InsiemeSullaTerra il 11/02/11 alle 01:54 via WEB
Da Facebook:
Corinna Cozzi
Concordo con Silvio
Quando ti esprimi sulla politica, fai attenzione.
Quando giudichi, fai attenzione.
Quando credi di essere nel giusto, fai attenzione.
Le tue parole sono semi e produrranno dei frutti.
Loro si aspettano che tu non faccia errori.
L'analisi è perfetta.
Marcello Marani
Credo che nell'era del tracimamento dei mass media dove si assiste al di tutto e di più, andrebbe anzitutto chiarito chi offende chi, perchè, a mio avviso, anche se ho usato parole forti, non mi sembra di essere andato troppo sopra le righe, nel chiamare le cose ed i personaggi col loro nome.
Inoltre, con dobbiamo mai dimenticare, ripeto, che ci troviamo di fronte a personaggi che fanno il gesto dell'ombrello o del dito medio alzato o che cantano in coro: "Abbiamo un sogno nel cuore , bruciamo il Tricolore ", e se ciò avviene dopo che hanno giurato fedeltà ad una Costituzione che non intendono rispettare e che vorrebbero abrogare, questo dalle mie parti si chiama essere rei di spergiuro, non solo ai sensi della nostra Costituzione, ma anche a quelli dell'8° Comandamento, che per loro che si professano cristiani, appunto farisei ed ipocriti bigotti, continua ad affermare di non fare falsa testimonianza.
E che dire del non rubare, del non nominare il nome di Dio invano, e del non fornicare, ecc., quando abbiamo un Presidente del Consiglio, notoriamente piduista, evasore fiscale , corruttore di giudici e di testimoni, utilizzatore finale di prostitute di alto bordo, rappresentate mimetizzate come escort, che dice e disdice, afferma e nega dopo qualche minuto le cose che ha affermato solo poc'anzi, dicendo di essere stato "frainteso" ?
Per non parlare dei giornalisti prezzolati al soldo, che invece che essere i guardiani e viogili custodi delle istituzioni, sono solo dei ricattatori, che colti col sorcio in bocca e denunciati dalla Marcegaglia, affermano spudoratamente che si trattava solo di un scherzo, dopo avere però esercitato i loro ricatti nel caso Boffo e nel caso Tulliani?
Perchè vedi, a Roma si dice che; "Amore con amor si paga!", ed io, da costoro, in quanto Comunista non pentito e che non si adegua, mi sono preso le accuse di liberticida quando la C., che io intendo difendere, salvare, divulgare ed applicare e che porta anche la firma del compagno Umberto Terracini Presidente dell'Assemblea Costituente, o del terrorista, del coglione, e persino del criminale e dell'assassino non sono certo quello che poi adesso porge l'altra guancia di fronte a tanta spudorata impudenza e certezza dell'impunità, che lor signori pretenderebbero come privilegio di classe e di casta.
Perchè non mi sembra, rileggendo il mio commento di essere uno che sfoga le sue frustrazioni protestatarie alla Sgarbi, in quanto alle mie denunce e proteste, segue anche la proposta che si fonda sul principio dei diritti e dei doveri costituzionalmente e formalmente garantiti, che però, complici un po' tutti, di fatto mai applicati, e cerco di suscitare consensi in questa azione, parafrasando i versi di Jacopone da Todi, che nella sua invettiva contro Papa Bonifacio diceva "C'haio due scudi al collo, che s'io non me li tollo, per secula infinita, mai non timeo ferita..."
Ed anch'io tengo come scudi, che porto sempre dietro nel borsello, il Manifesto del Partito Comunista di Marx ed Engel, che considero come il Vangelo, tornato di drammatica attualità, visti gli attacchi mortali sferrati al mondo del lavoro da parte di lor signori, e la nostra C. che considero il breviario che il prete si porta sempre appresso.
Per concludere anche se sarei un tipo pacifico ed aperto al dialogo in quanto non ho granitiche certezze ma ragionevoli dubbi, non mi piace però vestire i panni dell'agnello, specie se e quando devo vivere in un mondo di lupi.
