CRACOVIA SOLA ANDATA

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CAPITOLO PRIMO

Post n°70 pubblicato il 29 Aprile 2008 da redsgiorgio

CAPITOLO 1

Ricordo ancora molto bene come era la mia stanza.Il pavimento di legno scalfito,marrone e nero,i tre letti rovinati ai lati delle pareti,con i buchi nei materassi e le coperte lise,le tre scrivanie poggiate l'una sull'altra a contendersi la poca luce dell'unica finestra,scrostata.Due armadi con le ante rotte,male illuminate dal lampadario polveroso e pericolante.L'odore di uomo e muffa e sigarette e birra e vodka e libri vecchi ed ingialliti.Il lavandino,appena dietro la porta,sempre pieno di pentole vuote.

Era la mia stanza di collegio.Era il posto più bello del mondo.

Vivevo ormai a Cracovia da abbastanza tempo da poter capire ogni conversazione,da conoscere ogni suo angolo,ogni sua pietra,ogni suo volto.

Kasia era ancora sdraiata nel letto,nuda e fresca.Sognava in silenzo muovendo impercettibilmente le palpebre.Io ero seduto sul freddo davanzale della finestra,scrostata.Guardavo in mutande la neve scendere copiosa.La sigaretta si andava fumando da sola,aggrappata alle mie labbra,mentre scrivevo distratto le battute per lo spettacolo dell'indomani.Ricordo che chiusi gli occhi parecchie volte nel vano tentivo di raccogliere le idee.Ma i pensieri in quei giorni non avevano voglia di seguire un filo logico che mi consentisse di dare un senso alle emozioni o perlomeno ai dati oggettivi della realtà che mi si parava inesorabile e impertinente avanti agli occhi.

Dentro il calore della mia stanza.Fuori la neve fredda e lenta.

Ritmi diversi ma innamorati l'uno dell'altra.Kasia si rigirava nel letto.Compiendo un piccolo sforzo rivivio ancora il profumo che lasciava sulle mie lenzuola,lise,quando se ne andava.

Se ne andava.Se ne è sempre andata.Bussava alla mia porta,con il suo sorriso innocente,la faccia dispersa tra il cappello e la sciarpa.Portava della birra,si sedeva e aspettava che mettessi su la mia vecchia musica italiana,che le piaceva tanto.Accendevamo una sigaretta,tra di noi.

Una fugace occhiata ai libri,una al calendario,la terza sul suo seno.Dopo qualche mese,con gli esami sempre più imminenti ma con il copione invariato,le occhiate si invertirono...seno-calendario-libri.Ci sentivamo colpevoli.Ma nel peccato la mia salvezza.Studiavo come un disperato nelle ore di tregua che mi concedeva.

Ogni volta che ripenso a quel periodo devo fare uno sforzo immane per collocarlo a livello spazio temporale.Se ne resta lì,come per dispetto,nella terra di nessuno.Io lo abbraccio,lo coccolo,lo denigro e lo bacio.Ma probabilmente a lui non piace farsi bloccare.

Arrivai a Cracovia con una borsa di studio.Trecento euro al mese.Abbastanza per sopravvivere.A quei tempi.Ma di soldi,quando si è in pace con se stessi,non se ne sente mai la mancanza.

Il denaro è stato sempre il mio palliativo,la scusa per sopravvivere lontano da qui.

La mia esistenza Cracoviana si dissipava tutta tra la "Scena Molierre",il "Bagatela" e le varie e vetuste biblioteche,che cullavano la mia attesa mentre i Club erano ancora chiusi.

Poi scendeva la notte.Mi scrollavo il mio torpore e sfidando il freddo e la neve uscivo,come un vampiro,a cacciare le mie prede.

Cacciavo di tutto,vecchi barboni ubriachi,giovani ragazze profumate,bimbe e mamme e nonne e zii.Chiunque avesse la buona creanza di farmi succhiare un po' della loro storia,dellaloro vita.

Cosi conobbi Kasia.

In un vecchio club del centro,sulla strada per il Wawel.

Scesi le dodici scale in pietra e mi trovai immerso in un atmosfera avvolgente,calda.L'odore di vino caldo e birra entrava suadente nelle narici.Il ronzio delle persone affaccendate a chiacchierare,di poco sopravanzato dalla musica jazz che fiottava costante rimbalzando sulle pareti in pietra,facendo vibrare appena le numerose ragnatele inespugnabili della volta.

Avevo appena finito una lezione.Ero stanco e svogliato.Forse addirittura incupito.Non ricordo bene.Mi sedetti nell'angolo più buio del pub,con la speranza di sparire alla vista anche di me stesso.Mi alzai,dopo una sigaretta di tempo per prendere una birra.Non avevo sete,ne voglia di bere nulla,ma semplicemnte il fatto di essere in un club senza birra in mano mi dà sempre la sgradevole sensazione di sentirmi nudo.I pochi istanti che occorsero per prendere la birra bastarono a Kasia per insediare il mio divanetto.

La guardai di traverso,spostando,volutamente,lo sguardo da lei al mio giubbotto;come ad indicarle che il posto era già occupato.Rimasi in piedi.Lei rimase seduta.Chiuse gli occhi per qualche secondo.Sospirò.Poi li riaprì con il lampo di un sorriso e disse :" Aspettavi forse qualcuna?".Non ebbi il tempo di poter replicare :"Bene,in tal caso posso restare seduta,o vuoi essere così scortese da rifiutare la compagnia di una ragazza straniera e sola?".Tentai di farle notare che lo straniero,tra i due,ero io.Ma fu una cosa del tutto inutile.Mi sedetti,sconfitto e sconsolato.

Cominciò a parlarmi del più e del meno,facendo una vera e propria gara a chi dei due tirasse fuori la banalità più assurda.
Poi ricevette una telefonata,breve e concitata.Il sorriso si incrinò solo per un istante.Si alzò.Mi prese una sigaretta dal pacchetto che avevo poggiato sul tavolo,e mi chiese di passare domani,a quella stessa ora e di sedermi su quello che già definì il "nostro divanetto".Sparì in un secondo.Ed io restai lì,con una sola sigaretta a disposizione e la birra in mano.

 
 
 
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Un blog di: redsgiorgio
Data di creazione: 08/12/2007
 

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