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Bambini XXL, allarme infarto

Post n°7 pubblicato il 16 Marzo 2007 da uyro
 
Foto di uyro

Mentre alcuni bambini "esplodono" spunta il caso di un'anoressica di 8 anni. I drammi dell'alimentazione

Bambini dall’aspetto rotondo, schiavi di divano e merendine. I ragazzini del Friuli Occidentale sono sempre più fuori forma. E c’è il rischio concreto che in futuro, complici anche le comodità che stanno riducendo a zero uno stile di vita attivo, le nuove generazioni siano ancor maggiormente affette dal problema. In provincia di Pordenone i casi più importanti si sono registrati nei bambini di quinta elementare. I maschi sono risultati per il 24 per cento soprappeso e per il 5 per cento obesi. Le femmine, invece, rispettivamente per il 22 e 6 per cento. In realtà i nostri bimbi stanno leggermetne meglio della media nazionale che si aggira intorno al 30-35 per cento tra sovrappeso e obesi, ma comunque la situazione non è positiva. In poche parole, bisogna invertire la tendenza. Abbiamo discusso di questo argomento con Gian Luigi Luxardi, psicologo e psicoterapeuta, responsabile del Centro per i Disturbi Alimentari di San Vito al Tagliamento e autore (in coppia con Roberto Ostuzzi) del libro “Figlie in lotta con il cibo”, edito da Baldini. «In genere i bambini con problemi di peso – specifica immediatamente Luxardi – provengono da famiglie nelle quali è già presente questa problematicità, in almeno uno dei genitori».

Tutta questione di geni, dunque?

«La genetica fondamentalmente esiste. Se un bambino ha un genitore sovrappeso od obeso, ha il 40 per cento di possibilità di manifestare il problema. Con entrambi i genitori, la percentuale raddoppia».
Ma c’è anche chi la pensa diversamente
«I critici verso la genetica si rifanno al quadro di Botero (La famiglia, ndr) nel quale, oltre a tutti i componenti del nucleo familiare è obeso pure il gatto. Questo significa che una predisposizione allo sviluppo dell’obesità è insita nello stile di vita».

Insomma, dipende da noi?

«Una predisposizione ad ingrassare ce l’abbiamo un po’ tutti, anche perché siamo attorniati da un ambiente che ci manda continuamente accattivanti messaggi pubblicitari, come quelli che riguardano i cibi ipercalorici».

Il rimedio?

«Oltre a una corretta alimentazione, che è basilare, bisogna fare attività fisica. I nostri bambini hanno pochissime possibilità di fare movimento. Spesso non fanno più di 100 metri a piedi. Ma questo è causato anche da strade poco sicure. Così la loro attività fisica si riduce a un ora di basket, ad esempio, che a volte va solo ad aggiungersi allo stress della giornata, rischiando che venga persa la componente ludica, incastrata com’è nelle altre attività della giornata. Manca una sano movimento fisico all’aria aperta, che sia un vero svago».

A quali malattie vanno in contro i bambini sovrappeso od obesi?

«Il bimbo obeso rischia di rimanere tale da adulto nella metà dei casi. Questo comporta la possibilità che soffra delle stesse problematiche fisiche degli adulti, come ipertensione, problemi cardiaci, tumori, diabete e difficoltà post-operatorie».

Quali sono i risultati che si possono ottenere con i farmaci?

«Attualmente in Italia vengono utilizzati solo due farmaci efficaci nella cura dell’obesità. Uno è la Sibutramina, un antidepressivo che riduce il senso della fame. L’altro è l’Orlistat, che serve a ridurre l’assimilazione dei grassi. Sono farmaci molto costosi (che sono stati al centro di polemiche per i loro effetti collaterali, ndr) e che devono essere prescritti solo da uno specialista. C’è poi un altro farmaco, non approvato da noi ma usato negli Usa, che agisce sul metabolismo degli endocannabinoidi. In parole semplici, il nostro organismo produce sostanze che hanno effetti simili a quelli della cannabis, tra cui l’aumento della fame. Più ne produciamo, con l’aumentare del grasso addominale, e più aumenta il nostro appetito. Così si instaura un circolo vizioso. Il farmaco andrebbe a bloccarlo. Anche questo medicinale ha un costo assai elevato».

Le diete. Come vanno fatte?

«Quelle che regolano i pasti indicando come e cosa mangiare, sono uno strumento sempre meno usato dai nutrizionisti, anche perché ci si è resi conto che gli obesi hanno difficoltà a riconoscere alcune sensazioni, come proprio la fame. In pratica, mangiano per sollecitazioni esterne: per esempio in base alla quantità di cibo disponibile. Per questo una dieta che in qualche modo stimola a mangiare è poco utile. Bisogna invece che le persone imparino a controllare la propria alimentazione, divenendo un po’ il nutrizionista di se stesse».

L’obesità comporta anche problemi legati all’accettazione del proprio corpo o vale ancora il detto “grasso è bello”?

«Mi pare che questa sia una grossa ipocrisia. Oggi sono poche le persone che hanno un buon rapporto con il proprio corpo. Secondo una recente indagine della Dove solo il 2 per cento delle donne si sente bella. Per gli obesi o per coloro che sono in forte sovrappeso, al problema fisico si aggiunge anche una discriminazione effettiva, fatta di pregiudizi che non hanno alcun fondamento. Un’indagine ha messo in evidenza come tra i bambini di 7 anni, l’obeso venga definito con epiteti offensivi. Il fatto che chi ha problemi di peso ne risenta psicologicamente, finisce anche per avere effetti negativi sulle terapie».

La “ricetta” per difendersi dall’obesità?

«La cura si basa su tre pilastri. Primo: seguire una corretta alimentazione. Secondo: fare attività fisica, che non è solo praticare sport o frequentare la palestra, ma piuttosto avere uno stile di vita attivo. Terzo, aspetto poco preso in considerazione: imparare a gestire lo stress. Spesso si finisce per mangiare quando si è nervosi. Come fare? Ad esempio praticando esercizi di rilassamento e tenendo conto del nostro umore, che a volte fa perdere il controllo di noi stessi».

Guardando l’altra faccia della medaglia. Qual è la situazione dei casi di anoressia nella nostra provincia?


«Abbiamo una casistica in linea con quella del mondo occidentale. In media, nel nostro Centro riscontriamo 150 persone nuove ogni anno, soprattutto ragazze dai 12 ai 35 anni. Ma ultimamente si è registrato un anticipo dell’esordio del problema. Abbiamo avuto casi di bambine di 10 e addirittura 8 anni. Sono casi molto gravi perché si manifestano in età prepubere, con complicazioni che riguardano lo sviluppo e la crescita. C’è il rischio che queste bambine non superino i 140 centimetri di altezza».

E’ più difficile curare l’anoressia dell’obesità?

«Non direi. Il 70 per cento dei casi di anoressia si risolve positivamente, mentre nell’altro versante siamo ben lontani da queste percentuali. L’obesità è un problema cronico, che dura tutta la vita. Un buon rimedio possono essere i gruppi di autoaiuto, che hanno dato dei discreti risultati anche nella nostra provincia».

 
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