E scrivo questo non a giustificazione, ma a spiegazione del perchè di certi miei comportamenti, sempre coerenti con una scelta di vita compiuta da quando ho cominciato a capire e a interessarmi di politica, che è quella d essere sempre dalla parte di chi lavora suda e fatica, contro chi li sfrutta e da quella delle vittime e mai dalla parte dei loro e nostri carnefici.
Silvana Catalano
Quando si discute di etica e responsabilità, tutti sono pronti ad utilizzare termini quali lealtà, trasparenza, correttezza, sincerità ed ognuno è pronto a citare esempi di onestà di cui è stato protagonista, mentre chi ascolta, il più delle volte, rammenta, in silenzio, solo le scorrettezze del proprio interlocutore!!!
E’ facile scrivere regolamenti comportamentali ad uso e consumo di aziende, banche, partiti, ecc., ma, in realtà, i veri codici etici, che guidano l’uomo nelle sue azioni, sono quelli scolpiti nella propria “interiorità”, che non sempre coincidono con quelli del modello comportamentale “vincente”, che si impone nella società e al quale la maggior parte di persone tende ad adeguarsi.
Sino ad oggi, coloro che hanno speso la propria vita credendo in valori assoluti quali la Verità, la Giustizia, la Libertà, l’Amore, senza cedere a tentazioni o compromessi, sono stati uccisi o emarginati, diventando un esempio di modello sociale perdente. Il primo esempio storico di modello perdente è stato Gesù Cristo. Prescindendo da considerazioni di carattere teologico, nessuno poteva dubitare del suo spessore morale, ma il suo pensiero rivoluzionario lo rendeva un personaggio scomodo: invitava il popolo a riflettere su se stessi, sulla propria parte spirituale (Non di solo pane vive l’uomo) ed il pensiero “autonomo” è sempre stato nemico del sistema di potere dominante.
Chi detiene il potere induce le persone ad integrarsi nel sistema sociale di cui ha il controllo, esibendo quale modello “vincente” (l’uomo di successo, ricco, allegro e spensierato) colui che ha pienamente assimilato una certa etica comportamentale ed estromettendo dal sistema i “diversi”, tramite l’emarginazione (morte “bianca”) o morte violenta.
Le regole “tacite” dettate dagli uomini di potere rispecchiano la loro vera essenza: se un capo d’azienda è disonesto, falso, malvagio, egli incoraggerà la disonestà, la falsità, la malvagità, sempre che siano strumentali ai suoi fini.
E considerato il dilagare della corruzione, delle menzogne, delle manipolazioni di notizie propinate giornalmente dai mass-media e degli abusi di potere ad ogni livello cui si assiste, come non pensare che il potere, oggi, è in mano a chi ritiene che le persone “veramente” oneste, sincere e incorruttibili siano solo degli “stupidi”, che sprecano la loro vita in nome di ideali irrealizzabili? Come non rilevare che il modello vincente che si è imposto nella società odierna, a cui adeguarsi per integrarsi nel sistema, è quello dell’uomo individualista, furbo, bugiardo, cinico, pronto a distruggere, anche, i sentimenti, ove fossero d’ostacolo al raggiungimento dei propri obbiettivi?
Chi si propone alla guida di un partito, di una città, di una regione o del paese promettendo un cambiamento, per acquisire credibilità politica, dovrebbe formare ed esibire un team di persone di alto spessore morale ed impegnarsi a rendere “conveniente” l’onestà, la lealtà, la trasparenza. Dovrebbe avere la capacità di trasformare in modello “vincente” le qualità di coloro che non scendono a compromessi con la propria coscienza, che non hanno mai tradito o ferito alcuno per un proprio tornaconto, che non rimangono indifferenti dinanzi alla sofferenza altrui, che hanno il coraggio di denunciare, che hanno la capacità di rimanere onesti anche nelle avversità della vita.
La meritocrazia tanto auspicata a sostegno dello sviluppo di un paese democratico, dovrebbe includere, oltre a intelligenza e preparazione, anche e soprattutto, spiccate doti morali quali onestà, coraggio, lealtà sincerità, sensibilità ecc. Se così fosse l’elenco dei più meritevoli si ridurrebbe notevolmente; ma questi sono i “capi” di cui si sente la mancanza!!!
