..a te dedico queste parole da poco, che sottendono solo un vizio antico...sperando però che tu non le prenda come un gioco...
tu, ipocrita uditore, mio simile...mio amico... FG
Tutto sguscia via, tutto dipende dal caso. C'è un gusto stuzzichevole nel chiedersi, guardando al passato: "Che cosa sarebbe successo se..." sostituendo un avvenimento fortuito a un altro, osservando come, da un attimo grigio e sterile del proprio tran-tran quotidiano, germogli un evento meravigliosamente roseo, che nella realtà non era riuscito a sbocciare. E' un mistero, questo ramificarsi della vita: avvertiamo, a ogni istante trascorso, strade che si dividono, un "quindi" e un "altrimenti", con innumerevoli, vertiginosi zigzag che si biforcano e si triforcano sul fondo oscuro del passato.
La terra accoglie sempre… sia essa humus bruno e umido scordato dal sole caldo ormai da tanto tempo, o sia arida zolla screpolata da troppa arsura di sole cocente. La terra ha braccia per accogliere la caduta procurando un tonfo. Sordo. Senza pensiero. Così fugace da poter dirsi anche senza memoria.
Caotici i movimenti del cadere diventano ridicoli e patetici i tentativi di mantenere l’assetto.
Il normale e pacato assetto dell’io deambulante sicuro. Sagoma tra sagome.
Qualcuno produce un gridolino di meraviglia e sincero spavento. Altri ridono. Che vedere qualcuno che cade improvvisamente non so mai perché ma suscita ilarità.
Guardare il suolo da vicino può far diventare matti d’un colpo all’idea di poter non rialzarsi più a percorrere le sue strade fino all’orizzonte…o può far rinsavire all’improvviso al pensiero di quanto infinitamente vero sia solo ed esclusivamente il piede in terra. Con tutte le sue giravolte e piroette, e il suo salto mortale nell'atterraggio sicuro.
Il piede in terra ….E la sua esile orma di ogni giorno, che oggi c’è e domani non c’è più, spolverata dal vento o coperta dall'onda.
Lei cadde malata. Di testa gelata senza pensiero e senza ascolto, come una radio antica che ha interrotto finalmente le trasmissioni gracchianti notizie improbabili d’altre vite e d’altre età.
Cadde malata. Di taluna malattia senza squame o croste, senza secrezioni.
E si trovò all'improvviso a non guardare più la luce filtrare dall'alto nel buio blu immaginando di raggiungerla in superficie. Si trovò ferma. Distesa. Con vere gambe molli.
Con dimenticanza ed ignoranza della corsa.
Il buio è amico. Affollato.
Dal suolo il mondo non andrebbe mai guardato. Che troppo facilmente possono essere viste e misurate tutte le sue misere cose.
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Inviato da: PEONIK
il 14/11/2022 alle 19:03
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il 13/02/2020 alle 02:40
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il 20/11/2018 alle 15:06
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il 20/11/2018 alle 15:06
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il 20/11/2018 alle 15:03