - Sia maledetta la Calabria. E maledetta pure la Germania. Maledetti i giornalisti, le televisioni, i poliziotti, i ministri e questa vita dura da italiani a Duisburg. Il giorno dopo c'è chi bestemmia:"Ora diranno che siamo tutti mafiosi". Altri hanno paura e si nascondono. C'è chi parla a mezza voce e dice di non sapere niente, e di sicuro tacciono quelli che forse un poco sanno. Qualcuno piange. Come la signora di Lamezia seduta a un tavolo della gelateria Oasis, gestione calabrese: "Quei due ragazzi li ho visti crescere, mi chiamavano zia".

Pensa a Francesco e Marco Pergola e gli occhi diventano lucidi. "Francesco fino a tre anni fa lavorava qui - indica il bancone del locale dove viene a bere il caffè quasi ogni giorno -. Ultimamente lo si vedeva poco, era sempre al lavoro al ristorante. Io gli dicevo di mangiare che si era fatto secco come uno spaghetto. Marco, il fratello, era venuto dopo. Mi pare che volesse fare la carriera militare." E' furibonda quando dice: "Qua non ci voglio piu' restare, voglio tornarmene in Italia".

In tanti, con accenti calabresi, sardi o siciliani, vorrebbero tornare almeno a un anno fa, e parlare solo dei mondiali di calcio. Forse piacerebbe poterlo fare anche ad Antonio Pelle, comproprietario dell'albergo che ospitò la Nazionale. Ma già porta quel cognome, poi è nato a San Luca: fare finta di niente non è possibile. E infatti attacca: "Non l'ho mai pensato in piu' di 40 anni, ma questa volta chiedo la cittadinanza tedesca. Non ne voglio piu' sapere di San Luca, è una maledizione". Gli telefona la madre: "E' colpa tua - le dice-, dovevi partorirmi a Buenos Aires, o ad Africo, ma pure Locri andava bene". Usa il cucchiaio per fare i rotolini cn gli spaghetti panna e prosciutto e racconta un po' della sua vita: a 14 anni lavapiatti a Bovalino a mille lire al giorno, a 17 arriva a Duisburg con 45 mila lire in tasca e va in cantiere, in acciaieria, fa il cameriere, poi entra in società con un ex olimpionico di sollevamento pesi di qui, prende un finanziamento regionale e apre il Landhaus Hotel.

"Ho ancora 4 milioni e 900 mila euro da pagare. Ma in Germania sono un personaggio, mi conoscono tutti e qui sono venuti politici, artisti, chiunque. Lippi? Grand'uomo". Dice che ieri l'hanno chiamato i giocatori azzurri, per solidarietà. Perchè il giorno di Ferragosto Pelle si è svegliato e alla reception c'era la polizia tedesca che voleva la lista dei dipendenti.  "Io sono di San Luca, questa è la mia condanna. Sebastiano Strangio certo che lo conoscevo: era un gran cuoco, uno che lavorava". Lo ripetono tutti che Strangio era lavoratore. Luigi Cichello, venuto da Vibo Valentia nel 1978, sta dietro i fornelli del ristorante "La Gioconda" e racconta che lui lo vedeva dai primi anni Novanta: "Non che fossimo amici, ma se passava di qua magari gli offrivo un caffè. Era uno che fatica, come me: inizi alle 10 del mattino e non sai a che ora finisci. Il suo ristorante anche allora si chiamava Da Bruno, prima era a due passi da qui. Poi ha rilevato quel locale in centro, che non funzionava tanto". Strangio l'ha trasformato  in un ristorante di moda, di quelli dove mangiano gli artisti italiani in tour da queste parti: ci sono foto dove sorride accanto a Zucchero. Ora davanti alle vetrine hanno posato decine di mazzi di fiori, cinquanta lumini, un angelo di terracotta ed un biglietto firmato Cinquefrondi: "Vengono in Germania per lavorare, dimostrando a tutti che sono gente per bene. Si allontanano dalla Calabria e dalla gente cattiva...". Poco piu' in là, a casa della vedova, un uomo risponde al citofono: " Per favore, lasciateci in pace. Sono momenti stressanti". Mentre in un quartiere residenziale alla periferia della città parla Nunzia Barone, la sorella di Tommaso Venturi: "Voglio dire solo una cosa: mio fratello non appartiene alla mafia". L'hanno freddato la sera che ha compiuto 18 anni. Abitava in una bella palazzina a tre piani, dieci appartamenti in tutto, alberi lungo il marciapiede e una scuola materna di fronte. Il posto di chi non se la passa male e ha progettato una vita tranquilla. Insomma, lavoratori, gente per bene, emigranti, ragazzini.

"Eppure una pallottola non te la prendi per errore - dice quello che rimane anonimo -. Segui il ragionamento: chi è mafioso non te lo viene a raccontare, anzi si comporta in modo pulitissimo. E chi non è mafioso non sa nulla, a parte quello che si legge, "gli affari della 'ndrangheta", ma mica sa di che si tratta. Però nessuno ti uccide per caso. E quindi vedi che se gratti, sotto le unghie trovi il nero". C'è chi assicura che se i funerali li fanno qui la chiesa sarà deserta.

                                            (tratto dal "Corriere della Sera", 17 Agosto)

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