Nell’assenza di responsabilità morali conseguenti al proprio agire e puntualmente sanzionate, ogni uomo privo di coscienza può proclamarsi onesto e irreprensibile, solo perché non ha mai impugnato una pistola, o non ha mai svaligiato una banca!!!
Se un manager non è stato capace di risanare i conti di un’azienda o magari l’ha affossata ancora di più, contribuendo col suo agire ad una serie di disservizi, mobbizzando i dipendenti scomodi, provocando la perdita del posto di lavoro per operai e impiegati, nella peggiore delle ipotesi non sarà riconfermato nel suo incarico, ma continuerà a proclamarsi l’uomo più onesto della terra!!!
Se un politico durante il suo mandato elettorale ha riscaldato i banchi o ha boicottato l’assunzione di provvedimenti che avrebbero potuto giovare ai cittadini, potrà rimanere tranquillamente seduto al suo posto, ove abbia continuato a tenersi “amici” i compagni di partito che hanno consentito la sua elezione e continuerà a declamare i principi di correttezza e trasparenza in cui crede!!!
Se un partito promette “luna e stelle” ai suoi elettori e gli “astri” non sono donati, solo a causa dell’opposizione che non ha consentito di governare, la politica diventa sempre più un teatrino nel quale affabulatori, trasformisti, comici e attori hanno l’opportunità di guadagnarsi “impunemente” soldi e notorietà!!!
Che significato ha essere ben retribuiti per le responsabilità assunte, se poi non si paga per le proprie colpe? Se un manager, un politico o chiunque altro sia retribuito per assolvere un dato compito, non porta a buon fine l’impegno preso, dovrebbe restituire all’azienda, al partito, ai cittadini, a chi lo retribuisce quanto indebitamente percepito!!! Esiste responsabilità laddove a fronte di un guadagno “nelle tasche” si è consapevoli di rischiare una perdita “dalle tasche”. Se chi accetta di assumersi una certa responsabilità “sbaglia”, perde solo (eventualmente!) il rinnovo dell’incarico o del mandato elettorale; avrà solo un “lucro cessante”, ma non avrà alcun “danno emergente”!!!
Se un partito si desse regole chiare e trasparenti, accompagnate da precisi sanzioni per il loro mancato rispetto e se assumere una carica parlamentare comportasse il rischio di dovere restituire ogni forma di retribuzione indebitamente incassata, allorquando non si tiene fede agli impegni assunti con gli elettori e col partito, forse, scenderebbero in “campo” solo persone motivate da una vera passione politica per il bene collettivo e che sanno di non avere “scheletri” nell’armadio!!!...
Codici di etica comportamentale validi per tutti ed ispirati a criteri di correttezza e trasparenza presuppongono assunzioni di responsabilità, solo se prevedono sanzioni in modo inequivocabilmente regolamentato, poiché chi non ha “iscritti” nella propria coscienza tali codici, senza il timore di una puntuale sanzione, destinerà ad un cestino rifiuti qualunque regolamento scritto!!!
Ma, probabilmente, inchiodare ogni individuo alle proprie responsabilità è un sogno che accarezzano poche persone!!!…
Marcello Marani
Ritengo che tu abbia centrato esattamente il problema che nasce dall'egoismo egocentrico di ciascuno di noi, che vorremmo e pretendiamo dal prossimo, comportamenti che poi non siamo disposti a pretendere da noi stessi.
Per questo al di la dell'etica, che come del resto lo stesso cristianesimo o religioni o ideologie, ciascuno ce o se lo modellano a proprio gusto e tornaconto, ecco che un popolo di sudditi ossequienti, mai evolutisi a cittadini coscienti, è sempre pronto a puntare il dito accusatore, dimentico del sano principio espresso prima da Budda e Confucio e poi ripreso anche dal Cristo, del : "Non giudicare per non essere giudicati" con l'aggiunta del : "Chi è senza peccato, scagli la prima pietrìa"
Ecco allora l'importanza di darsi delle regole condivise, che valgano per tutti i cittadini, e quelle stanno scritte nella nostra Constituzione, frutto di in confronto anche serrato ma che portò a regole generali, che non a caso adesso gli spergiuri vorrebbero manomettere, peggiorare ed abrogare con la scusa che sarebbero delle riforma che servirebbero ai cittadini mentre invece servirebbero solo ad accrescere i loro privilegi ed a garantirsi impunità permanenbti oper qualsiasi crimini opassatio opresente e fututro da lor signori commesso o in idea di commettere.
Ecco da dove nasce la mia intransigenza che non mi importa se sarà etichettata come giacobina, giustizialista, utopica, bolscevica, rivoluzionaria o forcaiola e ecc., ecc., ecc., perchè quando mi sento a posto con la mia coscienza, non ho bisogno di altro, e come ricordava proprio poco fa, citando Plutarco, il magistrato dr. Spataro, intervistato su Rai 3 da Corrado Augias, nella sua rubrica le storie, che se pronunciati da certe persone sono meno offensivi gli insulti delle stesse lodi.
Non a caso ritengo che nella difesa, salvezza, divulgazione ed applicazione della Costituzione, posso benissimo avere come compagni, amici, camerati,fratelli, di lotta tutti i sinceri democratici ciascuno con le nostre convinzioni e persino contraddizioni ai quali, facendo il verso a Giovanni XXIII, non mi interessa neppure troppo sapere da dove provengano, ma dove vogliamo andare.
E credo che possa essere questo, assieme alla C. citata, il collante o il catalizzatore che ci aiuterà ad uscire dal pantano in cui è vero, che gli altri ci hanno cacciati, ma dobbiamo anche ammettere e confessare che nolenti o volenti chi più e chi meno abbiamo concorso e tollerato che ci cacciassero.
Infine due parole sulla deriva e degrado della Politica a politicantismo e dei Partiti alle attuali partitocrazie delle caste e delle cricche, almeno per quanto riguarda il fu glorioso PCI fino all'era berlingueriana, deriva dal fatto che degradato prima il sano "centralismo democratico" in "verticismo burocratico, ed infine eliminato per sostituirlo con un confuso democraticismo parolaio, opportunista, individualista ed inconcludente, avendo consentito ed assegnati i doppi incarichi, di eletti nelle istituzioni e nel contempo di dirigenti politici, è venuto a mancare quel controllo degli organismi di direzione politica del Partito, a cominciare delle Sezioni territorriali nei confronti degli eletti nelle istituzioni, che appunto, ricoprendo il doppio ruolo, in sede istituzionale se la suonavano e se la cantavano, e poi, in sede politica, se la ballavano
Silvio Perroni
Angelo, ritengo tu abbia espresso due concetti chiave:
1. Siamo in balia dei nostri rappresentanti.
2. A questo punto ci siamo arrivati piano piano.
La mia domanda che ti rivolgo, per entrambi i casi, è: perchè?
Silvio Perroni
Corinna, se tu non ci fossi ti inventerei! ;-)
Su una cosa sola aggiungerei qualcosa: "Loro si aspettano che tu non faccia errori.".
Innanzitutto non dobbiamo muoverci in funzione degli altri che ci osservano, ma finalizzati al bene comune.
Secondo, la perfezione non è di questo mondo. Anche se ovviamente si deve cercare di essere il più giusti e perfetti possibile, mica siamo degli automi!
Quello che dobbiamo imparare, ed accettare, è che tutti siamo fallaci, tutti possiamo sbaglare e tutti sbagliamo.
Quello che dobbiamo imparare, secondo me, è anche questo, essere capaci di accettare gli errori dell'altro, evidenziandoli con rispetto e delicatezza, evitando di usarli come arma per distruggere l'altro, ma anzi aiutarlo a correggersi, fosse anche il più acerrimo nostro avversario o addirittura nemico.
Non potremo mai lavorare liberamente, se puntiamo gli occhi continuamente a chi ci osserva attendendo i nostri errori. Dobbiamo lavorare liberamente, sapendo che possiamo sbagliare, ma sapendo anche che siamo pronti ad ammettere i nostri errori con chiunque, prontamente, e correggerci.
Chi può permettersi, in ultima analisi, di accusare l'altro di qualsiasi errore pretendendo di essere lui perfetto? Nessuno! Quindi, non curiamoci più del necessario dei nostri errori, e ringraziamo chi ce li fa notare, fosse anche in modo aggressivo. Il nostro ringraziamento non può fare altro che disarmarli.
Un caro saluto.
Silvio Perroni
Marcello, proprio perchè siamo in questa era dove si assiste al di tutto e di più, è necessario rendersi conto a fondo di ciò che le nostre parole ed azioni producono, perchè viene espanso molto più che quanto eravamo abituati prima.
Per questo, ciò che a te sembra semplicemente "parole forti, non troppo sopra le righe", per altri invece sono offese che impediscono il dialogo, il confronto, ma che suscitano solo aggressività che porta a reazioni spesso ulteriormente aggressive.
E' quello che vediamo ogni sera nei talk-show ed ogni giorno nei giornali.
Vogliamo alimentare questo degrado o vogliamo interromperlo?
E allora dobiamo cominciare a cambiare noi stessi, e imparare ad usare un altro metro per misurar ele nostre parole.
Anche questo, secondo me, vuol dire "provare a fare vera politica".
Il rendersi conto che determinati moodi di esprimersi offendono altri. Rendersi conto che gli altri non sono solo coloro che condividono i tuoi ideali, ma anche quelli che hanno ideali opposti e difendono addirittura il tu avversario, o addirittura nemico.
Quindi, in ultima analisi, il rispetto per chiunque, qualsiasi cosa abbia fatto, e chiunque difenda.
Ti consiglio di leggere quanto ho scritto sopra, in risposta a Mario e a Roberta, che ti "difendono". :-)
Possiamo trovarci di fronte a qualsiasi tipo di soggetto, ma se solo per questo diminuiamo il rispetto nei loro confronti, e per questo ci possiamo permettere di utilizzare termini meno rispettosi, allora diventiamo automaticamente uguali a ciò che riteniamo loro siano.
Fatti come quelli che hai citato meritano di essere evidenziati, perchè mostrano l'aggressività e il poco rispetto che alcuni simpatizzanti della Lega hanno verso i simboli della patria. Ma farlo nei modi da te esposti permette a loro stessi di attaccarti. Farlo nel massimo rispetto ti rende inattaccabile, ed anzi, per assurdo, proprio il rispetto e l'educazione applicati alla descrizione evidenziano ancor più, come risultato, la gravità di quei gesti, piuttosto che il contrario, lasciando a chi legge il compito di assegnare mentalmente quelle etichette. Riflettici!
Tu dici "Amore con amor si paga!", ma questa è la regola di chi vuole restare nel marasma del degrado attuale e non vuole risolvere nulla.
Se vuoi essere efficace, realmente, devi farti carico della situazione attuale, evitando di alimentare questa abitudine, e quindi anche rispondendo, ove provocato, nei termini da me sopra indicati.
Altrimenti si produce solo caciara, e degrado. Così come ora sta accadendo.
Non siamo quì per sfogarci, ma per risolvere i problemi!
Non c'è alternativa, quindi, alle offese, che lasciare che si perdano nell'etere, senza farne da eco, ma assumendoci il peso di lasciarle morire nei nostri cuori, chiedendone comunque motivo, puntualmente, e gentilmente, così da far da specchio. Basta questo, il più delle volte, a far riflettere. Non a caso per l'appunto la parola è "riflettere". ;-)
No, non sei paragonabile a Sgarbi, lui non lo batte nessuno, ma il meccanismo di fondo è lo stesso. Per questo deve essere evitato.
Non ti sto chiedendo di vestire i panni dell'agnello, ma quelli del falco, che preciso e puntuale, con il massimo rispetto evidenzia e chiede ragione una ad una delle offese ricevute, così da costringere il malcapitato all'angolo, non dopo lunga tenzone, e nel migliore dei casi aiutarlo a modificare anche lui il suo comportamento. Nel peggiore, ammutolirlo, e pronto, in tal caso, a trasformarti nel suo miglior amico.
La favella non ti manca, come ben sai. Usala al meglio allora, sotot questa nuova ottica che ti propongo!
Ricorda che c'è chi lavora, suda e fatica, anche dall'altra parte!
Un saluto Marcello.
Silvio Perroni
Silvana, scusa se ti correggo, ma prima di Cristo c'è stato almeno Socrate come "modello perdente" e quindi ucciso.
La mia sfida, con questo gruppo, è quella di trovare una via che non porti alla stessa conclusione.
Una proposta è quella di evitare di definire un singolo "leader", ma fare in modo che si sia tutti "leader".
E questo può avvvenire solo uniformando al meglio le nostre coscienze interiori.
Possiamo arrivarci buttando sul piatto il meglio di ognuno di noi, e gli altri assimilandolo.
Trovare il bandolo della matassa a quel punto sarà impossibile, perchè sarà una matassa senza bandolo!
E se questa matassa sarà abbbastana grande, eliminarla sarà più un costo che un beneficio, per chi ragiona in quei termini.
Questo è il mio abbozzo di proposta che superi quel concetto di "perdente", che mi ha sempre turbato, ma non per questo mi ha mai fatto desistere dalla ricerca della Verità, e del Giusto.
Per il resto sono sostanzialmente d'accordo con te, se non per il fatto che non sono smanioso come te di trovare metodi selettivi per definire i "capi", ma anzi auspico un sistema di educazione tale che permetta ad ognuno di poterlo essere, così che nelle strutture dove gerarchie siano necessarie ci si possa alternare senza problemi.
Inoltre, non sono d'accordo sul dover pagare i propri errori in caso di servizio pubblico.
E' un rischio, quello dell'errore, che riguarda chi lo ha eletto, è sua la responsabilità di non confermarlo dopo. Ma a far pagare chi si assume una responsabilità pubblica, non ci sarebbe più nessuno a governare, giudicare, curare, ecc...
Dobbiamo invece lavorare sulla consapevolezza che la responsabilità di chi portiamo ad incarichi pubblici è nostra, di noi elettori.
Si può poi ridurre i rischi, limitando la durata dei mandati e la rinnovabilità.
Ma il concetto del pagare per i propri errori no, non lo ritengo una cosa corretta. Se non nell'evidenziare pubbicamente, a fine mandato, quegli errori, in tutta la loro pesantezza. Ritengo sia sufficiente.
Hai delineato qualche spunto sull'organizzazione che dovrebbe avere una formazione politica sana e onesta. Spero li riproporrai se e quando ne discuteremo per la nostra.
Un saluto Silvana.
Silvio Perroni
Marcello, tu ricordi le frasi: "Non giudicare per non essere giudicati" con l'aggiunta del "Chi è senza peccato, scagli la prima pietrìa".
E allora, tu per primo, mostra che segui questi insegnamenti, e smettila di usare insulti, che se pur sulla bocca di chissà chi sempre insulti sono, pur se con riscontri.
Subito dopo riusi la parola "spergiuri". Quindi ti smentisci, avendo giudicato, con quella parola, qualcuno.
Accusi gli altri di additare ad altri senza guardare se stessi, ma questo accade anche a te, proprio nello stesso commento.
Siamo tutti nella stessa barca Marcello.
L'unico collante che può farci cambiare qualcosa è questo Marcello, il riconoscere che siamo sulla stessa barca, tutti, e che dobbiamo cambiare a partire da noi stessi, e diffondere il "buon" virus dando l'esempio.
Tu la chiami intransigenza, ma io la chiamo ostinazione nel non voler riconoscere che anche tu sei vittima, come tutti noi, della inconscia convinzione di essere onnipotenti e quindi di poter giudicare, e decidere se portare rispetto ad uno e non ad un altro, quindi essere gentile con uno e offensivo con l'altro.
Concordo appieno sul doppio incarico (e in molti casi molteplice) come concausa del degrado. Sarebbe da eliminare.
A presto, spero! ;-)
(Rispondi)
|
Inviato da: InsiemeSullaTerra
il 17/06/2014 alle 08:50
Inviato da: ITALIANOinATTESA
il 14/02/2014 alle 00:40
Inviato da: Silvio.Perroni
il 17/12/2013 alle 20:45
Inviato da: InsiemeSullaTerra
il 24/03/2013 alle 23:38
Inviato da: avvbia
il 24/03/2013 alle 23:24